Creato da lemiemaschere il 02/12/2008 |
...Dici che l’Amore non si misura con un calendario alla mano.
Ed io penso che sia vero.
Mi ricordo di aver detto una volta ad un uomo che era un ragioniere dell’Amore che anche se i suoi conti tornavano sempre... ma si trattava...comunque di miseri spiccioli.
(Che sguardi di nebbia hanno i ragionieri del cuore!)
Mercanteggiano. Per un soldino in più.
''Te lo regalo io, quel soldino.''
Mi spoglio di maschere e lustrini per arrivare all’essenziale.
Di me...
Nuda.
Post n°70 pubblicato il 18 Novembre 2009 da lemiemaschere
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Post n°69 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da lemiemaschere
''Nessuno''...ragazzino mio... vienimi a salvare... anzi vengo io, vengo da te, domani, stanotte, ora... Ti porto al Luna Park...ti compro lo zucchero filato e te lo ficco giù nella gola. Portami al Luna Park...''Nessuno''... fammi girare la testa, trattami da ragazzina, regalami una bambolina che vincerai al tiro al bersaglio. Coccolami nell'antro delle streghe...al buio tra gli scheletri penzolanti e i mostri di cartapesta, ingrassami davanti allo specchio deformante e baciami...le palpebre socchiuse. Ma non dirmi che mi ami. Scartami un...chupa-chups e guardami mentre la succhio... fammi il solletico se camminiamo abbracciati, tu mi stringi le spalle con un braccio... io poggio la testa sulla tua spalla. Reinventami...mio ''Nessuno''... mettimi un cappotto bello pesante addosso, ne avevo uno stupendo di lana rossa increspata a vent'anni e le mie amiche me lo invidiavano, chissà che fine ha fatto? Accarezzami il viso mentre aspettiamo di salire sulle montagne russe, accarezzami ancora, asciugami le lacrime, dimmi che sei felice, ho voglia di sentirtelo dire. Prendimi la mano e accompagnami su quel prato, siediti accanto a me, leggimi le pagine di Novembre, Flaubert, il libro che adoro... ''...Amo l’autunno, questa triste stagione si addice ai ricordi. Quando gli alberi non hanno più le foglie, quando il cielo conserva ancora al crepuscolo la rossa tinta che indora l’erba appassita, è dolce guardare spegnersi tutto ciò che poco fa bruciava ancora in noi… Mi sono messa al riparo dietro una montagna erbosa. Il vento era cessato. Non so perché, mentre ero là, senza pensare a nulla, ad osservare il fumo che saliva dalle capanne, l’intera mia vita mi è apparsa agli occhi come un fantasma e il profumo amaro dei giorni che non ci sono più mi è tornato con l’odore dell’erba seccata e del legno morto; i miei poveri anni mi sono sfilati davanti come portati dall’inverno in una lamentosa tormenta; qualcosa di terribile li faceva scorrere nel mio ricordo con più furia della brezza che muoveva le foglie lungo i calmi sentieri…”.''
Esaltami davanti a un vecchio juke-box mentre mi scateno su un pezzo di Diana Ross, rimettimi ai piedi i miei zoccoli neri di quando andavo al liceo, rispolvera dalla soffitta la mia salopette jeans e i fermagli di legno a forma di cuore. Viziami, viziami con le ciambelle calde del bar della scuola, con lo zucchero che mi impiastriccia le labbra... Oggi abbiamo fatto sega, che fico...si che fico...siamo liberi. Dimmi che sogni di fare un viaggio, io e te, ad Amsterdam magari, a vedere le puttane in vetrina e magari entriamo, paghiamo e poi scappiamo via... tanto per giocare e sentirci diversi. Schiaffeggiami nel Labirinto delle Fate, colpisci duro senza pietà il mio viso rasserenato, fammi sputare sangue dalla bocca e succhialo come fosse coca cola... che questo sapore sia per te come il cappuccino al mattino, la sigaretta dopo pranzo, l’orologio al polso, il giorno e la notte...le stagioni. ''Angelo, Diavolo, amore, tormento...mia di voluttà, da dove vieni? Dov’è tua madre? A che pensava quando ti ha concepito? Sognava forse la forza dei leoni dell’Africa o il profumo di quei lontani alberi, così forte da far morire?'' Non mi dici nulla: guardami con i tuoi grandi occhi... ...Guardami, guardami! Occhi scuri...occhi chiari... che importa! Eccoti, eccoti i miei…”. Ma ti scongiuro... io ti scongiuro ''Nessuno''... ...non dirmi mai che mi ami. |
Post n°68 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da lemiemaschere
Il cielo è bianco. E parli e parli...senza prendere respiro. Non alzi il tono, solo il battito della ciglia, continuo e ritmato... tradisce la tua emozione. A guardare quegli occhi bui, che apri e chiudi -...seguendo sguardi laterali che ti sfuggono per non fissare il vuoto- mi viene in mente uno nugolo d’api in volo, ostile.. pronto a colpire chiunque abbia profanato il nido. Non so cosa sia quella strana, liquida, sensazione che mi sta nascendo dentro. Qualcosa che non riesco a mettere a fuoco. Un ricordo lontano che cerco di afferrare ma che scivola, viscido, sempre più indietro. Le mie labbra si tirano scoprendo un sorriso di maligna soddisfazione. So che non puoi ferire..adesso. Sei assorta... attonita... quieta. Per un attimo la tua bocca si ferma, nei tuoi occhi...ci vedo dentro qualcosa che è legato a quella che eri. Una traccia! Il cielo è bianco, non l’ho mai visto così. Sembra un letto di ovatta, il chiarore che sparge...è lattiginoso come fosse una tenda di garza leggera. La luce entra dalle finestre, talmente discreta che può solo tentare di inventarle, ...le ombre. Appena accennate macchie brune, che sembrano danzare sulle pareti. Il tuo profilo mi commuove, quasi. La notte dei tuoi occhi non ha più luce, è lacrimata via, rendendo arida e annoiata la tua vita. Trasformandoti in carcerata che si finge carceriera. Vorrei scuoterti e poi stringerti e poi scuoterti ancora. Non parli e non mi guardi. Mi hai condannata, ma io non chino il capo. Il cielo è bianco, vorrei strapparlo con le mani per stracciare questa atmosfera irreale. Vorrei che si affacciasse la notte, con il suo lutto, a dare un senso a questo strano momento incolore. E mi commuove il segno di un amore che ti ha consumato gli occhi e il cuore e l’esistenza intera. Mi guardi ancora e di nuovo la traccia. Come dopo l’ultima festa in cui ricordo di averti visto ridere e ballare. Spettinata e stanca e rossa per il vino forte. Un gesto poco accorto e la collana di perle si ruppe sparpagliando le sue gemme ovunque. Per quanti giorni cercasti quei tesori? Ogni perla ritrovata, mi rammentavo la tua felicità. Chissà se cercando oggi...ne troveremmo ancora... Il cielo è bianco sembra una lastra di marmo. Una lapide. Vorrei scappare da questa luce che fa soffocare, che allunga i contorni del tempo per riportarmi nel tempo che non ci appartiene più. Vorrei scappare da questo tuo sguardo che somiglia al mio.E vado via senza voltarmi mai. Ci siamo congedate secoli fa. Quando odiavo te perché non vedevi le ferite che nascondevo al mondo. Qualche volta vorrei chiamarti forte, ma so che è troppo tardi. Sono le tue cicatrici, ora, che spuntano chiare e nette sotto quintali di ipocrisia. Il cielo è bianco e teso e denso, talmente denso che sta perdendo i pezzi, pare. Quando il tuo viso è nascosto dietro l'ennesimo addio, qualche cosa, da un ciuffo d’erba, mi brilla negli occhi. Mi chino, la raccolgo e la stringo nel pugno. Si...lo rammento ancora... Eri felice... ...e ballavi ...e ridevi ...e vivevi...
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Post n°67 pubblicato il 16 Febbraio 2009 da lemiemaschere
Pensa Ottavia...piccola donna inquieta... ...pensa se si potesse scegliere la vita come si sceglie un abito... ...come si sceglie un regalo da far a se stessa... Un susseguirsi di visioni. Una vita da monaca... Le mani giunte nella preghiera. Certezze da prendere e tenere fra le dita, sgranandole come chicchi di melograno. Preghiere e cieli e ruvide lane sulla pelle. ...Un’altra vetrina...Una vita da niente. Vita...da perdere d’un sol colpo, giocando ai dadi sotto una stazione della metropolitana... tra i treni che passano e le voci che si inseguono. Da perdere giocando con uno sconosciuto. Barando per il gusto di fregare l’altro dalle mani in tasca, lo sguardo vigile di chi vuol vincere la partita.... Oppure, oppure, una vita mansueta......all’ombra dei grandi alberi del giardino, fra tende di lavanda e odore di sapone. Una vita di amore fedele e pago degli sguardi dritti e franchi. Il rito degli inviti. Vino a tavola.Il gioco dei bimbi. Ricordi che rotolano da cuor e a labbra, prendendo le forme di un appagamento quieto. Continua a camminare...su queste strade umide di luci e pulite dal vento. Cerca, Ottavia....cerca ancora. Ecco. Qui. -Vorrei una vita nuova...- (chiedi...non avere timore) - ...Una vita che mi calzi bene addosso. La vorrei di un colore che mi sia consueto. Mi piacciono le tonalità della terra, i colori che sanno di sabbia e di sole, di zolle smosse e lavate dall’acqua e di foglie nuove e di cortecce spaccate...come labbra d’inverno. I verdi spenti, gli arancioni di tramonto, i rossi d’autunno, i marroni. Che non stringa....però...perché mi danno fastidio i lacci e le cinture. Vorrei una vita leggermente svasata sui fianchi. Di un morbido tessuto, che accarezzi i miei pensieri ad ogni passo. Una vita non troppo di moda, che io possa indossare per anni ancora, senza dovermi sentire ridicola. Come dice? Quella vita là, quella così luccicante? Oh, no! Nulla di così vistoso! Non credo di saperla portare con la sufficiente disinvoltura. ...Piuttosto, quella appoggiata vicino. Sì, quella... La posso provare? - (Guardati Ottavia, guardati in quello specchio lontano, ché solo la distanza ti darà giusta prospettiva)... -....E poi gli accessori. Devono essere adatti. Me ne servono pochi. Ecco...vorrei... vorrei....per accompagnare questa vita...vorrei un’infanzia felice. Di zucchero e balocchi. Di giochi giocati. Di sogni avverati. Di sogni sospesi su funi d’argento. Di ponti sospesi e pensieri. E ancora vorrei...da indossare quando il freddo è più intenso... un nuovo abbraccio di mia madre. O meglio, lo stesso abbraccio di sempre... - I pacchetti son pronti. Stringili a te, il vento s’è fatto più forte. La gente si sfiora a passo svelto...mentre va verso casa. Tu...dondolando sui fianchi ti allontani, sazia del sogno e di questo piccolo giocare con le parole che non costa nulla, solo l’emozione ed il brivido crudele di spogliarsi ancora una volta davanti a sguardi vestiti. Tanto...un foglio di carta puoi sempre gettarlo nel fuoco del camino ed illuminare con questa fiamma lo sguardo di tua figlia, ...dopo che le avrai raccontato l'ultima favola della sera...
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Post n°65 pubblicato il 12 Febbraio 2009 da lemiemaschere
Uno dei più grandi difetti della''Donna Italiana'' è la mancanza di talento. Tutto è scontato e... giocato in anticipo, includono il danno.
...Divertimento e seduzione, manierismo cortigiano, libertinaggio spicciolo, crudeltà e contraddizioni sottostanti...
Le Donne si avvicinano ed ambiscono alla scena senza mai abbandonarsi. Hanno ereditato dalle mamme... dalle nonne... dalle antenate... tutti i punto-croce del corredo... ...ingrigiti di patologico machismo... ...Ma l’accumulazione dei mutanti è una condizione da frigide La Gelosia è quella che veramente le appassiona. Non certo l’Amore. Si muovono come figlie, ...sorelle, ...madri, ...colf... ...ma quasi...mai come Donne. E sono sempre Vedove. Rievocano l’amato defunto, estinto, sepolto, strangolato, suicidato... asfissiato dalla loro teatralità. Alle sei del mattino...mantenendo una sorta di pudico lutto, ''Aporia..Spicciola'' di...Sentimento... chiamato... erroneamente...''Senso''.
...Quasi tutte Donne bramano unicamente di conquistare un Uomo. Soltanto...rarissime e preziose...sognano solo di ''Perderlo''. Donne come queste...hanno espiato in anticipo...la loro femminilità ed il potere che questa può dare loro. Se hanno fisico e linfa seducenti...verranno azzerati per dare vantaggio ad un intrigo molto più sottile. Allo stesso modo la seduzione del pensiero...si riserva una sorta di dominio ed egemonia mentale...ma nel contempo...le colpirà...come una maledizione che soltanto in pochi potranno mai comprendere... Così...certe Donne si votano ad una... Specie di ''Rassicurante_Infelicità_Gratuita'', ...una sorta di ''Prostituzione Geniale'' in cui uomini... stanchi dei soliti piaceri...docili di vita e di letto... possono giocare a Rovinarsi..
E tu? Tu...che Donna sei? |
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