Un monaco si rivolge al proprio maestro zen, chiedendogli, come possa albergare in lui un anima, uno spirito, se l’uomo stesso è fatto di materia. Il maestro gli chiede se lui pensi spesso a questo. Il monaco risponde di si! A questo punto, il maestro sferra una bastonata, addosso al monaco, aggiungendo, che la domanda posta si è, a questo punto, rotta.

Nello zen la ricerca della verità, che corrisponde allo stato di non-mente, viene attuata, andando oltre le parole, che altro non fanno che rafforzare le domande, che non hanno di per sè risposta.

I metodi usati, talvolta bruschi, come bastonate, o cose ancora più dure, ovviamente non più attuabili nella cultura odierna, sono, tuttavia, il sistema , l’espediente più immediato, per richiamare l’attenzione, ovvero risvegliare il monaco , dall’intorpidimento mentale, nel quale è scivolato.

Le domande , poste dalla mente, possono essere le più disparate, ed avere in sè, molte volte, parvenza di serietà ed importanza. Basta tuttavia un gesto improvviso, un qualcosa di inaspettato, per sviare l’attenzione dell’individuo da queste, mettendone così a nudo, la sostanziale inconsistenza.

La mente vorrebbe sempre una risposta razionale, una soluzione. Questa soluzione, nella modalità, che viene intesa dalla mente, non esiste, non sussiste.

Si reputa necessario, allora, un cambio di coscienza, uno sbalzo, che, proiettandoci fuori dalle illusioni, proposte dalla mente, ci immerga in uno spazio libero, naturale, incontaminato dalle proiezioni mentali.

Consiglio tutti coloro interessati ad entrare nella non-mente, di leggere spesso meditazioni, aforismi, e tutto il materiale, in generale, della tradizione zen, che ha il grande pregio di arrivare alla sostanza del nostro essere, in modo semplice, ma estremamente diretto.

Io, personalmente, trovo utile consultare questo vasto materiale, quando la mente comincia ad essere troppo pressante con i suoi quesiti, dubbi, incertezze, che convivono, comunque con noi, in quanto attributo funzionale della nostra specie umana.