Creato da MirtilloGirl il 11/09/2006
quando qualcosa comincia, comincia a finire (a.g. pinketts)

marmellata di mirtilli

Innocenza. Purezza. Illogicità. Anti-logicità.
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« sintesiMessaggio #162 »

alhambra

Post n°161 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da MirtilloGirl
 

Adesso fai stridere la tua chitarra.
Ti ricordi quando eravamo piccoli? Tiravamo fuori da quelle corde dei suoni immondi. Sembrava sputo di gallina che raschiava sulla ruggine. A noi sembrava musica. I grandi ci sgridavano e poi si faceva silenzio.
Tirala su ora, quella chitarra. Se hai le braccia abbastanza forti. Aveva un nome, te lo ricordi? L'avevi chiamata Josephine, e io ti pigliavo per il culo, così tu finivi col non chiamarla mai per nome. Lo facevi solo sottovoce, ogni tanto, quando pensavi che io non potessi sentire. Invece sentivo.
E mi ricordo pure che a un certo punto tuo padre si è incaponito col fatto che se poprio della chitarra ti fregava qualcosa allora dovevi andare a studiarla con tutti i sacri crismi in una scuola, e dopo te ne aveva regalata una nuova e luccicante. Una giapponese. Era bella, ci aveva fatti ammutolire. Non ne avevi mai avuta una nuova. La guardavamo e ce la rigiravamo fra le mani, cercando di non toccarla troppo per non macchiarla con le nostre dita zozze e unte. Mica ce l'avevi il coraggio di suonarla. E mi ricordo che quella invece la chiamavi Margot. Perchè era un nome da vacca di lusso, avevi detto.
Era metallica, fredda, precisa. Ma a me piaceva la zozza, quella con gli adesivi appiccicati sopra, quella con lo sfregio di quella volta che era caduta dall'armadio, di notte, la lurida suicida che ci aveva fatti svegliare di crepacuore. A me piaceva lei, perchè le sue note porche avevano un calore materno che la giapponese se lo sognava. Era spagnola, lei. Era un'Alhambra. Come ne fanno poche.
E persino se la suonavi tu non riuscivi a farla sembrare stonata. Anzi, qualche volta mi hai pure commossa. Ma io mi commuovevo pure guardando Hallo Spank, quindi non faccio testo. Però me la ricordo, quella volta, la direttrice della scuola che si è alzata in piedi ad applaudire il tuo duetto con la Francesca. LA Francesca era una brava ragazza, studiava molto più di te. Si vedeva. Stava seduta dritta come una scopa col suo piedino ben aderente al poggiapiede. Tu eri un'ipotenusa gelatinosa. Ma se azzeccavi la nota, c'era da stare ad ascoltarti.
Ogni tanto penso che bello sarebbe se tu non fossi sempre così impaziente. Se provassi a riprendere in mano quella spagnola quieta e segnata come una vecchia che ha tutto da insegnarti. Se tu provassi ad avere la pazienza, una volta, una sola volta, di imparare qualcosa.
Prendi la tua chitarra. Falla stridere. E poi cerca con le dita sulla tastiera il filo che dipana la matassa e lasciale sciogliere i suoi ricordi in pianto.

 
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