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« The power and the glory | Sillogismi mattutini » |
- Smettila di sentirti come se avessi sulle spalle il peso del mondo!
Mi guarda come se avessi in mano un flagello e volessi torturarlo. Non ne posso più di sentirlo lamentarsi, vorrei davvero riuscire a dirgli le parole giuste per fargli tornare il sorriso, la voglia di vivere, di volare...
- Tu proprio non capisci...
Fa il suo solito gesto di allungare una mano verso la schiena, dietro alle spalle, come se cercasse qualcosa, il punto esatto di un prurito insaziabile.
- Lo vedi? Sei sempre lì ad agitarti, a stuzzicarti, a pungolarti, non trovi pace.
- Pace... Io ho qualcosa di strano. Possibile che non ti rendi conto?
- Siamo tutti un po' strani, dai...
- La smetti di minimizzare? (di nuovo, si cerca le spalle) Io non sto bene, io... mi sta premendo qualcosa, qui... non lo so... mi sta succedendo qualcosa!
- Ascolta: non voglio minimizzare. So che hai un problema. Piuttosto grave. Forse a questo punto io nemmeno ti posso aiutare, con tutto il bene che ti voglio. Forse dovresti parlarne con qualcuno.
- Sto cercando di parlarne con te, cazzo!
- Ma io intendo dire.. uno che se ne intende. Uno specialista.
A quel punto si alza, è infuriato. Lo sapevo che non dovevo dirgliela questa cosa, anche se è un po' che ci sto pensando. Si dirige alla porta, poi torna indietro, tira un calcio all'armadio, poi va verso la finestra e tira un pugno contro al muro. Dev'essersi fatto male. Si accascia sul letto.
Le sue spalle sono scosse dai singhiozzi.
Mi sento così in colpa, così impotente... Vorrei fuggire via.
Mi avvicino a lui che trema sul letto. Il pugno è già completamente tumefatto. Ho delle lacrime anch'io che mi premono sulle palpebre. Vorrei essere forte. Per lui. Per me dannazione. Poso le mani sulla sua testa e la accarezzo dolcemente. Continua a tremare per i singhiozzi, non riesce a smettere di piangere. E' come un bambino impaurito. La mia mano scende sulla sua nuca, sul suo collo.. lui si irrigidisce. Scendo ancora, sono fra le scapole. Si ritrae. Come se avessi sfiorato qualcosa, un punto sensibile. Di nuovo agita le spalle, sembra voglia sfregarsi contro l'aria.
Qualcosa preme sotto la sua maglietta. Ora lo vedo. Ha ragione, sì, c'è qualcosa: poso le mie mani sulle sue scapole e le ritraggo subito inorridita. Ho sentito un non so che di rigido, inumano, un'escrescenza, una forma dolorosa.
Lui si siede e, voltandomi le spalle, ora solleva la maglietta: due minuscole ali stavano premendo sotto la pelle delle scapole.
Gli erano già spuntate alcune piume.
Bianche.
To K.
(Fotografia di Kamil Vojnar)
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Inviato da: cassetta2
il 13/12/2020 alle 14:30
Inviato da: Randle.P.McMurphy
il 26/04/2011 alle 22:42
Inviato da: MaryRead
il 16/11/2009 alle 13:01
Inviato da: a.
il 13/07/2009 alle 04:20
Inviato da: vegetableman
il 13/05/2009 alle 08:23