Creato da MirtilloGirl il 11/09/2006
quando qualcosa comincia, comincia a finire (a.g. pinketts)

marmellata di mirtilli

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« Messaggio #57M'intrufolo e trufolo la Leta »

Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 04 Dicembre 2006 da MirtilloGirl

Quando ho conosciuto K.
Occhi che vedono le stesse cose che vedo io.
Orecchie che sentono le stesse note che sento io.
Mani, che accarezzano come accarezzo io, voce che parla le stesse parole mie.
Eravamo simili. Eravamo forti. Eravamo sazi, sani, pieni. Maturi come l'uva di ottobre, che ingrossa le midolla e si fa dolce, umida.
Ho sempre saputo che un incontro così geometricamente perfetto come questo non poteva essere fine a sè stesso. C'era qualcosa in più dentro. Nemmeno solo di amore si trattava. C'era dentro qualcosa più antico di me. Di noi.
A volte lo abbracciavo e mi sembrava di averlo trovato dopo averlo cercato per mille anni. E pensavo a quei versi, "di chi sei stata un tempo/camelia di mille anni?"

E dove ancora splenderai i tuoi mille anni? Qualcosa di vivo mi hai fatto conoscere. Mi hai insegnato qualcosa che va al di là dell'amore. Della coppia. Mi hai insegnato qualcosa più antico di me. E sei così geometricamente assoluto che non posso non avere fiducia che in te si sta compiendo questo antico amore. Io ti amo, perchè sei l'essere più splendido, e vivo, e pieno, e folle, e assurdo che io potessi mai sperare di incontrare.

 

 

Paesaggio con fratello rotto, Teatro della Valdoca, Teatro Out-Off

Non ho fatto che pensare a K. durante questo spettacolo. E mi chiedevo se mai avrei potuto capire queste immagini e queste parole senza i miei anni vicino a lui.
E' un tipo di estetica che non amo, questa. E anche di sentirmi sbattere in faccia questo messaggio sul dolore della razza umana, ne ho un po' piene le palle. Sembra diventato così difficile parlare di possibilità di vita, di possibilità di una diversità. Ma tant'è. Giriamo attorno al problema. Meglio comunque non dimenticarselo. Chè ci vuole niente a scivolare nei meccanismi di questa struttura odiosa, e diventare parte stessa del meccanismo.
Resistere è ricordare ogni giorno il senso e la sacralità di questa cosa che si chiama vita.

immagine

K. me lo ha insegnato.
A volte magari serve uno spettacolo come questo, parole come queste, immagini come queste. Il teatro dà la possibilità di vedere la vita attraverso il filtro di una metafora. Ha una potenza incredibile, la cosa.
Ma io ho avuto K. E la mia pelle non ne guarirà mai più. Sono fortunata, per questo.

 
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Rispondi al commento:
simas
simas il 05/12/06 alle 09:53 via WEB
l'amore si impara in due e tutti e due insegnano all'altro/a . La vita, concepita esclusivamente in rapporto a se stessa, non significa alcunchè. Forse la vita acquista significato e colore proprio come dici tu, in rapporto all'amore, o meglio alla scoperta reciproca dell'amore. prima della conoscenza si apre il baratro... chi siamo? chi sono?
 
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