Creato da MirtilloGirl il 11/09/2006
quando qualcosa comincia, comincia a finire (a.g. pinketts)

marmellata di mirtilli

Innocenza. Purezza. Illogicità. Anti-logicità.
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Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da MirtilloGirl
 

Studio per Nostra Signora dei Pesci, Cinzia De Lorenzi - Care Estinte

immagine

Io Cinzia l'ho vista la prima volta almeno tre anni fa, ad una tavola rotonda sull'improvvisazione. Portava il suo bagaglio di Danza Sensibile (e la sua personalissima e profonda sensibilità) in un contesto assolutamente fuori da ogni margine di fruizione viviva. L'avevo trovata dolcissima, mi aveva fatto quasi tenerezza, in quell'aula, davanti a quel tavolo da conferenzieri, a danzare senza un benchè minimo appiglio coreografico o drammaturgico. Avevo pensato che non la capivo, la sua danza, in quel momento, ma che sentivo che lei la parlava come se fosse il suo unico modo per dire. Con la stessa urgenza e necessità con cui si risponde ad una domanda.

Venerdì sera ho finalmente visto una performance del suo gruppo, le Care Estinte. Non era un teatro, era uno spazio espositivo, completamente pieno per l'occasione. Sarà che il suo ormai è un nome di richiamo, la gente va pazza per lei non solo artisticamente, ma anche umanamente, e sarà che le care estinte hanno un sacco di amici, fatto sta che la galleria era piena, e nessuno si aspettava un'affluenza simile, tant'è che lo spazio performativo era stato organizzato come se quasi non ci dovesse essere pubblico. E allora mi sono fatta una domanda: dove stanno i confini della necessità di qualcosa?
La domanda esula dalla performance in sè. Guardavo quelle ragazze in scena e mi chiedevo: chi ha diritto di decidere e riconoscere se quello che stanno facendo queste ragazze abbia una necessità oppure no? E soprattutto, perchè qualcuno dovrebbe avere diritto di decidere una cosa simile? Capita spesso che serate di questo tipo non siano pagate. Ma se vado da un calzolaio a farmi aggiustare un tacco, non posso mica dirgli, no, guarda, questo lavoro non te lo pago, è per la promozione. Sembra quasi che la cultura, poichè non si ha la certezza che paghi (in termini ideologici), possa essere richiesta gratuitamente, come se non costasse nulla. Sforzi, tempo, lavoro. E' un lavoro, cazzo, la cultura. Produrre cultura. E anche gli artisti mangiano.
Eppure impera l'atteggiamento che vede gli artisti come gente che ha un di più nella vita, che sia dipingere, recitare, cantare, danzare. Scrivere. E quel di più devono trovare il modo di coltivarselo in un tempo altro, che non sia quello del lavoro, perchè il lavoro è un'altra cosa.
Salvo poi quando uno arriva, e allora ha il diritto di cominciare a chiedere soldi, e la gente si spella le mani per darglieli, i soldi. Ma anche così, boh, a me non sembra un lavoro. A me così sembra solo un'ipocrisia tremenda, un servilismo senza dignità e senza capacità critiche. Questo penso quando vedo che la Hunziker porta in teatro un musical glorioso come Cabaret (e mica per presentarlo: ci canta persino!); oppure vedo in libreria un altro libro di Moccia (un altro?!!) alto il triplo di quell'altro, si vede che ora ha tempo per scrivere.
Ecco, in fondo anche agli artisti basterebbe poter 
lavorare.
Che tutto sommato anche l'arte possa essere considerata un lavoro?
La domanda è ironica, meglio che lo dica.

 
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Rispondi al commento:
simas
simas il 22/02/07 alle 08:45 via WEB
1) mi spiace che la "mia" non ti sia piaciuta. 2)ieri al supermercato ho visto il libro di moccia 3) l'arte deve essere gratuita, e poter veicolare il più possibile. penso che all'artista "puro" faccia solo piacere che la propria opera venga divulgata. naturalmente non è così per l'artista famoso (il quale vuole lucrare) 5) le major si nascondono dietro la siae e il diritto d'autore (che in realtà è il diritto dell'editore) al fine di tutelare i propri interessi (che come sai spettano all'autore solo per il 10%; tutto il resto è di spettanza major)6) spero davvero che nuove leggi ci offrano la possibilità di scaricare un buon saggio da 50 euro senza doverlo necessariamente acquistare oppure senza dovermi rivolgermi ad una biblioteca. + cultura - lobby
 
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