Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

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Saccarina

Post n°105 pubblicato il 14 Aprile 2011 da lafarmaciadepoca
 

Buona giornata a tutti, oggi ho intenzione di parlarvi di un tema d’attualità che tocca diversi settori dell’alimentazione umana: i dolcificanti alimentari.

Parlando di questi prodotti con il consumatore comune è facile incappare in considerazioni di questo tipo:
“Maledetti dolcificanti che compaiono dovunque, addizionati con infamia alle merendine del bambini per causare assuefazione, prodotti dalle Multinazionali del Nuovo Ordine Mondiale per avvelenarci tutti. Ma ci vuole così tanto a mettere lo zucchero nei prodotti alimentari?”

Come potete vedere, la maggior parte delle informazioni che il “non addetto ai lavori” assimila è frutto di leggende metropolitane  e tanta disinformazione.

Un caso emblematico può essere la saccarina, il primo dolcificante alimentare.
Questa molecola fu scoperta nel 1878 da Constantin Fahlberg, mentre stava mangiando con la moglie.   Infatti, aveva notato che il pane aveva uno strano sapore dolciastro che riusciva ad avvertire solo lui, perciò se il cibo non era stato adulterato con l’acetato di piombo (veleno) dalla mogliettina, doveva essere qualche composto con cui era entrato in contatto in laboratorio.

Così, dopo aver assaggiato un po’ di sostanze chimiche, arrivò alla conclusione che quel sapore dolciastro era dato da un prodotto d’ossidazione dell’ o-toluenesulfonamide: la saccarina.
Nel 1884, la saccarina viene brevettata, ma fu snobbata dal mercato fino alla Prima Guerra Mondiale, quando fu necessario trovare un sostituto dello zucchero a causa del suo razionamento.

Finito il conflitto, la saccarina fu largamente utilizzata sia nei prodotti “light” sia come dolcificante per i diabetici.
Questa molecola, era particolarmente indicata come dolcificante perché transitava attraverso l’apparato digerente ma non veniva assorbita e quindi lasciava i valori di insulina invariati. Questa caratteristica rendeva la saccarina il dolcificante ideale per coloro che soffrivano di diabete.

La saccarina, inoltre, fu oggetto di un aspro dibattito tra gli anni 60 e 70 circa la sua possibile cancerogenicità: infatti, una serie di studi condotti su topi da laboratorio aveva dimostrato che questa molecola era la causa del tumore alla vescica.
Da subito si pensa di mettere al bando il dolcificante, che però per molte persone (i casi di diabete sono in costante aumento) rappresentava l’unico modo di dolcificare bevande e cibi.
Così, prima dell’esclusione dal mercato della saccarina, saggiamente furono ripetuti i test e si scoprì che le concentrazioni a cui erano stati sottoposti i topi del primo esperimento erano decisamente alte, e che un consumatore comune, non riuscirebbe ad assumere giornalmente una quantità così alta di questa molecola, tale da compromettere la sua salute.

Questa considerazione era basata sul fatto che la saccarina è molto più dolce dello zucchero, perciò per dolcificare il caffè bastavano pochi mg, invece di cucchiaini e cucchiaini.

La saccarina è solo uno dei tanti esempi delle molecole potenzialmente cancerogene che ci circondano e ho pensato di portarvi questo esempio per farvi capire quanto la scienza sia paradossale. Mi auguro di non avervi spaventato troppo, queste molecole possono essere nocive solo se assunte in gran quantità.

Ecco la scatola che possiedo:

Saccarina

Era commercializzata dalla Schiapparelli di Torino e risale agli anni 50/60. (per gli altri post basta cercare "Schiapparelli" nei Tags)
Misura  5 cm x 4 cm x 0,6 cm e conteneva 100 compresse di saccarina da 0,03 g ciascuna (come potete vedere è una quantità veramente irrisoria).
L’utilizzo del medicinale era regolato dalla prescrizione medica: una o più pastiglie da sciogliere  nel caffè, nel  thè, oppure in altre bevande.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 
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