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La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

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Chi ha paura del monossido di diidrogeno?

Post n°146 pubblicato il 01 Luglio 2011 da lafarmaciadepoca
 

Eh sì, noi viviamo in un mondo di persone senza scrupoli  che per fare denaro sono disposte a tutto, anche a giocare con la salute della gente. Infatti, non avete idea di quanti “untori” ci siano in giro, pronti a spargere qua e là polverine chimiche per ucciderci tutti e governare il Mondo.

Siete terrorizzati al pensiero dei ramnogalatturonani nelle piante? Non potete sopportare l’esistenza dell’alfa –isometil – ionone?  Odiate con tutto l’acido acetilsalicilico? E che dire di quel figlio di buona donna del  monossido di diidrogeno? Vogliamo mettere l’additivo E500, o E300, oppure il carcenogenicissimo e pericolossissimo E330? Per non parlare del bromo metilpollisone C Kredon.
Santi Numi, quanta gente vuole avvelenarci!

Ma siamo proprio sicuri che una parola difficile da pronunciare oppure una sigla anonima sia indice di una pericolosità del prodotto?

Purtroppo, questo è l’errore di giudizio più frequente che ci possa capitare: molto spesso riteniamo una parola a noi sconosciuta come indicatore di una probabile minaccia.
Tra un ghiacciolo al gusto di limone e uno all’
acido 3-carbossi-3-idrossi-1,5-pentandioico cosa scegliereste?
 Penso che la maggior parte di voi eleggerà come edibile il primo, inorridendo al solo pensiero dell’esistenza dell’acido
3-carbossi-3-idrossi-1,5-pentandioico. In realtà questo è il nome IUPAC dell’acido citrico, una molecola che fornisce il gusto di limone al ghiacciolo.
Dire acido citrico o 3-carbossi-3-idrossi-1,5-pentandioico è la stessa identica cosa.

Intendiamoci, non è nulla di cui vergognarsi, quante volte abbiamo comprato una merendina perché dal nome sembrava più buona delle altre  oppure abbiamo scelto un detersivo perché già dal nome pareva una cannonata ammazza batteri?
Checché se ne dica, noi non siamo in grado di utilizzare il raziocinio in tutte le nostre scelte, e lasciamo il resto alle impressioni che vari stimoli (un nome, un colore) suscitano in noi, sia positivamente, sia negativamente.
Il marketing moderno si basa su ciò, e si preoccupa di proporci o propinarci (scegliete voi) degli stimoli che ci inducano ad acquistare un prodotto.

Per quanto riguarda l’ambito scientifico, invece si ottiene l’effetto opposto: questi “paroloni” sembrano allontanare i non addetti ai lavori più che mai.
Da sempre, nell’immaginario collettivo si pensa alla scienza come il prodotto di tantissimi Dottor Frankenstein, che si trincerano dietro questi termini per infinocchiare il prossimo e continuare i loro sordidi esperimenti.

In realtà non è così, se ci si pensa bene, questi “paroloni” e queste sigle non sono nient’altro che il linguaggio specifico della scienza, necessario come in tutti gli altri mestieri.
Una volta, questo linguaggio era molto più oscuro, ma grazie a internet, in pochi secondi si può scoprire che una PCR non è nient’altro che una Polymerase Chain Reaction (reazione di polimerizzazione a catena, utilizzata per “amplificare” piccoli frammenti di DNA).

Perché vi sto parlando di ciò? A causa del numero impressionante di catene di Sant’Antonio che hanno per oggetto informazioni scientifiche sballate, prodotte da persone che hanno paura di queste parole, e che soprattutto, stanno intasando la mia casella di posta personale.
Così, se da una parte fornisco servizio di datazione ed identificazione scatole, dall’altra ho in piedi un bel servizio di assistenza psicologica: stai tranquilla carissima, il monossido di diidrogeno non è cancerogeno.

Facciamo un esempio: tempo fa circolava una mail che sosteneva che l’additivo E330 era cancerogeno ed invitava a non acquistare alcuni prodotti di note industrie. Ora, chiunque senza un po’ di spirito di iniziativa, avrebbe creduto alla mail, che tra l’atro era firmata da un centro oncologico di rilievo.
Fin qui i danni sono stati limitati, fino a che, non si sa come, questa mail è arrivata nella caserma degli Alpini della Brigata Julia, con ordine tassativo di far sparire dallo spaccio e dalle mense qualunque cibo che contenesse E330.
L’additivo E330 è l’acido citrico, uno tra i conservanti e gli aromi più utilizzati. Così, il ghiacciolo al limone diventò un vero e proprio dispensatore di morte.

Questo è uno degli episodi più eclatanti, ma si può capire molto bene come si possa far leva sulla fiducia della gente per creare delle leggende metropolitane che causano solo guai.

Volete una prova? Analizziamo i composti che ho elencato all’inizio e preparatevi a ridere:  i ramnogalatturonani sono presenti in natura nella parete cellulare dei vegetali, l’alfa – isometil – ionone viene utilizzato per conferire il profumo di viola, (comunissimo nei  deodoranti),  l’acido acetilsalicilico non è nient’altro che l’Aspirina, il monossido di diidrogeno è l’acqua (classico scherzetto da professore di chimica burlone),  l’additivo E500 è il bicarbonato di sodio, l’additivo E300 è la vitamina C, l’E330 l’acido citrico, e il  bromo metilpollisone C Kredon  l’ho inventato io sul momento (non esiste). Nessuna di queste molecole è cancerogena o pericolosa.

Questo post come al solito, non vuole essere polemico come le satire di Giovenale, ma piuttosto vuole avvicinarsi a quelle di Marziale, ricordandoci la nostra grande fortuna: tramite internet, in pochi minuti possiamo rintracciare tutte le parole scientifiche che non ci convincono.
Prima di fidarci della leggenda metropolitana di turno, spendiamo dieci minuti, non di più, a documentarci (su fonti affidabili) e non seguiamo il gregge che intasa le caselle di posta con informazioni scadenti.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 
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