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La Siefina: ovvero come ottenere l'intelligenza con il mangime per vitelli

Post n°246 pubblicato il 10 Settembre 2012 da lafarmaciadepoca
 

Quella di oggi è una scatola piuttosto particolare, e anche abbastanza difficile da reperire. Sto parlando di un prodotto anni Trenta veramente curioso: la Siefina SALFREA.
 
Questo preparato galenico, era etichettato come un “rigeneratore delle energie nervose”. Cosa volesse dire non lo so, è molto probabile che fosse l’ennesima trovata per vendere delle pastigliette agli sfibrati intellettuali dell’epoca.
 
La Siefina era a base di inosilesafosfato di calcio e magnesio. Scritto così, sembra di assumere chissà quale “dopante” del cervello ( Giovannino, prendi la Siefina, così dimostri che la Teoria della Relatività è un bluff), ma in realtà era mangime per vitelli.
 
Sebbene “inosilesafosfato di calcio e magnesio” spaventi i chimici più incalliti, il nome commerciale di questa molecola vi sarà sicuramente nota: si tratta della fitina.
 
Essa viene estratta dalla pula del grano, naturalmente ricca di fosforo, ed è addizionata a tutti gli alimenti zootecnici per i vitelli, in quanto ne favorisce la crescita e lo sviluppo osseo.
Vi rederete conto che un prodotto del genere oggi non avrebbe assolutamente successo, ed anche all’epoca aveva fatto fatica a “sfondare”. Perché?
 
La Siefina doveva avere a che fare con una concorrenza spietata: parliamo di “colossi” come il Tonico Bayer e il Tonergil Carlo Erba (entrambi constricnina!), che venivano pubblicizzati maggiormente e avevano un grande seguito.
Per quanto fosse preferibile il prodotto SALFREA, che perlomeno non conteneva sostanze “strane”, esso non riuscì ad affermarsi proprio perché era poco pubblicizzato.
Se per questo non era nemmeno efficace, ma non lo erano anche il Tonergil e il Tonico Bayer: almeno assumendo la Siefina, gli intellettuali non avrebbero avuto problemi di stitichezza, con tutte quelle fibre!

 
Ecco la foto della scatola:


Misura 3,5 cm x 5,4 cm x 1,5 cm ed è in alluminio, nonostante risalga agli anni Trenta.
Sulla scatola non sono presenti indicazioni sulla posologia, ma solo il prezzo:12 lire, un farmaco costoso per l’epoca.
La sigla SALFREA significava Società Anonima Laboratori Farmaceutici Riuniti E. Antolini ed aveva sede sia a Roma sia a Torino.
 
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