Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

« GanidanIsacol »

Tema: Cosa hai fatto domenica scorsa.

Post n°283 pubblicato il 14 Febbraio 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno a tutti. Prima di iniziare voglio mettere subito in chiaro i fatti: durante il mio corso di studi ho sempre odiato il tema “Cosa hai fatto domenica scorsa” e continuerò ad odiarlo per l’eternità, perciò cerchiamo di rendere il tutto più indolore sia per me, sia per voi.

Come tanti mi hanno segnalato e consigliato, alla fine ho deciso di cedere e mi sono recata a visitare la mostra “Carlo Erba” al museo Leonardo da Vinci di Milano.

Se devo essere sincera il museo merita tantissimo, anche se non avete conoscenze scientifiche e bambini tranquilli ( che potrebbero mettere la testa a posto e diventare scienziati) e colpisce molto per le sue collezioni, che spaziano dagli strumenti musicali agli aerei.

Per quello che riguarda la mostra “Carlo Erba” devo dire che mi ha lasciato con qualche opinione discordante, e come collezionista di vecchi farmaci forse anche un po’ delusa.

La parte biografica era curata molto bene, con addirittura la presenza del certificato di nascita e di morte di Carlo Erba, vari libri e registri dell’azienda, tanti cartellini e tantissime informazioni. I filmati disponibili erano curati molto bene, anche se dopo un po’ ripetevano sempre la solita solfa, cioè che nell’Ottocento iniziarono a comparire i primi farmaci “chimici”, ma credo che questo sia noto a tutti.




Belle anche le pubblicità d’epoca e un curioso catalogo con le etichette delle bottiglie dei farmaci marchio Erba. Belle anche le scatole, ma per la prima volta mi sono accorta di cosa non dovrà mai diventare il mio lavoro:



Quanto sono piene queste teche, non c’è che dire, ma non trovate anche voi che siano un’accozzaglia di scatole di latta e di cartone senza alcun filo logico?
Purtroppo e mi dispiace assai dirlo, mi sono trovata davanti delle teche di farmaci che non erano né datati, né perlomeno lievemente introdotti, e non si faceva accenno per quale patologia venissero utilizzati.

Ovviamente obbietterete: nel blog hai più spazio rispetto al museo. Giusto, ma il lavoro che porto avanti ormai da più di cinque anni, vuole dare valore storico e scientifico a questi oggetti  e vedermi buttati nella stessa teca farmaci di epoche diverse,  fino alla saturazione dello spazio disponibile è un po’ triste, soprattutto quando ne conosci le potenzialità e le date.

Io non sono qui per giudicare l’operato dei curatori del museo o di chi ha allestito la mostra, ma sinceramente trovo parecchio fuori – luogo che nella descrizione presente in foto, si parli del Prontosil, un farmaco Bayer,  quando il tema è l’industria Carlo Erba.
Riconosco anche che la Carlo Erba, come molte altre aziende italiane, sia arrivata seconda nel campo degli antibiotici, vi ricordo che i primi farmaci di questo tipo arrivarono in Italia con le truppe Usa, ma ciò non significa che “i non addetti ai lavori” non possano apprezzare altro.

A mio parere il “pezzo principale” della teca ( che purtroppo è stato relegato in un angolo per non far leggere le componenti!) era l’Opostenol, un farmaco opoterapico contro l’infertilità, all’estratto testicolare di toro. Per chi non lo sapesse i farmaci opoterapici sono caratteristici degli anni Venti fino ad arrivare ai Quaranta e sono considerabili gli antenati dell’ormonoterapia moderna.

Tralascio la mancanza del mio farmaco Erba preferito, il Tonergil, il ricostituente alla stricnina, tipico anch’esso della prima metà del Novecento, ma non potevo pretendere che ce lo mettessero; tralascio anche la mancanza di farmaci ottocenteschi, come le Pastiglie di Terra Catù, nelle scatoline JP (Jahngke’s Patent), e nemmeno un flaconcino di Betotal, ma comunque un po’ di attenzione nell’allestire le teche ci voleva.

Nella seconda foto avete notato anche voi l’infiltrato? Eh, sì c’è una scatola di dado da brodo Liebig spacciata per una scatola di farina lattea Carlo Erba. Non sto scherzando: sono entrambi indicate al numero 5 (su Facebook si vede meglio!).
Il fatto all’inizio mi aveva dato da pensare, ma svolgendo delle ricerche ho capito che non ero io a sbagliarmi, ma probabilmente leggere cosa c’è scritto sugli oggetti ormai non va più di moda.

Come al solito, e voi mi conoscete, io non sono una persona polemica e apprezzo lo sforzo fatto dal museo, ma sarebbe stato preferibile avere solo cinque o sei scatole rappresentative della storia dell’azienda, datate e commentate, piuttosto che un magro cartellino “alcuni prodotti della ditta Carlo Erba”.

Ricordo inoltre ai più, che il fatto che alcuni di questi farmaci siano stati esposti in un museo non significa che siano rari, anzi come collezionista devo sottolineare che i farmaci Carlo Erba sono i più comuni in assoluto, in quanto distribuiti in uguale misura in tutt’Italia. Difatti trovo irragionevole pagare per questi pezzi più di un “biglietto rosso”, questo non lo dico per sminuire l’azienda o i prodotti, lo affermo per esperienza e per onestà: sono molto più apprezzabili e rare le produzioni farmaceutiche delle piccole farmacie, la cui diffusione dei pezzi è locale e ovviamente i farmaci giunti fino a noi sono meno e perciò più rari.

Questo perché il museo Leonardo da Vinci espone anche il telefono di mia nonna ( e non credo che questo modello possa essere raro o terribilmente significativo)

        Nel cerchio il telefono come quello di mia nonna in tutto il suo splendore.

Mi scuso per la pessima qualità delle foto, ma tra gli ambienti bui, e i vetri delle teche, sono rimaste poche le foto nitide e “degne”.
Comunque chi volesse vedere anche quelle degli altri padiglioni può esaminarle tramite la pagina di Facebook della Farmacia d’Epoca, il link si trova sul lato sinistro del blog.
In conclusione, la mostra è validissima se vi piace il personaggio di Carlo Erba, ma se come me, l’avete visitata attratti dal sapere qualcosa di più sui suoi prodotti, rimarrete un po’ delusi,  
disappunto che però verrà compensato dal sottomarino Enrico Toti, dai modellini delle macchine di Leonardo, dalle pascaline, dal telegrafo interattivo, dal padiglione dei treni, da un bellissimo mobile con le televisioni ( quanto voglio quel mobile!) e dal padiglione aereo e navale ( che è fenomenale, portateci i bambini).
Purtroppo la pubblicazione delle foto può essere fatta limitatamente e per uso personale, perciò vi chiedo di non utilizzare nessuna di queste immagini in articoli di giornale o altro.

Grazie per aver letto il post!

 

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Commenti al Post:
vip.vinci
vip.vinci il 15/02/13 alle 00:14 via WEB
Ciao Giulia. Passo poco tempo al pc...gli impegni di lavoro mi costringono a starne lontano, ma non posso trascurare i tuoi post, leggere le tue ricerche ed i tuoi studi mi affascina.... grazie ancora e come sempre ti apprezzo per quello che fai tvb Paolo
 
dyno1966
dyno1966 il 17/02/13 alle 16:09 via WEB
Dici che "Io non sono qui per giudicare l’operato dei curatori del museo o di chi ha allestito la mostra"... Io penso invece che dovresti farlo, presentando le tue giuste lamentele sia al Museo che al Ministero della Pubblica Istruzione. Soprattutto se fanno pagare il biglietto per entrare, ma nemmeno se fosse gratis. Incompetenza e disinformazione devono essere combattuti al fine di educare le nostre future generazioni verso un futuro migliore.
 
mmcapponi
mmcapponi il 11/03/13 alle 12:46 via WEB
Beh, se al museo sono esposti quei telefoni vintage, potrei aprire un museo mio con pezzi rarissimi - che possiedo grazie alla mania di mio papà di accumulare cose perché un giorno potrebbero servire. Un caro saluto! MC
 
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