La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
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Dott.ssa Giulia Bovone
I FARMACI NELLA LETTERATURA
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Il farmaco di oggi ha una storia lunga, complicata, ricca di colpi di scena e piace a Marco Capponi: sto parlando della Fenapirina.
La sua storia iniziò sabato due novembre del 1940, quando venne pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia l’effettiva registrazione del marchio del farmaco, ad opera dell’Officina Farmacoterapica Ambrosiana.
Ma la Fenapirina non era semplicemente un farmaco qualunque, era la risposta ad una preghiera: avere disponibile sul mercato un antipiretico efficace.
Anche se a noi uomini e donne del Ventunesimo secolo sembra una cosa da nulla avere una o due lineette di febbre, ancora nella prima metà del Novecento, quella febbriciattola era l’anticamera dell’aldilà, soprattutto nel caso delle povere fanciulle denutrite di cui abbondano le pagine dei romanzi.
Non esisteva nulla che potesse controllarla: gli antibiotici in Italia hanno iniziato a circolare dagli anni Cinquanta, per le febbri recidive si usava l’acido arsenioso e il chinino non poteva essere utilizzato troppo a lungo a causa dei suoi effetti collaterali. Cosa fare allora per placare la febbre?
L’uomo che involontariamente diede una risposta a questa domanda fu Harmon Northrop Morse. Nel 1878, infatti egli fu il primo a sintetizzare la fenacetina, il primo analgesico con proprietà antipiretiche decenti.
Peccato che nemmeno lui stesso si rese conto dell’effettiva portata della sua scoperta e la fenacetina rimase nell’oblio fino agli inizi del Novecento.
Questo “ritardo” fu dovuto soprattutto alla mancanza di dati e di sperimentazioni circa l’efficacia di questa molecola: addirittura non si conosceva la via biochimica o i metaboliti della fenacetina, perciò era veramente difficile utilizzare in campo farmaceutico una molecola così “ignota”.
Il primo a svolgere una comparazione tra la fenacetina ed altri antipiretici come il paracetamolo fu Joseph von Mering nel 1893. Dai suoi studi emerse che al contrario della sicurissima fenacetina, il paracetamolo aveva troppi effetti collaterali, tra cui la metaemoglobinemia, ovvero un aumento di metaemoglobina sanguigna, che può avere esiti mortali.
A questo punto vi chiederete come mai noi utilizziamo il paracetamolo e abbiamo catalogato la fenacetina tra le molecole cancerogene e pericolose per la salute.
Sarà tutta una trovata commerciale? Assolutamente no.
Il paracetamolo sintetizzato da von Mering non era completamente puro, infatti la metaemoglobinemia poteva essere stata causata da un eccesso di amminofenolo, utilizzato durante la sintesi.
In più, intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso, una serie di studi biochimici mise in luce che la fenacetina non è nient’altro che il precursore del paracetamolo.
Quindi, appurata la sicurezza di questa bistrattata molecola, negli anni Settanta / Ottanta finalmente venne sostituita alla fenacetina, perché contemporaneamente la Food and Drug Administration americana, aveva finanziato una serie di test per controllare la validità e la sicurezza di quest’ultima. Ne venne fuori che era cancerogena oltremisura, perché nel processo biochimico che portava alla trasformazione in paracetamolo, venivano creati anche dei metaboliti tossici responsabili della carcinogenesi e quindi era preferibile utilizzare il principio attivo finale al posto del suo precursore.
I farmaci alla fenacetina furono ritirati dal mercato nel 1983, e oggi la fenacetina è usata solo per tagliare la cocaina.
Concluso il discorso storico, ecco la foto del tubetto:
Misura 6,5 cm x 1,5 cm e risale agli anni Sessanta, infatti è puramente in plastica.
La Fenapirina è un farmaco che ricade nella classe degli analgesici A.P.C. ( Aspirin, Phenacetin, Caffein) ovvero aspirina, fenacetina e caffeina.
Erano analgesici d’urto che curavano di tutto e di più: nevralgie, influenza, dolori reumatici e, se combinati con i barbiturici, avevano anche un effetto calmante.
La dose era da 1 a 5 pastiglie al giorno e l’unica precauzione era di assumere le pastiglie con un po’ d’acqua. Questo farmaco era considerato così tanto “sicuro” che l’unico inconveniente era rappresentato dal fatto che la pastiglia potesse andarvi di traverso.
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