La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
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La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, se conoscete delle curiosità, degli aneddoti, o anche solo qualche notizia in più, contattatemi, provvederò a modificare i post, per renderli ancora più ricchi!
Nessuna di queste scatole è in vendita, nel caso in cui troviate delle foto dei miei oggetti su siti tipo ebay, sono annunci FALSI: segnalatemeli prontamente, in modo da evitare l'ennesima truffa online.
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Fino a poco tempo fa il servizio è stato gratuito per tutti, fornendo foto senza watermarks ed a maggiore risoluzione, con testi più professionali rispetto a quelli pubblicati, ma la poca correttezza di alcuni personaggi nei miei confronti ha fatto terminare questa politica.
Grazie per la visita
Dott.ssa Giulia Bovone
I FARMACI NELLA LETTERATURA
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Il prodotto di oggi è veramente famoso, e un po’ mi spiace non averne potuto parlare prima, ma ahimè i post sono scritti in anticipo e io seguo un ordine di pubblicazione.
Il farmaco in questione non è nient’altro che il Veramon Schering, uno degli antidolorifici più conosciuti di tutto il Novecento, di cui sicuramente ricorderete le pubblicità con un volto che si copre gli occhi perché “non ci vede più dal dolore”.
Infatti il Veramon, era a base di due soli ingredienti, un antifebbrile e un antidolorifico: dimetilamidoantipirina e corpo di Pfeiffer.
La dimetil amidoantipirina è un antifebbrile la cui attività antipiretica è legata alla depressione dei centri regolatori, causando vasodilatazione che va a favorire la dispersione di calore. Ai giorni nostri è stata sostituita con molecole meno aggressive, poichè causava diversi effetti collaterali piuttosto gravi, che spaziavano da episodi di vomito fino al peggioramento di patologie epatiche.
Il corpo di Pfeiffer, invece, non ha nulla a che vedere con Michelle, è il nome del composto formatosi da propifenazone e acido barbiturico. Alla faccia dell’antidolorifico!
In passato era uso comune utilizzare barbiturici a destra e a manca, propinandoli pure nella più tenera età (vedasi Nevrovitamina 4), ovviamente noi contemporanei inorridiamo di fronte a pratiche simili, ma sono frutto di una particolare mentalità venutasi a creare ad inizio Novecento. Con l’avanzare delle scoperte nel campo della farmacia venne naturale cercare di risolvere tutti i “mali” che affliggono questa nostra umanità, attraverso i farmaci, arrivando quasi ad “idolatrarli” ed ovviamente abusandone.
Nei primi anni del Novecento le dosi erano “da cavallo”, perché una pastiglia sola doveva guarire completamente il male, non importa quali fossero gli effetti collaterali, che nel caso in cui si manifestassero, erano catalogati come complicanze della malattia. Ricordo che ciò non era fatto con intenzione, non c’erano i mezzi per la diagnosi esatta e mai si sarebbe pensato che i farmaci potessero fare male.
Un farmaco era apprezzato perché guariva immediatamente, non importava come, e questo discorso vale anche per i barbiturici. Il barbiturico era veloce, e svolgeva egregiamente il suo lavoro, perché non utilizzarlo dappertutto?
Perciò non spaventatevi, fino agli anni Sessanta l’assunzione non regolamentata di barbiturici era una pratica perfettamente normale, ci vollero gli anni Settanta e diverse ricerche biochimiche per capire quanto fossero pericolosi.
Ecco la foto del tubetto:
Misura 4,6 cm di altezza x 1,5 di diametro e risale a fine anni Quaranta / inizio anni Cinquanta.
Il Veramon era indicato per tutti i tipi di dolori e la posologia raccomandava l’assunzione 1 – 2 compresse quando necessario.
Grazie per aver letto il post!
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