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La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

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Guajrina

Post n°357 pubblicato il 21 Febbraio 2014 da lafarmaciadepoca
 

Se bazzicate da un po’ nei mercatini sicuramente vi sarà capitata in mano una scatola di Guajrina dell’Istituto Farmacoterapico Collaborativo di Bologna.

Queste pastiglie per la gola, che vengono presentate come rarissime dal venditore medio, ma in realtà non lo sono mai state, sono il passo successivo rispetto alle pasticche mentolo, borato e “inserire un alcaloide o derivato a caso” scegliendo tra cocaina, stovaina, codeina, novocaina e eroina (nata come sciroppo per la tosse).

La Guajrina conteneva oltre a mentolo ed eucaliptolo, dalle proprietà balsamiche ed espettoranti, e l’immancabile codeina il cui scopo era quello di dare una “mazzata” al sistema nervoso per rallentare il riflesso spinale che causa la tosse, anche terpina, guajacolo e olio di pino mugo.

La terpina si ottiene a partire dall’olio di trementina idratandolo con acidi diluiti, e rispetto alla molecola d’origine è molto meno irritante ed aggressiva. Negli anni Trenta veniva impiegata nel trattamento di tisi e broncopolmoniti per ridurre l’espettorazione, mentre oggi è più utilizzata come ingrediente per profumi.

Il guajacolo è una delle scoperte meno note di Ascanio Sobrero, nonché uno dei primi antibatterici della storia. Naturalmente rappresenta fino all’80% del creosoto, ma le tecniche di distillazione frazionata non consentono di ottenere un prodotto completamente puro, quindi occorre ricorrere alla sintesi a partire dalla pirocatechina.
Nella moderna farmacia il guajacolo è sempre più raro, mentre negli anni Trenta era come il prezzemolo: qualunque farmaco concepito per trattare tossi ostinate conteneva questa molecola, che a grandi dosi risultare tossica come altri derivati del fenolo.
Piccola curiosità: se vi capitasse mai di bere un vino che “sa di chimico” o di “farmacia” perché ha uno strano odore “pungente”, è imputabile al fatto che il guajacolo prodotto dai batteri del genere Rhodococcus, che intaccano il sughero del tappo, è finito nel vino.

L’olio di Pinus mugo (o mugolio) è ancora oggi molto utilizzato sia nella cosmesi  sia nella farmaceutica: a chiunque può essere capitato di aver fatto i suffumigi con quest’essenza in caso di mal di gola o raffreddore, ed in commercio sono presenti molte creme emollienti che annoverano quest’olio tra i loro ingredienti per via delle sue proprietà antisettiche e mucolitiche.

Ecco la foto della scatola:

Guajrina

Risale agli anni Trenta e misura 8,2 cm x 4 cm x 1,6 cm. Conteneva 20 pastiglie che potevano essere assunte fino ad un massimo di 4 al giorno lontano dai pasti.
La Guajrina era uno dei pochi farmaci a rassicurare il paziente riguardo al gusto del medicinale, infatti dietro la scatola si può leggere: “Si sciolga in bocca la pastiglia, che è buonissima”.
Per tutelare l’umanità dalla ricomparsa di questi preparati galenici io non pubblico mai le dosi delle componenti, ma in questo caso posso assicurare che queste pastiglie avrebbero curato la tosse anche ad un cavallo, e anche se farmaceuticamente parlando, gli anni Trenta erano ancora i tempi del farmaco libero, la Guajrina era sottoposta alle norme sugli stupefacenti ed era vietato l’uso nei ragazzi con meno di 13 anni.

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