La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
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La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, se conoscete delle curiosità, degli aneddoti, o anche solo qualche notizia in più, contattatemi, provvederò a modificare i post, per renderli ancora più ricchi!
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Dott.ssa Giulia Bovone
I FARMACI NELLA LETTERATURA
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Il farmaco di oggi ha un nome che è tutto un programma, in quanto si chiamava “Medomina”, e basta qualche piccola reminiscenza di latino da liceo per capire anche il suo impiego, ovvero in tutte quelle patologie che necessitavano di essere "dominate" dall'effetto di un ipnotico - sedativo.
“Il ponte sicuro tra sera e mattino” così era definito nelle pubblicità questo prodotto Geigy, era a base di cicloeptenil – etil – maloniurea, un derivato dell’acido barbiturico, il capostipite di questa classe farmacologica.
I barbiturici basano il loro funzionamento attraverso l’aumento della permeabilità della membrana cellulare agli ioni cloro. I neuroni riescono a comunicare gli uni con gli altri attraverso il potenziale d’azione, ottenuto tramite una variazione della concentrazione degli ioni sodio e cloro, tale da provocare un’inversione di polarità tra l’esterno e l’interno della cellula, in maniera sequenziale. Se si va a verificare un aumento della permeazione degli ioni cloro in uscita dal neurone, ecco che la membrana diviene refrattaria allo stimolo, impedendo il propagarsi del potenziale e donando un bel senso di intontimento generale.
A questo farmaco è legata anche una tra le più grandi personalità letterarie peruviane della prima metà del Novecento: José María Arguedas, antropologo, a cui si deve il merito di aver salvaguardato e soprattutto aiutato a diffondere la cultura tradizionale delle popolazioni andine.
Ebbene, José, soprattutto nei suoi ultimi anni di vita faticava parecchio a dormire e allora per ovviare al problema, decise di fare uso della Medomina Geigy.
Non è uno dei primi personaggi noti che hanno fatto uso di barbiturici, ma si tratta di un caso molto particolare. Analizzando la sua lettera a Lola Hoffmann del 3 luglio del 1962, lo si vede esprimere i suoi pensieri riguardo alla Medomina:
"C'è qualcosa che mi preoccupa: non riesco a dormire. La 'Medomina' è stata molto efficace; mezza compressa era sufficiente. Da quando sono a Santiago però sono meno efficaci. Il mio medico mi ha prescritto il 'Vesparax'; Ho dormito, ma mi sono svegliato intontito e angustiato. Ho scelto di non prenderne più. Ora prendo una pillola di 'Medomina' prima di dormire, e devo prenderne mezza alle due o tre del mattino, per avere circa quattro ore di sonno, ma non profondo”
Sulla scatola della Medomina la posologia raccomanda da ¼ di pastiglia a 1 pastiglia intera, non 1 e ½ come nel caso di José María Arguedas, e considerato che lo scrittore morì suicida nel 1969, ovvero sette anni dopo, ormai dipendente dai barbiturici, i quali hanno il curioso effetto collaterale di causare depressione con tentativi di suicidio, forse i due fatti sono correlati.
Ovviamente, dal momento che ogni persona dotata di logica sa che prima di esprimersi sarebbe necessario visionare gli esami tossicologici, che sicuramente non esisteranno in quanto José María Arguedas si uccise con un colpo di arma da fuoco alla tempia, non è il primo caso di personalità storiche, assuefatte da barbiturici che tentano il suicidio, dando prova che forse alcune molecole hanno un potere inimmaginabile su chi siamo e come ci comportiamo.
Ecco la foto della scatola:
Misura 6,1 cm x 2,5 cm x 0,5 cm, ha apertura a scorrimento, e risale agli ultimi anni di produzione della Geigy, prima che si fondesse con la CIBA: 1965 – 1970. Era la versione italiana del prodotto e non so se la stessa potesse trovarsi anche sul comodino di José María Arguedas, ma rimane una traccia indelebile di un passato in cui i barbiturici erano consumati come caramelle.
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