La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
BENVENUTI SU LA FARMACIA D' EPOCA!
La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, se conoscete delle curiosità, degli aneddoti, o anche solo qualche notizia in più, contattatemi, provvederò a modificare i post, per renderli ancora più ricchi!
Nessuna di queste scatole è in vendita, nel caso in cui troviate delle foto dei miei oggetti su siti tipo ebay, sono annunci FALSI: segnalatemeli prontamente, in modo da evitare l'ennesima truffa online.
Se avete necessità della mia esperienza come collezionista, mandatemi un messaggio e-mail a lafarmaciadepoca@libero.it vi risponderò il prima possibile, fornendovi le informazioni che ho a disposizione.
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Fino a poco tempo fa il servizio è stato gratuito per tutti, fornendo foto senza watermarks ed a maggiore risoluzione, con testi più professionali rispetto a quelli pubblicati, ma la poca correttezza di alcuni personaggi nei miei confronti ha fatto terminare questa politica.
Grazie per la visita
Dott.ssa Giulia Bovone
I FARMACI NELLA LETTERATURA
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Oggi , direttamente dall’infanzia di tanti di voi, il Regolatore Intestinale Murri, altrimenti noto con l’acronimo di RIM.
Ve lo ricordate bene vero? Quei quadratini al gusto di frutta, uno dei pochi farmaci che le mamme non faticavano a somministrare ai loro bambini, ma che addirittura si fingevano “lenti d’intestino” solo per poter assaporarlo.
Che bei tempi, quando essere stitici era un piacere, e non c’era la Marcuzzi a menare con il suo Bifidus actiregularis, che mi chiedo sempre dove caspita l’abbia trovato. (Oh, Bifidus, se esisti veramente dacci un segno!)
Ebbene, tanti si ricordano il farmaco, ma nessuno ricorda il suo ideatore, una tra le personalità più brillanti della medicina italiana di fine Ottocento ed inizi Novecento, grande amico di Giosuè Carducci (dicitur che il nostro medico fosse presente al capezzale del poeta morente), definito da D’Annunzio “il medico che meglio sapeva scrivere dopo il Settimo secolo”, lodato da Pascoli con la frase “ toccò gli alti fastigi dell’arte e della scienza”, grande fisiologo, il “Sommo” dei clinici medici, che fu coinvolto nel primo delitto “spettacolato” dalla stampa e sfruttato politicamente: sto parlando del prof. Augusto Murri.
Augusto Murri nacque a Fermo l’otto settembre del 1841, in una famiglia benestante. Studiò medicina sia in Italia a Firenze e a Camerino, dove si laureò, sia all’estero, nelle città di Parigi e Berlino.
Fu un rivoluzionario del pensiero medico e scientifico dell’epoca: per primo riconobbe l’importanza dell’istologia e dell’anatomia patologica nella ricerca medica, supportò le teorie microbiologiche e pose le basi per la fisioterapia.
Per lui il medico non doveva limitarsi a “conoscere”, bensì a “riconoscere”, le patologie. Scrive così nelle “Lezioni di clinica medica” del 1908: “Il segreto per riuscire nell’esercizio della Medicina non sta tutto né nell’acquisto di un gran sapere, né nell’aver veduto un gran numero di malati: queste sono due considerazioni certamente utilissime, ma il più essenziale sta nel loro intermedio, ossia nella facoltà d’applicare le nozioni acquisite ad ogni caso singolo”. In parole povere, il medico non deve limitarsi ad osservare la patologia, ma deve anche agire riconoscendo la malattia ed applicare ciò che ha imparato, per il bene del suo paziente (si spera).
Non commettete l’errore di confrontare i medici del passato con quelli del presente: a fine dell’Ottocento il paziente era per il medico nulla di più che una cavia, su cui sperimentare ritrovati pazzeschi, e cosa ancora più importante, non esisteva una linea guida per la cura delle malattie, a seconda del medico a cui ti rivolgevi, eri sottoposto ad una cura differente.
Ad Augusto Murri si deve anche un’importante legge che descrive i meccanismi di compensazione fisiopatologica, importanti studi sul morbo di Addinson (insufficienza corticosurrenale cronica), e studiò a lungo le lesioni cerebrali e le loro conseguenze.
Fu dal 1875 il docente di clinica medica dell’Università di Bologna e poi successivamente rettore, nel 1891 viene eletto deputato in Parlamento. Fu anche testimonial nel 1928 della Buitoni con lo slogan: “Il più illustre clinico vivente non si limita a prescrivere i prodotti Buitoni, ma ne fa uso egli stesso”.
Rimase vivente ancora per poco, morì l’undici novembre del 1932, a Bologna.
Nei primi anni del Novecento fu coinvolto in uno dei processi più pubblicizzati della stampa dell’epoca: “il delitto Murri”.
Il giorno 2 settembre 1902 a Bologna fu rinvenuto cadavere il Conte Francesco Bonmartini, marito di Linda Murri, una dei figli di Augusto Murri.
Da come si presentava la scena del delitto, pareva la classica rapina finita male, ma alcune discrepanze negli alibi e nei reperti, fecero intuire che la verità era decisamente diversa.
L’undici settembre è proprio il nostro Augusto Murri, che denuncia alla polizia il figlio Tullio, additandolo come responsabile della morte del cognato.
Non vado oltre, mi fermo qui solo per riportare alla memoria i fatti, il caso è decisamente complicato che meriterebbe un post tutto per sé.
Se volete saperne di più, infatti, non perdetevi il mio prossimo post in cui cerchèrò di farvi avere un resoconto accurato del delitto, ripulito dai pettegolezzi.
La stampa di area cattolica non si fa attendere: L’Avvenire arriva a tre edizioni giornaliere piene di dettagli scabrosi sull’evento tanto che, in seguito al boom delle vendite, potè permettersi di abbassare il prezzo del giornale.
Non si sa quanto ci fosse di vero negli articoli dell’Avvenire, ma si capì da subito che il suo unico proposito era quello di infangare la figura del professor Augusto, e far vedere a tutta l’Italia gli effetti di un’educazione libera dai freni religiosi, trasformando i due fratelli in amanti incestuosi. Addirittura arrivarono a pubblicare un bollettino medico attestante la regolarità del ciclo mestruale di Linda.
Sicuramente credo vi sarete chiesti quando si è iniziato a fare spettacolo dei delitti efferati, e come mai i giornalisti hanno così poco “tatto” nel parlare con i parenti delle vittime e degli accusati. Tutti loro sognano di avere un nuovo “omicidio Murri” per le mani ed essere i primi a darne notizia.
L’avreste mai immaginato, chi era il Professor Augusto Murri che si nascondeva dietro il purgante che prendevate da bambini?
Ecco le scatole che possiedo, risalgono agli anni Quaranta del Novecento.
Mini – Rim, misura 4,5 x 2,5 x 1,0;
Maxi - Rim, misura 11,0 x 6,0 x 2,0;
Le due scatole a confronto; (Il malvagio Dott. RIM con il suo minion, oppure Don RIM con il suo gorilla, scegliete voi)
Il RIM era prodotto dall’Agenzia Generale Italiana Farmaceutici, con sede a Milano, in corso Venezia 14.
Il brevetto con il nome del farmaco è stato registrato il 21/12/1925.
La formula conteneva: Olio minerale purissimo, agar – agar, acido citrico, purgène, marmellata di frutta fresche e zucchero q.b.
Perché una tale bontà, un medicinale quasi casereccio è stato tolto dal commercio? Perché il purgène è cancerogeno. Senza di esso, ci troveremo davanti ad una semplice marmellatina.
Le dosi consigliate erano: per gli adulti due “bomboni” ( è proprio scritto così sulla scatola, involontariamente ci sta a pennello!) alla fine del pasto serale, per i bambini un “bombone” alla fine del pasto serale.
L’uso del medicinale, come è scritto sul retro di quella più grande, era indicato “In tutti i casi di stitichezza sia temporanea che abituale – nelle forme frequenti di atonia intestinale, in quelle emorroidali, ecc. Il RIM si prepara anche in vasetti di marmellata ( preparazione di primo grado) specialmente raccomandabile pei bambini di età inferiore ai due anni e pei convalescenti”.
Grazie per l’attenzione e non perdetevi il prossimo post!
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