Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

 

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Attualità: inchinatevi al cospetto dell'Escherichia coli, il "temibile" batterio killer!

Oggi niente scatola, piuttosto vorrei dire due parole in difesa di Sua Altissima Maestà l’Escherichia coli, perché pare che i Signori giornalisti stiano completamente delirando.

Prima di tutto però, occorre fare una rivelazione shock, che dia qualche peso alle mie osservazioni: io non sto  seguendo il corso di laurea in chimica, o in farmacia, o in medicina (come molti erroneamente credono), io spero di far parte, prima o poi, della bistrattata categoria dei biologi (svenimento collettivo della blogosfera).

E non solo, al momento della mia iscrizione ho deciso di scegliere come materie opzionali tutto ciò che avesse a che fare con il mondo della nutrizione umana, capirete che per tutto questo tempo è stata un’agonia sentir  “narrare le epiche gesta dell’E. coli” da giornalisti non documentati sull’argomento.

All’inizio avevo ben pensato di non fare un post sull’allegro batterio, ma poi quando ho notato che stava iniziando a dilagare la psicosi, e a rimetterci sarebbero state le nostre tasche, ho deciso di “aprire la boccuccia”, perlomeno per fare un po’ di chiarezza.

Dal punto di vista microbiologico, ci interessano due aspetti del  batterio (non chiamatelo “microbo” perché si arrabbia): il fatto che sia un enterobatterio, e che rientri nella categoria dei procarioti “opportunisti”.
Questo significa che l’Escherichia coli vive nell’intestino di molti animali a sangue caldo, e normalmente non rappresenta un pericolo per l’uomo perché vive anche “in” noi, solo che in alcune occasioni, può diventare patogeno.

Quando ho sentito per la prima volta al tg la notizia di un’intossicazione alimentare da E. coli mi sono balenate in mente le parole della mia professoressa di igiene degli alimenti: “ Se in un campione di preparato alimentare rintracciate degli E.coli, sicuramente sarà stato contaminato da feci”.

Sì, proprio così, avete capito benissimo, ora la domanda è: come hanno fatto delle feci ad arrivare sulla verdura?
 La causa della contaminazione è piuttosto varia, in quanto l’Escherichia coli è comune a moltissimi animali a sangue caldo, come per esempio i topi, ma a volte basta anche una contaminazione accidentale  come può essere la rottura di un condotto fognario che si sia riversato da qualche parte. O anche lo scherzo di pessimo gusto di qualcuno che non veniva pagato abbastanza …

Dalle mie esperienze universitarie posso dire con buona sicurezza che il problema non è in un determinato cibo in sé, ma nella sua modalità di conservazione: come per esempio, un camion – frigo su cui non funzionava bene la refrigerazione e si è trasformato in un incubatore di E. coli, contaminando non solo il primo carico ma anche quelli successivi; un magazzino in cui d’ogni tanto, si vanno ad infilare i topi; una sterilizzatrice che non sterilizza bene;  un contadino che ha considerato la rottura del condotto fognario che passa per il suo terreno, con conseguente fuoriuscita di liquami, una “manna” per le sue piantine e non una catastrofe;  materiali “troppo di scarto” su cui sono stati fatti crescere i germogli di soia, e le altre potete inventarvele anche voi.

Come potete vedere le possibilità sono infinite, e dal momento che non è possibile individuare una sorgente d’infezione in un ortaggio particolare, secondo me varrebbe la pena indagare anche sui metodi di stoccaggio e di trasporto.

Al momento esistono 171 sierovarianti di E.coli, la maggior parte ampiamente studiate, dal momento che questo batterio è considerato un modello biologico.
Inoltre, le intossicazioni da E.coli non sono così rare come ci fanno credere: la famosa “diarrea del viaggiatore” è uno di questi esempi.

Al momento sono stati accertati 12 casi mortali su quasi duemila contagi, e credo che se si indagasse a fondo si scoprirebbe che i morti sono persone anziane, bambini, oppure persone che avevano già un quadro clinico particolare o debilitate.

Quindi, nell’attesa che qualcuno apra gli occhi e capisca che lavando bene la frutta e la verdura non corre alcun pericolo, io sono andata al supermercato più vicino a vedere come stavano le cose, se è vera la storia di questa psicosi.

Risultato? C’era gente che comprava frutta e verdura tranquillamente: io stessa ho acquistato delle pesche provenienti dalla Spagna (i cetrioli non mi piacevano già da prima del “batterio killer”) e le ho mangiate, con la buccia, dopo averle soltanto lavate.
Una sfida diretta all’ E. coli killer, che si è risolta in un nulla: io sono ancora qui e i miei E.coli intestinali non hanno deciso di iniziare una rivoluzione.  (Allons E. coli de la Patrie, le jour de gloire est arrivé!)

Ovviamente gli agricoltori e i giornalisti gridano che c’è gente che non compra più la verdura, ma mi paiono solo le grida dettate dal catastrofismo di routine: ieri il reparto frutta e verdura era pieno come al solito.

Ora, dal momento che in provincia di Alessandria non siamo tutti microbiologi o sprezzanti del pericolo, non vedo perché gli agricoltori italiani pretendano di ottenere dei risarcimenti: la gente che compra c’è.  Sinceramente, dopo che pago onestamente le mie verdure, e ho fiducia nel prodotto italiano, non vedo per quale motivo noi consumatori finali dobbiamo dare ancora dei soldi agli agricoltori.
Perché i milioni di euro che si intascheranno, alla fine, verranno spillati direttamente da noi, aumentando il prezzo dei carburanti o dagli altri balzelli che affliggono questa nostra povera penisola.

Grazie per aver letto il post! Ovvio che non desideravo che il post avesse vena polemica alcuna, solo un po’ di informazioni scientifiche sulle modalità di contagio batteriche. Carissimi Nas, non offendetevi, non era mia intenzione!

 
Rispondi al commento:
lafarmaciadepoca
lafarmaciadepoca il 08/06/11 alle 17:50 via WEB
Mi dispiace che da te l'allarmismo abbia "mietuto vittime". Noi, come facoltà di biologia pensavamo di produrre un opuscoletto gratuito anti - panico, ma dai nostri rilevamenti pare che non ce ne sia bisogno: i commercianti continuano a vendere come prima, e anzi hanno avuto un'impennata nella vendita dei prodotti italiani. Probabilmente credo che alla base, come giustamente dici tu, ci sia l'esagerato allarme dei media: se magari si fornisse qualche informazione in più sui metodi di contagio, forse staremmo tutti quanti più tranquilli. Un saluto, nell'attesa di una bella insalata!
 
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