La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
BENVENUTI SU LA FARMACIA D' EPOCA!
La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, se conoscete delle curiosità, degli aneddoti, o anche solo qualche notizia in più, contattatemi, provvederò a modificare i post, per renderli ancora più ricchi!
Nessuna di queste scatole è in vendita, nel caso in cui troviate delle foto dei miei oggetti su siti tipo ebay, sono annunci FALSI: segnalatemeli prontamente, in modo da evitare l'ennesima truffa online.
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Fino a poco tempo fa il servizio è stato gratuito per tutti, fornendo foto senza watermarks ed a maggiore risoluzione, con testi più professionali rispetto a quelli pubblicati, ma la poca correttezza di alcuni personaggi nei miei confronti ha fatto terminare questa politica.
Grazie per la visita
Dott.ssa Giulia Bovone
I FARMACI NELLA LETTERATURA
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“Siano cauti quelli che devono servirsi della Tintura suddetta, in mandar persone Fedeli, che vengino alla Speciaria prescritta, ove si dispensa con la insegna sopra la Bozzetta, simile alla impressa nella presente Ricetta, e sigillata con cera spagna con nostro Sigillo del Redentor, per evitare qualunque fraude, che pregiudicasse l’Infermo, et il rimedio. Vivi sano”
Prendo in prestito queste parole da un volantino pubblicitario del settecento per introdurre uno dei farmaci italiani più antichi, cioè la Tintura d’Assenzio della Farmacia Girolamo Mantovani di Venezia.
Anche se nell’immaginario collettivo l’assenzio è sicuramente l’alcoolico legato al decadentismo e ai poeti maledetti, sappiate che già da metà Seicento iniziarono a diffondersi in Europa delle bevande “medicamentose” all’assenzio. Baudelaire, credevi di essere il primo, eh?
Le prime tracce della Tintura d’Assenzio Mantovani, rimedio principe (per l’epoca!) contro i mali di stomaco e l’indisposizione, comparvero intorno a metà Seicento, all’incirca sotto il dogato di Carlo Contarini: ovviamente non era una bevanda da utilizzare come fine – pasto, bensì un medicinale vero e proprio, che durante i suoi trecento anni di presenza sugli scaffali, vantava di essere stato apprezzato da illustri personalità quali Eugenio di Savoia, Catterina Tron, Carlo Goldoni, Lodovico Manin (ultimo doge), Napoleone e George Sand.
Considerato che l’unica prova dell’utilizzo della Tintura di Assenzio da parte di personaggi importanti, è rappresentata da una pubblicità della tintura stessa, io non ci farei così tanto affidamento, ma è innegabile che il medicamento godette sempre di una certa qual notorietà, indipendentemente dalla fama dell’assenzio.
La Tintura di Assenzio Mantovani, era sì a base di assenzio, acqua distillata e alcool etilico, ma oltre al fatto di essere facilmente riprodotta ( per favore non fate i bohemiennes anche se sull’etichetta ci sono le dosi!), tanto che già all’epoca costrinse il suo ideatore a creare una sorta di “sigillo di autenticità del prodotto”, non fu mai percepita come un farmaco da “sballo”.
Infatti nel 1931, in Italia, fu emanata una legge che poneva dei limiti alla vendita e distribuzione di assenzio, che non toccò mai i prodotti farmaceutici, tra cui la Tintura Mantovani.
Questo è dovuto principalmente al fatto che la diffusione dell’assenzio, era molto scarsa in Italia, rimanendo confinata a certi ambienti: l’alcoolismo italiano basava le sue fondamenta sull’acquavite e su altri distillati di scarsa qualità, molto più economici.
La vera fine della Tintura di Assenzio, non fu decretata da una legge contro la “fata verde”, ma dal progresso farmaceutico. Con il secondo dopoguerra arrivarono in Italia medicinali migliori contro il mal di stomaco, perciò se questo farmaco poteva essere stato il top nel Settecento, agli inizi degli anni Cinquanta, non riusciva più a resistere sul mercato.
Oggi l’assenzio è nuovamente legale, in quanto l’Unione Europea ha riabilitato la produzione a patto di una diminuzione della quantità di tujone presente nel prodotto. Il tujone è un terpene tossico, e nel moderno assenzio non può superare i 10 mg/l per i liquori e 35 mg /l per gli amari.
L’assenzio di Baudelaire e di Verlaine ovviamente non era così tanto controllato e regolamentato: l’uso di alcool di patate o di melassa, spesso non rettificato, contenente metanolo e la consuetudine di utilizzare il tricloruro di antimonio per imitare l’intorbidimento degli assenzi di qualità, non contribuivano certo alla creazione di un prodotto sicuro per la salute. Infatti, le cosiddette allucinazioni da assenzio, non sono imputabili alla bevanda di per sé, ma dalle sue componenti “estranee” comunissime negli assenzi di fine Ottocento / inizi Novecento. Perciò se il vostro compagno di bevute accusa allucinazioni dopo un bicchierino di assenzio moderno, sta mentendo spudoratamente!
Ecco la foto del flaconcino e un particolare del sigillo di garanzia del prodotto:
Misura 7,2 cm di altezza e 5,1 cm di diametro, risale alla fine degli anni Trenta ed è ancora piena. La posologia raccomandava un cucchiaino da caffè prima dei pasti principali.
Grazie per aver letto il post e spero che continuerete a seguirmi anche per questo quarto anno!
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