La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
BENVENUTI SU LA FARMACIA D' EPOCA!
La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, se conoscete delle curiosità, degli aneddoti, o anche solo qualche notizia in più, contattatemi, provvederò a modificare i post, per renderli ancora più ricchi!
Nessuna di queste scatole è in vendita, nel caso in cui troviate delle foto dei miei oggetti su siti tipo ebay, sono annunci FALSI: segnalatemeli prontamente, in modo da evitare l'ennesima truffa online.
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Fino a poco tempo fa il servizio è stato gratuito per tutti, fornendo foto senza watermarks ed a maggiore risoluzione, con testi più professionali rispetto a quelli pubblicati, ma la poca correttezza di alcuni personaggi nei miei confronti ha fatto terminare questa politica.
Grazie per la visita
Dott.ssa Giulia Bovone
I FARMACI NELLA LETTERATURA
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Spesso in passato alcune aziende alimentari hanno provato ad entrare nell’industria farmaceutica, e la Pietro Isnardi di Oneglia, quella dell’olio tanto per intenderci, non è stata da meno.
Negli anni Trenta / Quaranta, infatti, aveva lanciato sul mercato un preparato antidiarroico chiamato Karcamir, che non è rimasto a lungo sul mercato. Fortunatamente.
Questo ritrovato della scienza è sicuramente quanto di più efficace potesse offrire l’Italia dell’epoca, e la sua composizione è grande indicatore di come noi moderni non dobbiamo assolutamente rimpiangerla:
-Fiori di Karkadé: deriva dal calice dell’Hibiscus sabdariffa, e oggi come allora era conosciuto per la sua proprietà di essere una valida tisana. Era diffusissimo in Italia negli anni Trenta perché in seguito alle sanzioni economiche dopo la guerra d'Etiopia il tè era divenuto molto costoso, e la risposta autarchica fu il karkadé.
-Legno di campeggio: no, non è quello che state pensando. Nessun escursionista è stato privato dei paletti della tenda. Si tratta di corteccia di Haematoxylum campechianum, una pianta impiegata in passato nelle tinture, senza grandi proprietà farmacologiche.
-Bacche di mirtillo: il mirtillo ha proprietà antiossidanti, peccato che per avere qualche beneficio occorra mangiarne a vagonate e non penso che 5 gr. riescano a sanare un intestino scombussolato.
-Acido cloridrico al 25%: sì, qui capite bene, è HCl al 25%, fortunatamente solo XVII (17) gocce, il vero “motore” del Karcamir.
-Acqua distillata: per diluire quanto sopra.
Fortunatamente il flacone mette in guardia il paziente con importantissime avvertenze: “Durante la cura le orine assumono in generale un colorito rosso più p meno intenso. Il fenomeno non deve destare preoccupazione alcuna essendo dovuto al medicamento. L’eventuale deposito o sospensione nel liquido del flacone non pregiudica la bontà del prodotto: è comune in quasi tutti i prodotti vegetali”. Chiaramente due osservazioni che noi moderni giudicheremmo “l’ultimo dei problemi data la composizione del farmaco”.
Ecco la foto del flacone:
Misura 13 cm in altezza x 4,5 cm x 2,5 cm e risale agli anni Trenta. La posologia raccomandava da 6 mesi ad un anno un cucchiaino da caffè ogni 3 ore, da uno a due anni un cucchiaino ogni 2 ore, dai 2 ai 4 anni un cucchiaio da frutta ogni 3 ore, dai 4 agli 8 un cucchiaio da frutta ogni 2 ore, dagli 8 ai 15 un cucchiaio da minestra ogni 3 ore, e dopo i 15 anni un cucchiaio da minestra ogni 2 ore. Mai in vita mia ho incontrato una posologia più arzigogolata di questa.
Comunque per concludere, sappiate che il Karcamir all’epoca era presentato come :” un rimedio assolutamente innocuo che può essere somministrato sempre con grande vantaggio, anche ai lattanti e ai vecchi”. Giuro che la prossima persona che si lamenta dei farmaci moderni e di come questi ci “avvelenino” si scolerà un flaconcino di Karcamir. Tutto, fino alla fine.
Grazie per aver letto il post!
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