La farmacia d'epoca
Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone
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Dott.ssa Giulia Bovone
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I sali di bromuro furono uno dei primissimi sedativi ed anti-convulsivi di sintesi ad essere impiegati in terapia.
Era il 1857, quando Sir Charles Locock decise di sperimentare l’uso dei sali di bromo per curare una patologia che all’epoca rappresentava un enorme male sociale: l’isteria femminile.
A metà dell’Ottocento, con il termine di “isteria” venivano raccolte tutte quelle manifestazioni patologiche che si ritenevano legate alla psiche femminile, come epilessia, malinconia, nevrosi, ansia, depressione, svenimenti ed altro, tutti legati alla torsione dell’utero. All’epoca, infatti si pensava che l’utero femminile funzionasse un po’ come lo stomaco dei pastori tedeschi, e ruotando sul suo asse, o semplicemente dislocandosi nelle più varie posizioni (esiste una vasta letteratura ottocentesca sull’utero vagabondo e sui modi di ricollocarlo in sede) causasse alla povera sventurata quanto descritto sopra.
Ironia a parte, la sperimentazione dei bromuri, ed in particolare di quello di potassio, si rivelò estremamente promettente, perché questo sale risultò un potente sedativo.
Molto interessante è come l’abuso di questo farmaco, sia apertamente consigliato, sia somministrato di nascosto, iniziò a far considerare tutte le donne come potenzialmente nevrotiche, facendo assumere al sedativo il ruolo di garante della pace domestica. Il medicinale diventava l’alternativa economica al massaggio pelvico o alla clitoridectomia per mantenere le turbe emotive delle signore ottocentesche sotto controllo. Infatti, nonostante il campione dell’esperimento fu solo di 14 donne, il poterle facilmente sedare era una gioia per i manicomi del Diciannovesimo secolo.
Il bromuro di potassio rimase in terapia fino all’avvento dei primi barbiturici, fenobarbital, in testa, ma la sua fama da “sedativo per cavalli” continuò anche nel Novecento, creando una fittissima selva di leggende metropolitane.
Per esempio si diceva che le suore fossero solite sciogliere il bromuro di potassio nel cibo delle educande, i frati in quello dei fedeli in ritiro spirituale, ma quella più famosa è il bromuro di potassio nelle razioni dell’esercito per calmare le voglie bollenti della truppa nella maniera più vittoriana possibile.
L’utilizzo del bromuro di potassio non era però scevro da pericoli, in quanto gli effetti collaterali erano vari e molteplici: visione offuscata, vertigini, eruzioni cutanee, sonnolenza, irritabilità e se mal dosato poteva provocare la morte del paziente. Il bromuro di potassio, inoltre ha la caratteristica di accumularsi nell’organismo, dando origine ad una patologia denominata bromismo.
Essa si manifesta con irritazione delle mucose rinofaringea e bronchiale, poi con un’eruzione cutanea a tipo di acne (acne bromica), e quindi inappetenza, nausea, disturbi gastroenterici, albuminuria, depressione delle funzioni psichiche.
Ecco la foto del flacone:
Misura 11 cm di altezza x 5 cm di diametro e risale agli anni Venti del Novecento. Questo flacone era prodotto e venduto dai Dott. Ottolenghi e Restano di Torino, ma ne esistono molte altre versioni commerciali: fino al consolidamento sul mercato dei barbiturici, i sali di bromuro rimasero incontrastati l’unico modo di sedare le mogli battagliere.
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