Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Novembre 2012

Il farmaco più vecchio d'Italia: le Pastiglie Marchesini

Post n°268 pubblicato il 28 Novembre 2012 da lafarmaciadepoca
 

La scatola di oggi appartiene ad uno dei farmaci italiani più antichi di cui si abbia traccia: le Pastiglie Marchesini.

E’ difficile risalire alla personalità del suo inventore, il Dott. Nicola Marchesini, ma di per certo si sa che le prime pastiglie comparvero intorno ai primi anni dell’Ottocento.

Le Pastiglie Marchesini erano usate in caso di tosse, catarri, difficoltà di espettorazione ed enfisema polmonare,  erano conosciutissime e soprattutto potevano vantare la raccomandazione del mondo medico dell’epoca. Volete qualche nome? Eccovi accontentati: Augusto Murri (Il Medico per eccellenza), Dioscoride Vitali ( che sponsorizzava anche l’Idrolitina Gazzoni), e Roberto Massalongo (autore di “Patologia della pneumonite acuta”).
Quelli elencati sono solo i più conosciuti, però sappiate che dietro alla scatola c’è una serie di nomi da fare invidia all’elenco telefonico!

Ma per essere così tanto elogiate, sicuramente le Pastiglie Marchesini dovevano essere efficacissime, ma prima di elencarvi gli ingredienti ci tengo a precisare che le Pastiglie del primo Ottocento, dovevano avere una formulazione ben differente da quella novecentesca, infatti, basta una veloce occhiata agli ingredienti per capire dove sono state fatte aggiunte o limitato la presenza di alcuni principi attivi.

La ricetta originale doveva essere a base di ipecacuana e morfina: la prima è sempre stata conosciuta come un espettorante, mentre la seconda era una novità per il secolo decimonono, in quanto era stata isolata per la prima volta nel 1804.
Come si sa, la morfina induce dipendenza (che sicuramente avrà giovato alla vendita delle pastiglie), così,  sul finire dell’Ottocento, si preferì diminuirne la dose in favore della dionina, o cloridrato di etilmorfina, che possiede le stesse qualità della morfina, ma non dà luogo ad assuefazione.
Il “corpo” della pastiglia, invece era costituito da mucillaggini vegetali, zucchero aromatizzato e gomma arabica.

Ecco la foto della scatola:


Misura 8,2 cm x 3,9 cm x 1,5 cm e risale agli anni Dieci del Novecento.
Ho visto che spesso e volentieri questa scatola è datata anni Venti, in realtà appartiene al decennio precedente, in quanto Roberto Massalongo morì sul finire degli anni Dieci, e non avrebbe senso far pubblicizzare da un caro estinto un prodotto farmaceutico che dovrebbe tenere in vita.
Ciò non toglie che il design possa essere rimasto lo stesso per entrambe le decadi, ma vale la pena controllare se nella versione posteriore compare ancora Massalongo.

Le Pastiglie Marchesini erano prodotte dalla Società Anonima Laboratorio Farmaceutico G. Belluzzi di Bologna.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Don Camillo, Peppone, e la Farmacia d' Epoca

Post n°267 pubblicato il 23 Novembre 2012 da lafarmaciadepoca
 

Sì, avete letto giusto, non sto delirando, datemi il tempo di spiegare e tutto vi sembrerà più chiaro.

Per quanto io sia giovane, conosco piuttosto bene le opere di Guareschi, anche perché ho avuto la possibilità di “assorbire” quell’ambiente di campagna, duro e aspro, che non regala nulla a nessuno, fatto di gente semplice e operosa, talvolta un po’ ingenua ma dal gran cuore, dai racconti dei miei nonni e bisnonni (di cui ho avuto la fortuna di conoscerne tre su quattro).

Stimo l’opera di Guareschi dal profondo del mio animo, perché mi ricorda il mio passato, mi ricorda “quei testardi contadini della Bassa” che mi hanno preceduto, che hanno lottato contro le alluvioni del 1948, del 1968 e del 1994, contro il crollo del campanile del mio paese, Frugarolo, nel 1980, contro la nebbia, contro le zanzare, e grazie ai nuovi finanziamenti UE, dall’anno prossimo lotteremo a mani nude contro i leoni. (Sì, facciamo di tutto per incrementare il turismo)

Quando mi capita di parlare della “Bassa padana”, con coetanei, indubbiamente l’associazione tra la vita di campagna e un particolare partito politico “a caso” è ciò che va per la maggiore, e si trascina dietro anche autori la cui unica colpa è stata quella di rimanere affascinati da questo territorio, come Guareschi.

I racconti di Giovannino non sono politici, e mi dispiace per chi si tiene lontano dai suoi libri solo per questo.
Non sono la celebrazione della “ Padana Stirpe” ma sono il manifesto del buonsenso, una parola che troppe volte dimentichiamo. Già, quel buonsenso che viene prima del Partito Comunista e prima della DC, che si manifesta sempre nella maniera più inaspettata, e che permette di risolvere le questioni in maniera umana, senza un vessato e un vessatore.

Sono un inno alla semplicità di tutte quelle persone comuni, semplici, lontane dai palazzi del potere, che hanno vissuto la vita patendo e lottando con coraggio: il “Mondo Piccolo” è questo, uno spaccato tragicomico dell’Italia del secondo dopoguerra, che rimane vivo e reale nel tempo.

Le mie non vogliono essere parole di parte. Io sono uno degli ultimi prodotti degli anni 80, e faccio parte di una delle prime generazioni cresciuta con il computer in casa, che ancora prima di saper scrivere, già schiacciava i tasti della tastiera e nonostante ciò, sento “mio” ciò che scrive Guareschi: è un autore che ho sempre stimato, e ora che “scribacchio” apprezzo il suo stile schietto e diretto come i pugni di Don Camillo.

Così, quando mesi fa fui contattata da Alberto Guareschi, uno dei due figli di Giovannino, a proposito di alcune foto di un tubo di Aspirina che compare nella novella “l’Autunno”, beh, non credevo alla mail che stavo leggendo!

Per me è stato un onore collaborare, anche se in minima parte, alla realizzazione della trasposizione in fumetto dei racconti del "Mondo Piccolo", e ringrazio per lo spazio dedicato a questo blog che ha tanta voglia di crescere e di farsi conoscere.

Ecco spiegato cosa c’entra la Farmacia d’Epoca con Don Camillo e Peppone, e già che si avvicina Natale, vi consiglio di regalare o di regalarvi il libro. E’ piaciuto persino mia madre, che non è amante dei fumetti, perciò penso possa aver passato il test di idoneità!

Il volume si intitola “Don Camillo a fumetti – Giulietta e Romeo”, illustrato ed edito da ReNoir. Per la cronaca, mi trovate a pagina 50.

Quella sotto è l’immagine della copertina.


Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Angioxyl

Post n°266 pubblicato il 19 Novembre 2012 da lafarmaciadepoca
 

Per la serie “ i farmaci indefiniti” abbiamo oggi con noi l’Angioxyl dei Laboratori Farmaceutici Maestretti.

L’Angioxyl era un farmaco opoterapico, per la precisione dell’estratto pancreatico disinsulinizzato, decisamente enigmatico: infatti, sulla scatola viene indicato nella cura di “alcune affezioni dell’apparato cardio vascolare”, ma non specifica quali, e soprattutto io non vedo il nesso tra estratto pancreatico e malattie cardiache.

Che fare allora? Ovvio: prendere in mano la mia Annata Terapeutica del 1948 e cercare di rispondere a questi interrogativi.

Già dalle prime pagine trovo una bella pubblicità del prodotto in questione, con  annesso elenco delle patologie in cui era impiegato:


Peccato che l’inserzione non dia alcuna spiegazione circa il perché di questo bizzarro utilizzo.
Per ottenere delle risposte sono dovuta andare fino a pagina 479, e vi riporto ciò che ho trovato:

Il tessuto pancreatico disinsulinizzato, somministrato per via endomuscolare alla dose di 2 - 4 cc, combatte i dolori così efficacemente che secondo Kirwin e coll. l’effetto è duraturo e quasi mai si deve ricorrere ad un’altra iniezione”.

E’ inoltre curioso notare che l’Annata Terapeutica consigli il Deprepanex e non l’Angioxyl per le iniezioni di estratto pancreatico.
Sinceramente non ho idea di come Kirwin e collaboratori abbiano condotto la loro ricerca, e vorrei veramente saperlo, perché ogni volta mi stupisco per come siano riusciti a catalogare come antidolorifico qualcosa che non lo è.

Ecco la foto della scatola:


Misura 7,8 cm x 11,5 cm x 2,2 cm ed è databile tra il 1934 e il 1937. Da notare che essendo un prodotto biologico, aveva una data di scadenza, fatto assai raro nella farmacia della prima metà del Novecento.

Le fiale contenevano 2 cc di estratto pancreatico sul totale di 20 unità.
La posologia raccomandava 1 - 2 fialette al giorno secondo le prescrizioni del medico.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Il Cerotto Alpinisti

Post n°265 pubblicato il 16 Novembre 2012 da lafarmaciadepoca
 

La scatola di oggi è di un prodotto misconosciuto: il Cerotto Alpinista BMC.

La linea di prodotti specifici BMC era di proprietà della Società Nazionale Prodotti Chimici e Farmaceutici, che sicuramente ricorderete perché produceva il Thermogène, la famosa ovatta revulsiva.

Il Cerotto Alpinista era una sottile tela adesiva che doveva proteggere i piedi per prevenire calli e vesciche. In questo caso è difficile capire se fosse efficace o meno, bisognerebbe avere la testimonianza di qualcuno che l’ha provato, comunque la donna sulla scatola ( che dalla posa pare parente del Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich) da l’idea di  essere soddisfatta, anche se io non mi  dedicherei all’alpinismo con il vestito da passeggio e i tacchi.

Ecco la foto della scatola:


E’ in cartone e misura 11,4 cm di altezza per 1,8 cm di diametro.

Se qualcuno dovesse avere delle notizie riguardanti la Società Nazionale Prodotti Chimici e Farmaceutici si faccia avanti nei commenti oppure può contattarmi all’indirizzo mail in arancione in cima alla pagina.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Cherry Cough Pastilles

Post n°264 pubblicato il 13 Novembre 2012 da lafarmaciadepoca
 

Conclusa la parentesi scientifica, ritorno alla vecchia routine con un prodotto della Warrick Brothers: le Cherry Cough Pastilles ( le pastiglie per la tosse alla ciliegia).

Questo preparato farmaceutico era composto estratto di ipecacuana ( un “must have” per le sue proprietà espettoranti),  estratto di Scilla nutans, ( il liquido contenuto nel bulbo ha caratteristiche mucolitiche. Peccato che se l’estrazione non viene effettuata a regola d’arte, risulti velenoso), estratto di Althaea officinalis (rimedio principe contro il mal di gola: lenisce il dolore e riduce l’irritazione dei tessuti), ma la percentuale maggiore era rappresentata da cloroformio.

Questa piccola e simpatica molecola fu sintetizzata per la prima volta da Justus von Liebig (sì, è quello del dado da brodo)  nel 1831, ma solo sedici anni dopo si ebbe l’applicazione pratica del cloroformio in medicina, come anestetico.
Purtroppo questa molecola è altamente tossica e pericolosa, basti pensare che il suo utilizzo poteva provocare aritmie cardiache mortali. Inoltre è sospetta cancerogena.

Ecco la foto della scatola:


Misura 9,3 cm x 6 cm x 1,6 cm e risale agli anni Quaranta - Cinquanta del secolo scorso.
Le Cherry Cough Pastilles erano adatte per grandi e piccini, senza alcuna distinzione e senza indicazioni sulla posologia.
Per darvi un’idea di quanto fossero diffuse, e di quanto gli Inglesi adorino il sapore di ciliegia, sappiate che al giorno d’oggi esistono ancora varianti di queste pastiglie ( non più al cloroformio), prodotte da giganti dell’industria dolciaria come la Fisherman’s, la Halls e la Ludens.

Grazie per aver letto il  post!

 
 
 

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