Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Marzo 2013

50.000 visite!

Post n°292 pubblicato il 28 Marzo 2013 da lafarmaciadepoca
 

Colgo l'occasione di questo post per ringraziare tuti coloro che seguono il mio blog per essere arrivati alle 50.000 visite, che per un piccolo blog come questo è un traguardo molto importante.

Così, per festeggare e anche per prendere un po' in giro il mio hobby ho deciso di pubblicare una pagina di pubblicità di un giornale inglese di fine Ottocento, che vi invito a condividere su Facebook, ad usarlo come sfondo per il desktop, a farlo leggere alla suocera etc: è un mio regalo per voi tutti.

Qualora desideraste averne una copia in italiano (che metterò online la settimana prossima) o una versione HD fatemelo sapere via mail.

Nella ricostruzione ho cercato di essere il più fedele possibile ai giornali di fine secolo Decimonono, ma è un po' che non disegno quindi vi beccate quello che viene, anche perchè io sono la figlia che scrive, non quella che disegna.

Grazie ancora a tutti, e buona Pasqua!


Per una migliore visualizzazione vi consiglio di andare sulla pagina Facebook e visualizzare l'immagine a schermo intero.
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=324967430958477
set=pb.198665416922013.-2207520000.1364484930&type=3&theater

So che molti non condivideranno la scelta dell'inglese, ma vi renderete conto che questo è l'unico modo per renderla presentabile, perchè proprio "safe for works" non la è, come tutte le pubblicità di fine Ottocento!

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AGGIORNAMENTO!

Sempre sulla pagina Facebook è disponibile anche la versione in italiano:

Versione italiana

 
 
 

Farmaci Famosi: il Chinuryl

Post n°291 pubblicato il 26 Marzo 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno, oggi abbiamo ospite un farmaco che sicuramente non conoscerete, eppure è uno di quei farmaci che riesce a sorprendere sempre e non delude mai.
 
No, non si tratta delle Pastiglie Kinder con meno cacao, più latte, diviso cavolfiore, per la radice quadrata dei sottaceti: è il Chinuryl Maestretti.
 
Questo farmaco dal nome e dalla composizione bizzarra, era impiegato nella cura delle sindromi azotemiche.
Ciascun cialdino era a base di acido chinico ( che non è chinino! Previene la formazione di acido urico e viene impiegato nella cura della gotta), teobromina ( che ha un leggerissimo effetto stimolante e diuretico, d’altronde se così non fosse ogni volta che mangeremmo un cioccolatino saremmo presi da raptus e convulsioni come sotto l’effetto dei migliori stupefacenti), polvere di mirtillo ( leggero antisettico urinario, la polvere viene usata anche in caso di fragilità capillare), e lattosio (che non fa nulla, ma va bene così).
 
A volte mi piace cercare se alcuni di questi farmaci siano legati a particolari personalità storiche, così ho chiesto a zio Google, in arte Gogol o Gughel, se questo farmaco fosse mai stato prescritto a qualcuno di notorio, e ho trovato un nome: Don Francesco Antonio Caruso.
 
Per chi non lo sapesse Don Francesco Antonio Caruso è stato il fondatore della Casa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria per gli orfani di Catanzaro, operante ancora oggi nell’aiuto dei più poveri. Il 12/10/2012 è stata aperta la causa di beatificazione per l’ecclesiastico.
 
Negli ultimi anni della sua vita Don Caruso soffrì di gonfiori alle gambe, gotta, e dolori alla vescica, infatti nelle sue lettere compaiono molto spesso i nomi di due farmaci, uno è l’Elmitolo (di cui ho già parlato), l’altro è proprio il Chinuryl.
In particolare, in una lettera del 1950, indirizzata alla Terziaria Domenicana Serafina Caliò, Don Caruso chiede di inviargli due scatole di Chinuryl, di cui gliene arriverà solo una.
 
Volete sapere come poteva essere la scatola che non gli è mai arrivata? Ecco la foto:



Misura 7 cm x 11,9 cm x 2,5 cm e risale agli anni Cinquanta. Ogni scatola conteneva 20 cialdini e la posologia raccomandava dai 2 ai 4 cialdini giornalieri.
 
Grazie per aver letto il post! Spero in breve tempo di pubblicare anche il lassativo dello Zar Nicola!


 
 
 

Carboyoghurt

Post n°290 pubblicato il 21 Marzo 2013 da lafarmaciadepoca
 

Oggi vi voglio proporre un tubo di alluminio dell’Istituto Chemioterapico Italiano (ICI), che conteneva un farmaco dal nome piuttosto bizzarro: il Carboyoghurt.

No, il prodotto non era a base di yoghurt con l’aggiunta di pezzettoni di carbone, ma si trattava di comunissimo carbone vegetale in pastiglie, impiegato nelle lievi patologie intestinali, arricchito con vitamina Pellagra Preventing: nulla di estremamente complesso o terrificante.

L’Istituto Chemioterapico Italiano fu fondato nel 1946 a Lodi, per poi essere successivamente trasferito a Milano.
L’ ICI mantenne questo nome fino al 1984, quando l’azienda fu venduta, e si decise di trasformare “Istituto Chemioterapico Italiano” in "Prime European Therapeutical S.p.A.", abbreviato in Euticals, nome con cui esiste ancora oggi.

Sempre all’ICI è legata anche la personalità del Dott. Aldo Garzia (che dal 1957 diresse l’istituto di ricerca di Lodi), conosciuto anche come “il padre del C3”, ossia della pillola anti infarto. Questo particolare farmaco aveva lo scopo di prevenire le complicazioni della malattia, tra cui alterazioni del ritmo cardiaco, brusche alterazioni di pressione e spasmi dolorosi.

Ecco la foto de tubo:


Misura 16,2 cm di altezza x 3 cm di diametro e risale agli anni Cinquanta / Sessanta.
Sul tubo non è indicata alcun tipo di posologia.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Fosforo De Angeli

Post n°289 pubblicato il 19 Marzo 2013 da lafarmaciadepoca
 

Direttamente dagli anni in cui il fosforo faceva bene, eccovi una confezione di cialdini “Fosforo” dell’Istituto De Angeli di Milano.

Tra gli anni Trenta e Sessanta annegare i bambini in un mare di fosforo era la“conditio sine qua non” il bimbo potesse crescere e diventare intelligente.
In realtà non esistono correlazioni tra la quantità di fosforo assunte e il quoziente intellettivo, ma questa è una di quelle credenze alimentari durissime a morire.
Chi infatti mi segue con assiduità, si ricorderà del post in cui ho confrontato i biscotti Plasmon di ieri con quelli di oggi, e sicuramente rammenterà i 370mg di fosforo presenti in quelli degli anni Cinquanta, completamente scomparsi nella versione moderna.

Molti scienziati hanno a lungo dibattuto se l’intelligenza fosse ereditaria oppure se fosse acquisibile allenando il cervello, e se stessi ad elencare anche solo le varie posizioni dei luminari della scienza moderna non mi basterebbe una settimana, comunque la “credenza” che il fosforo sviluppasse i neuroni riuscì ad attecchire bene poiché faceva leva su un desiderio genitoriale molto forte cioè avere dei figli intelligenti, recando seco un giro d’affari mica da ridere.
Ecco che allora prima dei compiti in classe o di esami importanti si imbottiva la prole di pesce, poi soppiantato dagli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica, cioè gli integratori.

Stessa era anche la sorte di quei tristi che colpiti da esaurimento nervoso si rivolgevano al medico di fiducia degli anni Cinquanta, il quale prescriveva: fosforo, fosforo, e fosforo.
Oggi sappiamo che l’unico modo per “sanare” alcune situazioni consiste nell’eliminare la fonte di stress o di malessere, all’epoca si credeva che fossero i neuroni a non fare più “contatto” perché c’era carenza di fosforo.

Il fosforo contenuto nei cialdini aveva origine vegetale, in particolare si trattava di inositesafosfato estratto dalle gemme di riso, se vi ricordate lo stesso identico composto era a base di un altro integratore, la Siefina.

Ecco la foto della scatola:


Misura 14,7 cm x 5 cm x 2,5 cm, e risale agli anni Cinquanta. Ciascuna scatola conteneva 30 cialdini, da assumersi durante i pasti. La posologia raccomandava da 2 a 4 cialdini per gli adulti, metà dose per i bambini.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Veramon

Post n°288 pubblicato il 15 Marzo 2013 da lafarmaciadepoca
 

Il prodotto di oggi è veramente famoso, e un po’ mi spiace non averne potuto parlare prima, ma ahimè i post sono scritti in anticipo e io seguo un ordine di pubblicazione.

Il farmaco in questione non è nient’altro che il Veramon Schering, uno degli antidolorifici più conosciuti di tutto il Novecento, di cui sicuramente ricorderete le pubblicità con un volto che si copre gli occhi perché “non ci vede più dal dolore”.

Infatti il Veramon, era a base di due soli ingredienti, un antifebbrile e un antidolorifico: dimetilamidoantipirina e corpo di Pfeiffer.

La dimetil amidoantipirina è un antifebbrile la cui attività antipiretica è legata alla depressione dei centri regolatori, causando vasodilatazione che va a favorire la dispersione di calore. Ai giorni nostri è stata sostituita con molecole meno aggressive, poichè causava diversi effetti collaterali piuttosto gravi, che spaziavano da episodi di vomito fino al peggioramento di patologie epatiche.

Il corpo di Pfeiffer, invece, non ha nulla a che vedere con Michelle, è il nome del composto formatosi da propifenazone e acido barbiturico. Alla faccia dell’antidolorifico!
In passato era uso comune utilizzare barbiturici a destra e a manca, propinandoli pure nella più tenera età (vedasi Nevrovitamina 4), ovviamente noi contemporanei inorridiamo di fronte a pratiche simili, ma sono frutto di una particolare mentalità venutasi a creare ad inizio Novecento. Con l’avanzare delle scoperte nel campo della farmacia venne naturale cercare di risolvere tutti i “mali” che affliggono questa nostra umanità, attraverso i farmaci, arrivando quasi ad “idolatrarli” ed ovviamente abusandone.
Nei primi anni del Novecento le dosi erano “da cavallo”, perché una pastiglia sola doveva guarire completamente il male, non importa quali fossero gli effetti collaterali, che nel caso in cui si manifestassero, erano catalogati come complicanze della malattia. Ricordo che ciò non era fatto con intenzione, non c’erano i mezzi per la diagnosi esatta e mai si sarebbe pensato che i farmaci potessero fare male.
Un farmaco era apprezzato perché guariva immediatamente, non importava come, e questo discorso vale anche per i barbiturici. Il barbiturico era veloce,  e svolgeva egregiamente il suo lavoro, perché non utilizzarlo dappertutto?

Perciò non spaventatevi, fino agli anni Sessanta l’assunzione non regolamentata di barbiturici era una pratica perfettamente normale, ci vollero gli anni Settanta e diverse ricerche biochimiche per capire quanto fossero pericolosi.

Ecco la foto del tubetto:


Misura 4,6 cm di altezza x 1,5 di diametro e risale a fine anni Quaranta / inizio anni Cinquanta.
Il Veramon era indicato per tutti i tipi di dolori e la posologia raccomandava l’assunzione 1 – 2 compresse quando necessario.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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