Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Maggio 2013

La Cascarine Leprince: il lassativo dello Zar

Post n°304 pubblicato il 30 Maggio 2013 da lafarmaciadepoca
 

Questo farmaco ve l’avevo annunciato tempo fa, e dal momento che ve lo avevo promesso, ebbene eccolo qui: la Cascarina Le Prince.

Questo è uno di quei pochi farmaci di cui vi è traccia ufficiale del suo utilizzo da parte di qualcuno, in particolare il suo nome è legato a Nikolaj Alexandrovic Romanov, l’ultimo Zar di Russia.

Sì, è ufficiale, lo Zar Nikolaj, oltre ad essere colpito dalla sventura di avere un erede emofiliaco e una moglie non troppo brillante, ( Alessandra d’Assia era nipote della Regina Vittoria e questo dice tutto) soffriva di emorroidi, e per “curarsi”, faceva uso della Cascarina Leprince.

Le emorroidi, in realtà erano le ultime arrivate a minare la già debole costituzione dello Zar: soffriva di forti dolori alle gambe, insonnia ed emicranie con la conseguenza di essere circondato da farmaci per lui e per la consorte (che anche lei non stava tanto bene).

La Cascarina Leprince era prodotta dalla Farmacia di Maurice Leprince, sita a Parigi. Comparve per la prima volta nel 1893 e già da subito divenne un successo internazionale, tanto che nel giro di cinque anni, le sue pubblicità erano pubblicate sui giornali di mezza Europa.

La Cascarina era a base di Rhamnus purshiana: in particolare ne veniva utilizzata la corteccia essiccata. Essa contiene una molecola, l’idrossiantrachinone, che stimola il movimento peristaltico del colon diminuendo l’assorbimento di acqua.

Il nome del farmaco cioè “Cascarina”, deriva dal nome comune della pianta, Cascara Sagrada, ovvero “corteccia sacra”, perché una delle tante leggende circa la costruzione  dell’arca di Noè vuole che essa sia stata realizzata con la corteccia della pianta.

Ecco la foto della scatola:

Cascarine Leprince

Ha una forma veramente particolare e misura 5 cm x 6,2 cm x 2,5 cm. Risale a fine Ottocento / inizi Novecento.
Curioso è anche il fatto che su ciascuna “pasticca” sia impresso il nome: “Cascarine Leprince”

So che vi state chiedendo se lo Zar di Russia poteva avere sul comodino un flacone simile: sinceramente non so quali fossero le abitudini della corte, ma sicuramente il prodotto arrivava in questa scatola, perchè i Laboratori Leprince non avevano previsto design differenti per  localizzazione: la facciata della scatola era in francese e poi sul retro c’era un’etichetta con la posologia nella lingua del Paese di destinazione.

Ciascuna scatola costava sei franchi ( il che non era un problema per lo Zar) e la scatola raccomandava di assumere due pillole alla sera prima di coricarsi, aumentando o diminuendo la quantità a propria discrezione.
Nel caso in cui la stitichezza provenisse dallo stomaco (testuali parole) era necessario prendere le pillole ai pasti. E poi uno pensa che fare lo zar sia tutto rosa e fiori!

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

The Spartan Aspirin

Post n°303 pubblicato il 23 Maggio 2013 da lafarmaciadepoca
 

Dopo tanto tempo eccovi un altro farmaco americano: l’aspirina marchio Spartan.

Sì, questa aspirina era così tanto dura e spietata che quando la compravi ti davano solo la scatola di latta, le pastiglie dovevi fartele tu a partire dalla corteccia dei salici di tutto il Peloponneso. Vuoi la medicina? Sconfiggi Serse e poi vedi se hai ancora mal di testa! Sfaticato!

Gli effetti collaterali comprendevano crescita a dismisura dei peli del petto ( perché gli opliti spartani non andavano a combattere con il petto nudo perfettamente depilato come quelli del film, si mettevano la “corazzina” della salute ), sbalzi di umore, voglia di prendere a calci gli emissari di imperi ormai caduti da 2343 anni, brama di conquista di nuovi territori, e l’aggressività di due donne in menopausa in una giornata di saldi al 70%.

Le aspirine marchio Spartan erano prodotte dalla Southern Chemical Company di Petersburg, in Virginia, già attiva dai primi anni del Novecento.
L’industria farmaceutica chiuse i battenti negli anni Cinquanta, la Southern Chemical Company che potete trovare tramite una veloce ricerca con Google non è correlata in alcun modo con le aspirine.

Nonostante tutto quello che ho scritto sopra, si trattava di semplice aspirina anche piuttosto economica: 15 centesimi di dollaro contro i 25 di quella a marchio Bayer.

Ecco la foto della scatola:


Spartan

Misura 6,5 cm x 4,5 cm x 0,7 cm e risale agli anni Venti / Trenta .
Devo dire che mi ha abbastanza colpito per il suo design, “azzardato”, ma nel complesso piacevole a vedersi.

La posologia raccomandava l’assunzione da 1 a 3 tavolette di aspirina, e la confezione non diceva altro a riguardo. Sì, era così tanto laconica che Leonida in persona sarebbe stato fiero di lei.

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

Aggiornamento shampoo Manetti & Roberts: "Rose di Roberts" per capelli biondi

Post n°302 pubblicato il 16 Maggio 2013 da lafarmaciadepoca
 

Salve a tutti, oggi un veloce aggiornamento sullo shampoo in polvere Manetti e Roberts.

Qualche tempo fa vi avevo mostrato le buste dei primi anni del Novecento, ebbene, sono riuscita a rintracciarne anche una anni Cinquanta:

Shampoo Rose di Roberts


Misura 13 cm x 9,5 cm x pochi mm di spessore. Ciascuna confezione conteneva due buste e costava 50 lire.
Per leggere l'altro post potete seguire questo link all'altro articolo.

Grazie per aver letto il post!

 

 
 
 

Diarsen Fosfer Wassermann

Post n°301 pubblicato il 15 Maggio 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno a tutti, vorrei dedicare il post di oggi ad uno dei ricostituenti più inutili della storia umana: il Diarsen Fosfer Wassermann.

Sì, l'aggettivo inutile non è mai caduto più a pennello, a volte mi capita di venire in contatto con dei farmaci di cui sarebbe possibile salvare qualcosa, di questo non si può proprio fare nulla.

Il Diarsen Fosfer era composto da ingredienti che hanno dell'incredibile:

- Formiato di ferro: è un sale ottenuto a partire dall'acido formico. Come dice il nome, l'acido formico è prodotto dalle formiche, ed è impiegato come arma di difesa nei confronti di predatori come corvi e ghiandaie. Non è la migliore tra le molecole con proprietà ricostituenti, infatti è lievemente corrosiva.
- Sodio glicerofosfato: ad oggi viene impiegato in diversi farmaci in combinazione con la valeriana. Non è pericoloso, ma in questo caso, non è presente una quantità tale da apportare un significativo miglioramento delle condizioni dell'organismo. Nelle formulazioni moderne, per avere un effetto più deciso, la sua quantità è stata decuplicata.
- Formiato di stricnina: non credo ci voglia molto per capire che questa non è proprio una molecola ricostituente per eccellenza. La stricnina è stata utilizzata per molto tempo come veleno per topi, ed è uno dei veleni più efficaci e pericolosi.
- Sodio monometilarsinico: anche questa molecola non è una delle più tranquille, è stata oggetto di parecchie indagini sulla sua tossicità sin dagli anni Settanta. In passato era utilizzata soprattutto nelle preparazioni galeniche contro la malaria e la sifilide, e credo che sia superfluo ricordare quanto poco abbia fatto nel risolvere queste due patologie.
- Acqua distillata per portare al volume di 1 cc.

Ovviamente gli ingredienti non erano in quantità tali da uccidere o da arrecare gravi danni nell'immediato, però occorre tenere conto che spesso le cure ricostituenti, come suggeriscono il buon Cantani e lo stimatissimo Morgagni, erano protratte anche per sei mesi. In questo modo, il farmaco aveva tutto il tempo per poter fare dei danni, o ancora per non fare assolutamente nulla.

Ecco la foto della scatola:

Diarsen Fosfer

Misura 12,5 cm x 7 cm x 3,4 cm e risale agli anni Cinquanta. Ogni scatola conteneva 20 fiale
La posologia poteva variare da una a due fiale al giorno, secondo il giudizio del medico.

Grazie per aver letto il post!

 

 
 
 

Pillole Pink

Post n°300 pubblicato il 07 Maggio 2013 da lafarmaciadepoca
 

Questo post  riguarda un ricostituente di gran moda fino agli anni Cinquanta del secolo scorso: sto parlando delle Pillole Pink del Dott. Williams.

Le Pillole Pink erano state create come un farmaco per sole donne, per tutti i mali che potevano affliggere l’organismo femminile, alcuni dei quali completamente assurdi, come per esempio l’irascibilità e il pallore. Se poi la donna era pallida ed irascibile la disgrazia era doppia.
Fino agli anni Cinquanta i processi fisiologici femminili erano quasi un mistero: si era più sicuri della probabile anatomia degli alieni piuttosto che sull’utero e sul fatto che questo potesse ruotare in loco come una trottola. Detto questo, detto tutto.

Le Pillole Pink ebbero un buon successo non solo nei Paesi di lingua anglosassone, ma anche in Italia, soprattutto per via del loro distributore per la penisola: la Manetti e Roberts di Firenze ( quella del Borotalco).

Queste pillole avevano diversi ingredienti, per un prodotto finale che ha veramente del curioso:

- Ferro solfato (solfato ferrico): ha proprietà astringenti e antiemorragiche. Se sovradosato può essere irritante.
- Potassio carbonato: è l’antenato del lievito chimico. A livello farmaceutico non aveva grandi funzioni benefiche, tanto che oggi è stato declassato a “correttore di acidità”. La sua sigla è E501
- Potassio arsenito: non ci vuole molto per capire che questo sale derivato dall’acido arsenioso proprio bene non faceva. Infatti è tossico, cancerogeno e se preso in dosi adeguate può essere mortale.
- Manganese perossido: non ha particolari proprietà curative. Va bene qualora lavoriate nel vetro o abbiate un “momento Neanderthal” e decidiate che quella caverna avrebbe proprio bisogno di una pittura rupestre.
- Estratto di genziana: spesso viene utilizzato per aromatizzare liquori o amari. Non ci credete? Bevetevi un Aperol: il famoso aperitivo può vantare tra i suoi ingredienti anche la genziana.
- Estratto di noce vomica: se il potassio arsenito non vi ammazzava, c’era la noce vomica. Dai semi si estrae la stricnina, uno dei veleni più potenti al Mondo. Non scrivo nemmeno che non faceva bene.
- Aloe: finalmente qualcosa con una qualche proprietà curativa! Prima della messa al bando della fenolftaleina, l’aloe era un lassativo di nicchia. Ma nemmeno questa pianta tanto virtuosa non ha controindicazioni: è un abortivo. Escludo comunque che le Pillole Pink fossero un qualche “anticoncezionale”. Sviluppate in ambiente Inglese, fortemente moralizzato, tanto che la stessa Regina Vittoria non faceva uso di protezione alcuna, con alti tassi di sifilide e malattie sessualmente trasmissibili, non si sarebbe mai nemmeno lontanamente osato “concepire” un prodotto del genere. Se l’uomo vittoriano voleva darsi alla pazza gioia senza aumentare il numero dei figli da mantenere, poteva servirsi di circa 80.000 prostitute nel Regno Unito, di cui 8600 solo a Londra.
- Amido di talco e zucchero: per dare corpo alla pastiglia e un sapore gradevole.

In sostanza le Pillole Pink erano inutili, esattamente come erano inesistenti le malattie che dovevano curare.

Ecco la foto del tubo:


Pillole Pink


Misura 6 cm x 1,9 e risale alla fine degli anni Quaranta / anni Cinquanta.

Ogni tubo conteneva 36 pillole, da assumere dopo i pasti. Gli adulti dovevano assumere due pillole, i ragazzi dai 6 ai 12 mezza  e oltre i 12 una intera.

Grazie per aver letto il post!


 

 
 
 

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