Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Giugno 2013

Coton Forman

Post n°309 pubblicato il 27 Giugno 2013 da lafarmaciadepoca
 

 

Buongiorno, oggi ho deciso di proporvi un farmaco particolarmente curioso della Lingner Werke di Dresda: il cotone Forman.

La Lingner Werke fu fondata nel 1888 da Karl August Lingner, uno sfortunatissimo ventisettenne, che dopo aver trascorso la sua gioventù a veder sfumare la possibilità di entrare al conservatorio di Parigi e l’occasione di diventare rappresentante estero per conto di qualche azienda tedesca, decise di tornare in Germania per commerciare in macchine da cucire ed arricchirsi vendendo collutorio.

Quando la Lingner Werke nacque era poco più di una piccola rivendita di casalinghi, che mai avrebbe pensato di diventare un’industria farmaceutica solo 4 anni dopo.

Il cambio di rotta è imputabile a Richard Seifert, un chimico amico di Lingner, che decise di appoggiarsi all’azienda per la commercializzazione di uno dei collutori più famosi, l’Odol, che diverrà il prodotto di punta dell’azienda.

Il nome di Karl August Lingner è molto importante per la città di Dresda, in quanto finanziò diverse opere pubbliche tra cui il primo ospedale infantile nel 1898, la Società Pubblica per la disinfezione nel 1901 e il Museo d’Igiene Tedesco nel 1912. Ironia della sorte morì per una complicazione durante un’operazione chirurgica.

 

Il Cotone Forman non era altro che un preparato galenico contro i disturbi respiratori connessi al raffreddore. In dettaglio si trattava di cotone imbevuto di etere clorometilmentilico, una molecola ad oggi conosciuta per i suoi effetti cancerogeni.
Molto curioso era anche il modo d’impiego: bisognava tagliare in due il cotone, infilarselo nelle narici, e onde non essere troppo in imbarazzo continuare a ripetere “Sì, mi ha tirato un pugno sul naso, ma devi vedere lui com’è conciato!”.

Ecco la foto della scatola:

Coton Forman

Misura 4 cm x 3,3 cm x 1,2 cm e risale ai primissimi anni del Novecento. Si tratta della versione francese del prodotto, piuttosto comune anche in Italia nei mercatini ai confini del territorio nazionale.

Ogni scatolina conteneva prodotto sufficiente per un’applicazione.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Il terrificante Olio di Ricino

Post n°308 pubblicato il 24 Giugno 2013 da lafarmaciadepoca
 

Salve a tutti, oggi vi voglio presentare una boccetta di olio di ricino gran riserva, lasciato a maturare in boccetta di vetro  per solo cinquant’anni.

Olio di ricino


Possiede ancora il suo sigillo e non è mai stata aperta: si trattava di flaconcini mono o bi dose, riempiti ed etichettati direttamente in farmacia ( 9,2 cm x 3,6 cm x 1,6).

L’olio di ricino è da sempre conosciuto come il rimedio d’elezione contro la costipazione, ma ha anche altri utilizzi: è una delle componenti del biodisel, viene utilizzato nella fabbricazione del sapone vegetale, plastiche resistenti al freddo, cere sintetiche e addirittura nei fluidi per freni.

Oggi l’uso dell’olio del Ricinus communis in farmacia è decisamente limitato, soprattutto a causa degli effetti terrificanti ottenuti in caso di errato dosaggio, ma nei primi anni del Novecento questo preparato faceva fuoco e fiamme, ben prima del periodo fascista.

Già a partire dalla metà dell’Ottocento, l’olio di ricino, insieme a quello di fegato di merluzzo erano gli unici due medicinali specifici per l’infanzia.
L’olio di fegato di merluzzo era utilizzato nel caso in cui il bambino fosse deperito, mentre l’olio di ricino andava bene per tutto il resto: febbre, mal di testa, colera, tisi polmonare e curiosamente anche per la costipazione!

Sicuramente la stitichezza nei bambini è una manifestazione piuttosto ricorrente, ma l’abuso di lassativi può causare problemi ancora più grossi, in quanto fanno sì che si perda il riflesso spinale responsabile della complessa procedura di evacuazione.
Perciò spesso si preferisce dopo un primo approccio a base di lassativi, modificare la dieta del bambino in maniera tale da aumentare l’assunzione di fibre e frutta come banane, prugne, kiwi e albicocche.
Questa pratica che per noi pare scontata, in realtà è parecchio recente: se guardiamo al nostro passato ci rendiamo conto che l’abitudine del lassativo prima di andare a letto ha iniziato a scomparire negli anni Sessanta – Settanta portando seco una quantità incredibile di purganti.

Grazie per aver letto il post!


 

 
 
 

Pagéol

Post n°307 pubblicato il 13 Giugno 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno, oggi per voi un altro prodotto degli Stabilimenti Chatelain: il Pagéol.

Questo farmaco anni Dieci è stato uno dei preparati galenici più conosciuti nel trattamento delle patologie legate alle vie urinarie.

Le “bon page” (nomignolo con cui questo prodotto era conosciuto) era a base di balifostan ( una combinazione bicanfo cinnamato di santalolo e diossibenzolo, potenzialmente tossico per via della canfora), estratto di Fabiana imbricata ( che come tutte le Solanaceae è ricca di alcaloidi tossici) e di Isterionica baylahuen (Asteracea conosciuta in America latina per le sue proprietà antisettiche).

Oggi il nome Pagéol non ci dice assolutamente nulla, ma vi sfido ad aprire un giornale degli anni Dieci senza incontrare una pubblicità del prodotto o degli Stabilimenti Chatelain.
La sede degli Stabilimenti era in Rue des Valenciennes a Parigi, mentre la filiale per l’Italia e le Colonie era sita in Via Castel Morrone 26 a Milano, una parallela del Viale dei Mille.

L’indirizzo esiste ancora, ma non saprei affermare con precisione se il nostro numero 26 corrisponde al numero 26 degli anni Dieci: se avete notizie a riguardo, fatemi sapere!

Ecco la foto della scatola:

Pagéol

Misura 8 cm x 5,9 cm x 2,1 cm e nonostante sia sui cent’anni mantiene ancora ben “metallizzata” la sua litografia, che in foto non rende come vorrei. E’ comunque una delle scatole dal design più accattivante che possiedo e meriterebbe di essere vista dal vivo (mi auguro un giorno di poterlo fare!).

La posologia raccomandava 16 capsule al giorno negli stati acuti, e solo 6 in quelli cronici da prendersi durante i pasti.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Serpasil Ciba

Post n°306 pubblicato il 06 Giugno 2013 da lafarmaciadepoca
 

Salve a tutti, oggi ho deciso di farvi conoscere il Serpasil Ciba, uno dei sedativi di origine naturale più potenti.

Il principio attivo del Serpasil era la reserpina, estratta dalle radici della pianta Rauwolfia serpentina. Questo alcaloide ha la capacità di determinare una distruzione selettiva di tutte le molecole contenenti adrenalina a livello delle terminazioni neuronali. Questo comporta una forte inibizione del sistema nervoso, causando un rallentamento del battito cardiaco e una completa sedazione.

Come dicevo prima, il Serpasil era un prodotto della Ciba (Chemische Industrie Basel / Industria Chimica Basilea), un’azienda svizzera nata nel 1884 su volere del francese Alexandre Clavel.
Nel 1911 la Ciba aprì il suo primo stabilimento produttivo a Milano, per espandere il suo mercato fino alla nostra penisola.

Curioso è anche il fatto che l’estratto di radici di Rauwolfia è da secoli conosciuto nella medicina indiana tradizionale, ma all’epoca non importava cosa fosse il responsabile della sedazione, l’unica preoccupazione era che tenesse “buoni buonini” i pazienti trattati  con l’alcaloide.
Il Serpasil, infatti, era impiegato nei casi più gravi di psicosi schizofreniche, malattie mentali con manifestazioni violente e comportamenti maniacali, con eccellenti risultati.

Ma un farmaco così potente aveva anche una grande pecca: il suo utilizzo a lungo andare induce depressione fino ad arrivare a gesti tragici come il suicidio, non risolvendo il problema, in quanto i pazienti trattati con la reserpina erano necessariamente sottoposti a lunghe terapie, perciò oggi la molecola è stata quasi completamente abbandonata.

Ecco la foto della scatola:

Serpasil

Misura 7,2 cm x 3,5 cm x 0,6 cm e risale all’inizio degli anni Cinquanta.

La posologia è quanto mai precisa sul numero di pastiglie da assumersi: 1 – 2 compresse 3 volte al giorno, mentre alla sera 3 – 4 compresse. Ovviamente il medico poteva riservarsi di modificare la posologia qualora i casi fossero particolarmente gravi.
Il farmaco era da vendersi dietro ricetta medica e ne era vietata l’esportazione.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

I cachet Neodone

Post n°305 pubblicato il 03 Giugno 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno a tutti, il farmaco di oggi appartiene alla specie ormai estinta dei cachet, in particolare si tratta di una scatola monodose di Neodone dell’Istituto Farmacoterapico Collaborativo Italiano di Bologna.

Al momento non ho abbastanza informazioni certe sulla casa produttrice, perciò non mi sbilancerei in ipotesi avventate circa la data di fondazione o altro: se avete delle notizie a riguardo, fatevi sentire!

Il Neodone era descritto come un antinevralgico, a cui io aggiungerei “con azione antipiretica”.
Come tutti i buoni cachet contro il mal di testa possedeva la combinazione caffeina e acido acetil salicilico, accoppiata che potete riprodurre anche a casa bevendovi un caffè dopo l’aspirina.
La caffeina è un vasodilatatore che in combinazione con l’acido acetil salicilico ne aumenta la velocità di azione, d’altronde  il rapidissimo ibuprofene è roba da anni Sessanta (personalmente, io preferisco caffè e aspirina).

Ad esse erano aggiunte fenacetina,  e acetilammide: la prima è stata utilizzata per più di ottant’anni come antipiretico, per poi essere sostituita dal paracetamolo, in quanto induceva nefropatie, mentre la seconda è alla base della chitina dell’esoscheletro degli insetti e al momento non ha proprietà farmacologiche di rilievo.

Ecco la foto della scatola:

Neodone

E’ piccolissima, infatti misura 2, 4 cm di lato x 1 cm di altezza e conteneva un cachet.
La posologia era molto “diretta” : massimo 4 cachet al giorno, da deglutire con un po’ d’acqua.
Un cachet costava 20 lire degli anni Cinquanta,  oltre a questa versione ne esisteva una più grande da due cachet realizzata sempre in cartone.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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