Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Settembre 2013

Pastiglie MBN della Farmacia Nuova di Genova

Post n°323 pubblicato il 27 Settembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Salve, oggi un veloce aggiornamento sulle Pastiglie Mentolo, Novocaina e Borato di Soda: in uno dei miei ultimi mercatini sono riuscita a rinvenire una confezione anni Venti di questo farmaco, prodotte dalla Farmacia Nuova di Genova.

In quasi cent’ anni di attività non si è mai mossa, è sempre rimasta al numero 148 r di Via San Vincenzo, vicino alla Salita della Tosse, prima sede dell’omonimo teatro.

Ecco la foto della scatola:

Pastiglie MBN

Misura 5 cm x 5 cm x 2 cm e conteneva delle pastiglie per la tosse ( nemmeno a farlo apposta!), alla più che classica formulazione, di cui ormai abbiamo visto innumerevoli varianti.
Il mentolo era l’antisettico dal buon sapore, la novocaina intontiva il riflesso spinale della tosse e il borato di soda era disinfettante e dava corpo alla pastiglia. Sì, erano la triade perfetta, che abbatteva ogni malessere respiratorio a suon di 6 – 7 pastiglie al giorno, sogno di tutti i poveretti che come me si stanno trascinando una tremenda tosse da condizionatore. Maledetto raffreddatore da ambienti, hai la mia parola che prima o poi regoleremo i conti!

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

Sali di Salsomaggiore

Post n°322 pubblicato il 20 Settembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Probabilmente se mi seguite su facebook, riconoscerete il farmaco di oggi, poiché ne avevo postato l’immagine qualche tempo fa, ed ora è venuto il momento di introdurlo come si deve: diamo il benvenuto ai Sali di Salsomaggiore.

Come molti stabilimenti termali italiani, anche Salsomaggiore iniziò la sua “avventura” di centro termale nell’Ottocento quando nacque la moda della villeggiatura alle terme.
La scoperta delle proprietà curative dell’acqua salsobromoiodica avvenne nel 1839 ad opera di Lorenzo Berzieri, medico, il quale notò che l’acqua della zona era particolarmente indicata nella cura della scrofola, una malattia infiammatoria delle ghiandole linfonodali del collo, causata da un micobatterio, molto diffusa all’epoca soprattutto in età pediatrica.

Non sto ad annoiarvi ancora di più con la storia delle Terme, dal momento che ne avevo già parlato in occasione del post sulle Pasticche dell’Usignolo, se volete approfondire, basta che clicchiate qui.

L’acqua di Salsomaggiore è iscrivibile nella categoria delle acque salsobromoiodiche, che come dice il nome sono ricche di ioni bromo e iodio originatesi a partire da acque marine, rimaste intrappolate nelle profondità della terra durante il trascorrere delle ere geologiche.

La loro alta concentrazione di ioni le rende l’ideale per le irrigazioni vaginali, in quanto stimolano la secrezione mucosa, poiché la grande concentrazione di soluti richiama acqua dai tessuti sottostanti, i quali aumentano la produzione di muco, allontanando così i possibili patogeni che hanno deciso di prendere dimora in quella “ridente località”.

Ecco la foto del tubo:

Sali di Salsomaggiore

Misura 9,5 cm x 2 cm e risale agli anni Venti / Trenta. La confezione è molto pudica, infatti non specifica il tipo di “irrigazioni”, potrebbe essere qualunque cosa, dalle colture agricole, alle virginee goti di Lucia, tutto secondo i rigidi dettami della “pruderie” dell’ epoca.
Per preparare la lavanda miracolosa bastava sciogliere il contenuto di un tubetto da 2,40 Lire in un litro d’acqua calda, caricare l’irrigatore ed il gioco era fatto.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Ouabaine Arnaud

Post n°321 pubblicato il 17 Settembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno a tutti, il prodotto di oggi ci giunge direttamente dagli anni Dieci del Novecento: trattasi in particolare di una scatola di Ouabaina dei Laboratoires Nativelle ottenuta tramite il metodo del Professor Arnaud.

I laboratori Nativelle furono fondati nel 1884, ad opera di Claude Adolphe Nativelle, alla veneranda età di 72 anni, cifra difficilmente raggiungibile in un secolo che non conosceva gli antibiotici.
Pochi sanno che Monsieur Nativelle è stato lo scopritore della digitalina cristallizzata, l’alcaloide principale prodotto dalle piante del genere Digitalis, ed il suo effetto come cardiotonico nei casi di insufficienza cardiaca.

L’impiego di digitalina nello scompenso cardiaco permette una riduzione della frequenza cardiaca, al costo di un’elevata tossicità: questo alcaloide infatti è mortale se assunto in dosi errate, e può causare disturbi visivi, nausea e vomito qualora sia impiegato costantemente.
Ciò rese necessario la ricerca di molecole ugualmente efficaci ma allo stesso tempo più sicure: nel 1888 fu la volta dell’ouabaina, scoperta dal Professor Arnaud nell’Acokanthera ouabaio, una pianta originaria della Somalia.

Le popolazioni indigene, infatti, creavano frecce avvelenate a partire dalla linfa di questa pianta, che se ben fatte potevano stendere un ippopotamo per arresto cardiocircolatorio. Hippopotamidae, siete avvisati.
L’ouabaina dovette la sua diffusione alla sua incredibile efficacia, aveva gli stessi effetti della digitale, ma ne occorreva molta meno. Dato non trascurabile che alla fine fece scomparire l’ouabaina dal mercato fu la sua tossicità, il cui valore era simile a quello della digitale. Perciò alla fine non cambiava nulla, se non che le pastiglie di ouabaina erano più economiche da produrre.

Ecco la foto della scatola:


Ouabaine

Risale agli anni Dieci e misura 5,5 cm x 3,7 cm x 1,7 e conteneva compresse di ouabaina e lattosio.
La posologia era strettamente definita dal medico.
I Laboratori Nativelle erano siti a Parigi, al numero 49 di Boulevard de Port Royale, una zona di Parigi piena zeppa di palazzi in stile Belle Epoque.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Anticall OFA

Post n°320 pubblicato il 09 Settembre 2013 da lafarmaciadepoca
 

 

Bentornati, cari lettori, la Farmacia d’Epoca riapre i battenti dopo la vacanza estiva, anche se per me è stata poco relax e molto lavoro.

Purtroppo non sono riuscita a terminare il “piano diabolico”, ormai completo all’ 80 %, ma necessitante ancora di qualche miglioria, per dirsi ufficialmente “concluso”. Pazientate ancora un altro po’ e poi sarà tutto più chiaro, anche se credo che ormai sappiate già cos’è.

Vi avevo lasciato con un farmaco OFA, il Kalmadent, ed oggi ho intenzione di continuare sempre con un suo “parente stretto”: l’Anticall OFA.

Come il Kalmadent, anche l’Anticall, partiva da una base di etere etilico, a cui era aggiunto acido acetico, rimedio della nonna contro calli e duroni, ed acido salicilico, che non è Aspirina ma il suo precursore, impiegato nel trattamento in funzione delle sue virtù esfolianti.

Il medicinale conteneva anche timolo, un fenolo estratto dal timo, dalle proprietà antisettiche, e collodio. Quest’ultimo, infatti, viene ottenuto facendo sciogliere la nitrocellulosa in etere, e reso elastico dall’aggiunta di olio di ricino: ciò fa sì che se spennellato sul callo, tenda a creare una pellicola che si raggrinzisce ancorandosi alla callosità, che una volta asciutta, potrà essere “strappata via”.

 Ecco la foto del flaconcino:


 

Anticall


Risale agli anni Sessanta, e come potete ben vedere il design ricorda molto quello del Kalmadent, purtroppo però non sono riuscita a rinvenirne la scatola. Misura 5 cm x 2 cm x 2 cm.
La posologia consigliava di applicare il prodotto sul callo due volte al giorno, la mattina e la sera, e per eliminare eventuali tracce di collodio si consigliava un pediluvio.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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