Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Ottobre 2013

Ceroplast

Post n°329 pubblicato il 25 Ottobre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Era un po’ che non parlavamo di cerotti, e così ho deciso di riportare alla memoria l’argomento con un post veloce sul Ceroplast.

Questo cerotto ormai sconosciuto, era prodotto dalla milanese “Ceroplast” Società Anonima per la fabbricazione dei cerotti Hartmann, discendente della Hartmann e Guarneri di Pavia, a sua volta distaccamento della Paul Hartmann di Heideneim, in Germania, fondata nel 1873.

Il Ceroplast era normalissimo cerotto di tela rosa, avvolto su una bobina, da tagliare a seconda delle necessità, formato molto comune per la prima metà del Novecento, dal momento che i cerotti già tagliati nelle varie misure sono “novità” da anni Cinquanta.

Ecco la foto della scatola:

Ceroplast

E’ piccolissima e misura   2,5 cm di diametro x 1,6 cm di altezza, e risale agli anni Trenta / Quaranta.
La bobina conteneva un metro di cerotto dell’altezza di un centimetro.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Pirisal

Post n°328 pubblicato il 21 Ottobre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno a tutti, oggi vi voglio proporre un prodotto della casa farmaceutica italiana più conosciuta al Mondo: il Pirisal Menarini.

Questo antireumatico fine anni Cinquanta / inizio Sessanta, era composto da due molecole dal nome chilometrico, il gentisato di fenil dimetil dimetilamino isopirazolone e il cloridrato dell’etere β dimetilaminoetilico del benzidrolo.

Bene, ora che la metà di voi si sarà calmata dallo spavento di vedere delle molecole dal nome così tanto lungo, mentre l’altra ha ampiamente riflettuto quanto sia pericoloso invitare un chimico organico puro a giocare a Scarabeo, vi dico a cosa corrispondessero questi due insiemi di atomi.

Il gentisato di fenil dimetil dimetilamino isopirazolone, fu proposto per la prima volta come medicamento nel 1957 da due ricercatori italiani, Di Maggio e Piazza, come potente antireumatico, a cui erano associati anche degli effetti antinfiammatori. Nonostante i sali dell’acido gentisico siano usati ancora oggi nell’industria farmaceutica e cosmetica, questo non fu il caso della molecola sopraccitata, poiché studi successivi misero in luce che poteva dar luogo a fenomeni di agranulocitosi.

Il cloridrato dell’etere β dimetilamino etilico del benzidrolo, invece fungeva da antidolorifico, infatti il farmaco era indicato soprattutto per lenire affezioni reumatiche acute e croniche, dalla lombaggine alla sciatica fino alla fibrosite, malattia poco conosciuta che colpisce il tessuto fibroso della muscolatura. Questa molecola iniziò a sparire con la messa al bando di etere e derivati, intorno agli anni Settanta.

Ecco la foto del tubo:

 

Pirisal


Misura 6 cm di altezza per 2,5 di diametro, ed è in alluminio come molti altri tubi destinati a contenere farmaci negli anni Sessanta.
La posologia variava in base a ciò che prescriveva il medico, la dose minima era di una compressa al giorno, che poteva “crescere” fino a tre.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Il Belletto Teatrale Leichner

Post n°327 pubblicato il 15 Ottobre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Dovevo pubblicare questo post in occasione del compleanno della Farmacia d’Epoca, il 13 ottobre, ma complice una terribile emicrania da far rimpiangere l’Optalidon, che mi ha impedito di scrivere, lo pubblico oggi.

Dal momento che la farmacia ottocentesca riscuote un gran successo, quello che voglio proporvi oggi non è propriamente un medicinale, ma un prodotto nato dall’intelletto di un farmacista mancato, che preferiva di gran lunga i palcoscenici dei teatri ai laboratori farmaceutici.

Ludwig Leichner, nacque nel 1836 a Magonza ( Mainz in tedesco), e fin da piccolo, come molti altri giovani di quegli anni, iniziò a studiare canto: Wagner era all’apice della sua carriera, e le sue opere erano rappresentate ovunque in Europa,  così si era creata una grandissima richiesta di bassi, baritoni e tenori, e quale giovane non sarebbe stato attratto da fama, ricchezza, gloria e donne?

Così, quando iniziò a calcare la scena nei teatri di Vienna, con lo pseudonimo di Carlo Raffaele, riscuotendo un enorme successo, tanto da meritarsi gli elogi di Richard Wagner in persona, la sua carriera come farmacista passò inevitabilmente in secondo piano.

Per risvegliare nuovamente in Ludwig la passione per la chimica, ci vorrà un bel po’ di tempo e l’amicizia con August Wilhelm von Hofmann, l’inventore del colorante anilina, impiegato della Bayer.

Con l’avvento dell’illuminazione artificiale a gas nei teatri, si rese necessario anche il truccare il volto  degli attori stessi, che altrimenti sarebbero risultati al pubblico troppo “piatti”, privi di volume e di particolari. Ovviamente a metà Ottocento, non esisteva il moderno make – up, quindi per fare meglio aderire la cipria, che doveva donare al viso quel colorito pallido che tanto andava di moda all’epoca, si ricorreva a creme contenenti piombo, indubbiamente tossiche, di cui anche Leichner faceva uso.

Con l’avvicinarsi nuovamente al mondo della chimica, il nostro Ludwig comprese che poteva esistere un’alternativa: creare una base per il trucco utilizzando la vaselina e così, nel 1873 nacque il Theather Fettschminke, che il caro Google Translate traduce letteralmente come “Cerone Teatrale”, a cui è forse meglio sostituire la traduzione ingentilita “Belletto Teatrale”.

Fu un successo commerciale senza pari, tanto che ancora oggi i migliori fondotinta professionali sono marchiati Leichner, anche se non è più la famiglia di Ludwig a gestire l’azienda.

Ecco la foto del barattolo:

Belletto Leichner

Misura 6 cm di diametro x 3,2 cm di altezza, ed è realizzata in porcellana. Con molta probabilità risale agli anni Settanta / Ottanta dell’Ottocento, poiché con l’aumentare della richiesta del Belletto, e la necessità di doverlo esportare in tutt’Europa, fu naturale optare per una confezione più resistente, come la scatola di latta.
Non vi dico quanto l’ho pagata, perché ridereste dell’ingenuità dell’antiquario che me l’ha venduta, troppo impegnato a sparare prezzacci per oggetti dozzinali, lasciandosi sfuggire una confezione originale di Belletto ottocentesco.

Grazie per aver letto il post! Spero continuerete a seguirmi anche in questo terzo anno di blog!

 
 
 

I Farmaci nella letteratura: i barbiturici in Svevo

Post n°326 pubblicato il 10 Ottobre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Segnalo il secondo appuntamento con la serie "i Farmaci nella letteratura", gentilmente promossa dal sito Deliri Progressivi.

Per leggere il nuovo articolo e scoprire l'oscuro rapporto dell'uomo del Novecento con i barbiturici potete cliccare qui, oppure se non funzionasse potete fare copia - incolla del seguente link:

http://www.deliriprogressivi.com/2/post/2013/10/i-farmaci-nella-letteratura-i-barbiturici-nella-la-coscienza-di-zeno-italo-svevo.html

Grazie per aver letto il post e alla prossima puntata!

Svevo e i barbiturici

 
 
 

Enzipan

Post n°325 pubblicato il 04 Ottobre 2013 da lafarmaciadepoca
 

Il farmaco di oggi è un preparato opoterapico degli anni Quaranta: l’Enzipan Sigurtà.

Era un po’ che non parlavamo di questa categoria di farmaci, considerabili gli antenati degli “ormonoterapici”, e desidero parlarvi di questo farmaco perché ha segnato un punto di svolta nella categoria.

Solitamente abbiamo visto gli opoterapici come sciroppi o pastiglie, la cui efficacia era limitata, poiché attraversando lo stomaco, parte degli enzimi proteici venivano denaturati ed inattivati dalle alte concentrazioni di ioni cloro ed idrogeno presenti nei succhi gastrici dello stomaco.

L’Enzipan, per ovviare a questo inconveniente era stato strutturato come un confetto a due strati: uno esterno, e uno interno. Layer e core, se volessimo essere fini.

Lo strato esterno conteneva  pepsina e diastasi, due enzimi che rispettivamente scindono il legame peptidico delle proteine scomponendole in amminoacidi e idrolizzano l’amido in glucidi più semplici. Utilizzando un vocabolario più diretto e comprensibile, la pepsina tagliuzza le proteine in amminoacidi e la diastasi scinde l’amido in maltosio e altri zuccheri in frammenti più piccoli.

La pepsina agisce nello stomaco, ed è attivata dal pH molto basso che caratterizza quest’organo, perciò riesce a resistere bene a condizioni denaturanti, mentre la diastasi non ha preferenze: bocca, stomaco o intestino, va bene tutto.
A titolo di curiosità riporto il fatto che l’enzima diastasi sia stato il primo ad essere scoperto, e il suffisso “asi”, tanto caro a noi biologi, tipo idrogenasi, peptidasi, topoisomerasi, e compagnia bella, deriva proprio da diastasi. Merci, Anselme Payen!

Il “cuore” della compressa invece possedeva gli enzimi “intestinali”: tripsina, lipasi, bile e nuovamente diastasi, perché è sempre elegante e non stona mai.

La tripsina è un enzima proteolitico specifico che taglia le proteine in corrispondenza di arginina e lisina, le lipasi invece scompongono i trigliceridi in glicerolo e acidi grassi e la bile emulsiona i lipidi. Questi tre enzimi lavorano a pH tendenti al basico, e non riuscirebbero ad attraversare indenni i succhi gastrici dello stomaco.

Così, sfruttando quello che scientificamente viene definito effetto “Ferrero Rocher”, lo strato esterno con gli enzimi gastrici proteggeva il cuore della compressa con quelli intestinali, in modo che potessero attraversare lo stomaco senza subire danni e mantenere così la loro efficacia.

Ecco la foto della scatola:

Enzipan

Misura 5 cm x  3,5 cm x 1,6 cm  e risale agli anni Quaranta. Ciascuna scatola conteneva 40 confetti al prezzo di 18 Lire, da inghiottire, ovviamente non masticandoli, durante o subito dopo i pasti.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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