Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Febbraio 2014

Guajrina

Post n°357 pubblicato il 21 Febbraio 2014 da lafarmaciadepoca
 

Se bazzicate da un po’ nei mercatini sicuramente vi sarà capitata in mano una scatola di Guajrina dell’Istituto Farmacoterapico Collaborativo di Bologna.

Queste pastiglie per la gola, che vengono presentate come rarissime dal venditore medio, ma in realtà non lo sono mai state, sono il passo successivo rispetto alle pasticche mentolo, borato e “inserire un alcaloide o derivato a caso” scegliendo tra cocaina, stovaina, codeina, novocaina e eroina (nata come sciroppo per la tosse).

La Guajrina conteneva oltre a mentolo ed eucaliptolo, dalle proprietà balsamiche ed espettoranti, e l’immancabile codeina il cui scopo era quello di dare una “mazzata” al sistema nervoso per rallentare il riflesso spinale che causa la tosse, anche terpina, guajacolo e olio di pino mugo.

La terpina si ottiene a partire dall’olio di trementina idratandolo con acidi diluiti, e rispetto alla molecola d’origine è molto meno irritante ed aggressiva. Negli anni Trenta veniva impiegata nel trattamento di tisi e broncopolmoniti per ridurre l’espettorazione, mentre oggi è più utilizzata come ingrediente per profumi.

Il guajacolo è una delle scoperte meno note di Ascanio Sobrero, nonché uno dei primi antibatterici della storia. Naturalmente rappresenta fino all’80% del creosoto, ma le tecniche di distillazione frazionata non consentono di ottenere un prodotto completamente puro, quindi occorre ricorrere alla sintesi a partire dalla pirocatechina.
Nella moderna farmacia il guajacolo è sempre più raro, mentre negli anni Trenta era come il prezzemolo: qualunque farmaco concepito per trattare tossi ostinate conteneva questa molecola, che a grandi dosi risultare tossica come altri derivati del fenolo.
Piccola curiosità: se vi capitasse mai di bere un vino che “sa di chimico” o di “farmacia” perché ha uno strano odore “pungente”, è imputabile al fatto che il guajacolo prodotto dai batteri del genere Rhodococcus, che intaccano il sughero del tappo, è finito nel vino.

L’olio di Pinus mugo (o mugolio) è ancora oggi molto utilizzato sia nella cosmesi  sia nella farmaceutica: a chiunque può essere capitato di aver fatto i suffumigi con quest’essenza in caso di mal di gola o raffreddore, ed in commercio sono presenti molte creme emollienti che annoverano quest’olio tra i loro ingredienti per via delle sue proprietà antisettiche e mucolitiche.

Ecco la foto della scatola:

Guajrina

Risale agli anni Trenta e misura 8,2 cm x 4 cm x 1,6 cm. Conteneva 20 pastiglie che potevano essere assunte fino ad un massimo di 4 al giorno lontano dai pasti.
La Guajrina era uno dei pochi farmaci a rassicurare il paziente riguardo al gusto del medicinale, infatti dietro la scatola si può leggere: “Si sciolga in bocca la pastiglia, che è buonissima”.
Per tutelare l’umanità dalla ricomparsa di questi preparati galenici io non pubblico mai le dosi delle componenti, ma in questo caso posso assicurare che queste pastiglie avrebbero curato la tosse anche ad un cavallo, e anche se farmaceuticamente parlando, gli anni Trenta erano ancora i tempi del farmaco libero, la Guajrina era sottoposta alle norme sugli stupefacenti ed era vietato l’uso nei ragazzi con meno di 13 anni.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Formitrol - Aggiornamento

Post n°356 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da lafarmaciadepoca
 

Buongiorno a tutti, oggi ho in serbo per voi solo un veloce aggiornamento sul Formitrol: eccovi il tubo dei primi anni Settanta.

Formitrol

Misura 11 cm di lunghezza x 2,2 cm di diametro e ha il tappo in plastica. La posologia è rimasta invariata: una pastiglia ogni ora che poteva aumentare fino ad una ogni mezz’ora, nei casi di tosse ostinata.

Per leggere il post originale sul Formitrol potete cliccare qui.

Grazie per aver letto questo breve aggiornamento!

 
 
 

Caolinase

Post n°355 pubblicato il 07 Febbraio 2014 da lafarmaciadepoca
 

Il caolino è impiegato in moltissime procedure industriali, che spaziano dalla produzione della carta fino alle porcellane, ma pochi conoscono il suo impiego nell’industria farmaceutica.

Questo derivato dell’argilla bianca, infatti viene impiegato quotidianamente come diluente per polveri.  Quando la ricetta di un farmaco prevede quantità così piccole di principio attivo da rendere impossibile la produzione di una pastiglia, ecco che questo deve essere “diluito” in un composto neutro, che non causi interazioni o effetti collaterali, come l’eccipiente E559, ovvero il caolino.

Per noi contemporanei, il silicato di alluminio è solo un additivo alimentare, ma nei  primi anni del Novecento, il sale in questione era considerato qualcosa di molto di più, cioè un farmaco esso stesso.
Negli anni Venti del secolo scorso comparve sul mercato il Caolinase, prodotto dalla Giulio Manzoni & C di Milano,  un preparato galenico per il trattamento di gastriti, coliti e sindromi ulcerose, che vedeva come unico ingrediente il caolino, ovviamente lavato, purificato e sterilizzato.
Anche se al giorno d’oggi non ci sogneremmo mai di impreziosire gastronomicamente un farmaco aggiungendo aromi ed estratti, con il Caolinase tutto ciò era possibile, se non d’obbligo, in quanto il caolino non è poi quella gran delizia!
La stessa scatola, infatti, ci informa che: “Abbiamo creduto inutile di aromatizzare e di dolcificare il Caolinase; il malato potrà però zuccherare leggermente ed aromatizzare l’acqua necessaria per l’ingestione con due gocce di menta o di anice o con un cucchiaino di acqua d’arancio”, sicuramente un punto a favore rispetto ad alcuni aromi moderni, come il terrificante gusto di banana chimico.

Ecco la foto delle due versioni del Caolinase: formulazione normale (arancione) oppure con belladonna (verde) per un trattamento d’urto.

Caolinase

Risalgono entrambi agli anni Venti. La prima era una versione commerciale e misura 12 cm x 7,3 cm x 4,3 cm, mentre la seconda era un campione gratuito per i medici e ha dimensioni di 7 cm x 4,6 cm x 2,8 cm.

Metodo di assunzione e posologia rimanevano invariati per entrambi i prodotti: una bustina al mattino a digiuno e una prima dei due pasti principali.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

E' tornato il morbillo

Post n°354 pubblicato il 06 Febbraio 2014 da lafarmaciadepoca
 

All’inizio pensavo fossero solo i dati ingigantiti da qualche giornalista nel disperato tentativo di fare notizia, invece oggi ho potuto constatare che è la verità: un caso di morbillo su tre all’interno dell’Unione Europea viene registrato in Italia.

Personalmente non conferisco molto peso ai sensazionalismi giornalistici, e considerato che l’UE sta cercando di debellare questa malattia entro il 2015, 12.096 casi mi sembravano un po’ troppi. Quindi mi scuso se non ho parlato prima di questo fatto, ma volevo informarmi per bene, per capire se i numeri potessero essere veri. Tristemente lo sono.

Perciò colgo l’occasione di questo post per complimentarmi con le campagne di disinformazione anti vacciniste poiché hanno vinto in maniera schiacciante, permettendo a questo “mostro” di ritornare.

Sì, il morbillo è un mostro per pochi e semplici motivi:

- Non è così innocuo come si potrebbe pensare: può provocare febbre intorno ai 39° - 40° esterni, che va dal periodo pre-esantamatico (3 – 4 giorni) e perdurare fino alla scomparsa dell’esantema papuloso, per un totale di una settimana buona di febbre.
- Può avere delle complicazioni decisamente pesanti: otite, malattie respiratorie, encefalite morbillosa (compare nel 15% dei casi e può lasciare danni permanenti) e cheratite ( infiammazione della cornea dell’occhio).
- Dal momento che fino a una trentina di anni fa la copertura di vaccinati era molto buona, non sono state sviluppate terapie specifiche contro il paramyxovirus, l’agente virale responsabile  del morbillo.
- Se la malattia può essere fastidiosa da bambini, diventa pericolosissima negli adulti: causa embriofetopatie nelle donne incinte e può portare allo sviluppo della panencefalite subacuta sclerosante, un’infezione cerebrale lenta, che oltre a portare a danni al sistema nervoso centrale, è letale nell’arco di 1 – 2 anni.
- Ha un tasso di contagio da 1 a 15, ovvero per un malato ci sono 15 possibili contagiati. Non male per una malattia infettiva!

In Italia le fasce di età più colpite sono quelle coorti di persone non vaccinate, nate prima del 1963 (data dell’immissione sul mercato del vaccino) e tutti i ventenni nati negli anni Ottanta, che non sono stati vaccinati per via delle teorie cospirazioniste. Voi non avete idea di quanti miei coetanei siano andati in vacanza nel Regno Unito e abbiano portato a casa il morbillo: l’anno scorso in Inghilterra, intorno ad aprile, è stata disposta una vaccinazione di massa per arginare la malattia, ma si teme che non sia stata sufficiente. Infatti, nel mese di gennaio di questo anno sono stati registrati già 44 casi certi di morbillo in 4 scuole delle zone di Swansea e di Neath, perciò se dovete andare in Galles e non siete vaccinati, ponderate attentamente se sia il caso di intraprendere il viaggio senza copertura immunologica.

Gli anti-vaccinisti hanno vinto e il morbillo è tornato, e purtroppo anche su internet stanno comparendo le testimonianze di chi queste malattie se le è prese e oggi ne paga le conseguenze. Se siete anglofoni vi inviterei a leggere la testimonianza di Amy Parker, giornalista di Slate, la celebre rivista online d’attualità, se non lo siete, lasciatemi un commento e provvederò a tradurlo.

Finora la copertura vaccinale ha funzionato molto bene, ma questo è l’esempio di come queste malattie possano ripresentarsi da un momento all’altro se smettiamo di vaccinare le nuove generazioni. Facciamolo non solo per loro, ma anche per tutelare chi ha quadri clinici già compromessi o gravi casi di immunodeficienza. Per queste persone le malattie più comuni possono diventare facilmente pericolose e costargli la pelle, figuriamoci un morbillo!

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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