Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Marzo 2014

Il solo ed unico liquore ricostituente: Ferro - China Bisleri

Post n°363 pubblicato il 28 Marzo 2014 da lafarmaciadepoca
 


“Volete la salute? Bevete Ferro – China Bisleri”



Sì, finalmente è arrivato, e mi scuso se vi ho fatto attendere molto, anche perché, come molti di voi mi hanno fatto notare via mail, non si può parlare di storia della farmacia senza nemmeno fare un accenno alla categoria dei “liquori ricostituenti”, di cui il Ferro – China Bisleri è sicuramente uno dei più noti rappresentanti.

Il liquore della salute nacque nel 1881, quando Felice Bisleri, eroe di guerra classe 1851, dopo aver tentato di “sfondare” in diversi mestieri, decise di approdare alla professione di chimico, indirizzando la sua attenzione soprattutto nel campo dei ricostituenti, classe galenica di cui c’era grande richiesta sul finire dell’Ottocento.

Il Ferro – China, infatti è quanto di più ottocentesco ci si possa immaginare: citrato di ferro per le donnicciole anemiche, chinino per le febbri dei più piccini, e un buon tasso alcolico di circa una ventina di gradi, che all’epoca era creduto “energizzante” per venire in contro a tutte le necessità ottocentesche dell’uomo ottocentesco. In conclusione, il tonico Bisleri era un vero figlio del suo tempo!

All’epoca il prodotto fu un successone, tanto da far nascere qua e là per tutto il Mondo anche le inevitabili contraffazioni, tra cui il Ferro – China Berner, il quale raggiunse una somiglianza con l’originale Bisleri che ha dell’imbarazzante. ( per visionare la foto cliccate sul nome del tonico. Immagine proveniente da www.sha.org/bottles)

A fare da mascotte al Ferro – China, Felice Bisleri scelse di affidarsi all’ideale di forza e potenza che ispira in tutti noi l’immagine del leone che ruggisce, corredando il tutto  con la scritta “robur”, ovvero “forza” in latino, e accompagnando il prodotto con uno degli slogan più famosi di tutti i tempi: “Volete la salute? Bevete Ferro – China Bisleri”.

A titolo di curiosità, ricordo che lo stesso logo leonino era apposto anche sugli aerei pilotati dall’asso dell’aviazione Franco Bordoni Bisleri, nipote di Felice e ultimo Bisleri a dirigere l’azienda, in quanto perì in un incidente aereo sulle colline di Chiavari, in Liguria, in cui perse la vita anche suo figlio. Inutile sottolineare che il terribile avvenimento segnò il declino dell’azienda, che porterà il Ferro - China ad essere assorbito dalla Cinzano a fine anni Ottanta, per poi definitivamente sparire dal commercio negli anni Novanta.

Ecco la foto della bottiglia:

 


 



Misura 26 cm di altezza x 9 cm di diametro ed è databile tra il 1939 e il 1945. Personalmente ritengo che questo sia uno dei modelli più belli del Ferro – China, con il nuovo logo del leone ( quello del modello precedente era un po’ artisticamente sofferto) ma che allo stesso tempo conserva gli eleganti accostamenti cromatici della bottiglia originale di fine Ottocento.


Il Ferro – China Bisleri, nonostante i suoi venti e più gradi alcolici, era una bevanda adatta a tutta la famiglia: era ottimo in qualunque stagione, a qualunque ora del giorno, anche se era preferibile assumerlo prima dei pasti, ma dava il  meglio di sè per “risvegliare” l’appetito nei bambini, tanto da essere pubblicizzato anche sul Corrierino dei Piccoli. Pensare che oggi le mamme si preoccupano per 35 miseri mg di caffeina contenuti nella Coca – Cola!

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

I farmaci nella letteratura : Guido Gozzano e la Tubercolosi

Buongiorno a tutti, come di consueto vi allego il link all'articolo sui farmaci nella letteratura: questa volta tocca a Guido Gozzano e alla tubercolosi.

Per visionare l'articolo potete cliccare qui

Grazie per aver letto il post e grazie a Deliri Progressivi!

Gozzano

 
 
 

Chi ha bisogno dell'anestesia quando c'è la fisarmonica?

Post n°361 pubblicato il 19 Marzo 2014 da lafarmaciadepoca
 

Harry Houdini non fu il solo illusionista famoso negli anni Venti: dai primi anni del Novecento gli spettacoli di prestidigitazione divennero un business, attirando sempre più persone il cui scopo era quello di raggiungere fama, gloria e denaro, meravigliando e stupendo le platee dei nostri bisnonni, i quali erano dei fan sfegatati degli spettacoli di magia.

Non tutti riuscirono a diventare illusionisti di fama mondiale, infatti non si può negare il fatto che la concorrenza fosse numerosa ed agguerrita, eppure qualcuno riuscì a farsi strada e a raggiungere la notorietà, anche se in campi differenti dal proprio.

Questo fu il caso di un illusionista canadese, tal Freid La Regina, il quale, vittima di un’incidente automobilistico in un periodo in cui non esistevano antibiotici, dovette subire l’amputazione di entrambe le gambe.

Per la stampa dell’epoca, l’occasione fu particolarmente ghiotta, perché per l’operazione l’illusionista rifiutò qualunque tipo di anestesia, e anzi, per tutta la durata dell’operazione tenne un bel concertino di fisarmonica.

Se la notizia vi pare impensabile e poco degna di nota, sappiate che l’”Illustrazione del Popolo” dedicò al fatto anche l’immagine del retro della copertina del giornale:

suona mentre lo operano

Agli occhi di un profano, il fatto ha sicuramente dell’assurdo e quasi del misterioso: come avrà fatto a sopportare un dolore così atroce? Ci sarà della magia dietro? La notizia sarà inventata?

Così, mentre la stampa dell’epoca si “scervellava” circa l modo in cui Freid La Regina fosse riuscito a vincere il dolore, ingigantendo oltremodo la notizia, un qualunque medico potrà confermare che in caso di incidenti automobilistici in cui c’è una lesione al midollo spinale, la possibilità di perdere l’uso e quindi la sensibilità agli arti inferiori è altissima. In sostanza, la magia non c’entra nulla, l’illusionista non sarebbe stato in grado di percepire il dolore perché i suoi nervi lesionati non erano in grado di trasmettere il segnale.

In conclusione, noi come i nostri nonni siamo bombardati da informazioni scientifiche, le quali a volte sono terribilmente incomplete e corredate da ogni tipo di imprecisione, quindi prima di affidarci al ciarlatano di turno, parliamone sempre con un medico. Lo dico per voi e per chi vi sta a cuore, anche per non fare la fine di quei poveretti che in sala operatoria vollero imitare il magnifico Freid La Regina.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

The mystery about Rooll Laboratories

Post n°360 pubblicato il 13 Marzo 2014 da lafarmaciadepoca
 

Good day to all of you British people, today I really need your help!

A year ago I came across this “Balsamic Pastils” tin, made by Pharmaceutical Laboratorj Rooll of Genoa, and since then I can’t find a clue about this pharmaceutical industry.

The word “Laboratorj” is written with a “j” in place of a “y” and, even if a year has passed, I still don’t know if it’s a typo or it’s made on purpose, so I really, really need your help, because at the moment my researches are completely stuck.

So, if you or somebody you know remembers something about Laboratorj Rooll of Genoa, please share with me your knowledge: this will really help me go forward in my researches.

That’s  the photo of the tin:

Products Rooll

Those pastils were the classic cough pastils of the first mid of the twentieth century: a derivate of opium, in this case narcein, and other balsamic components like creosote, menthol and tolù balsam, and just a little monkshood for the “deadly” finishing touch.

The tin measures 3,20  x 2,35 x 0,4 inches and the label is made of paper.

Thanks in advance for your future cooperation, and thanks for reading my post!
English is not my mother language, so if you find grammatical errors, typos or other incorrect things please leave me a comment: I will change them as soon as I can. Bye!

 
 
 

Hepatol Dessy

Credo che se me ne andassi in giro a chiedere “Lei sa chi era Silvio Dessy?”, difficilmente otterrei una risposta, in quanto quest’artista dell’opoterapia ricade nella categoria dei  “trapassati alla storia”, ovvero i famosissimi in vita che ora non ricorda più nessuno. Eppure più vado avanti, più mi chiedo come abbiamo fatto a dimenticarcelo.

Silvio Dessy nacque nel 1869 a Dego, nell’entroterra del savonese. Studiò medicina all’Università di Torino laureandosi con una tesi sulla tubercolosi ed in particolare sugli effetti della malattia sul midollo spinale, e condusse diverse sperimentazioni sui sieri, che gli torneranno molto utili in seguito. Ideò un vaccino contro il tifo coltivando bacilli di Eberth su agar basico , promosse le procedure di disinfezione in Italia, e inventò anche un protocollo per la diagnosi della tubercolosi in alternativa al test di Mantoux.

All’età di trent’anni compì il suo primo viaggio in Argentina, dove fu interpellato dal governo argentino per la direzione dell’Istituto di Igiene Sperimentale, e per sovraintendere i lavori di organizzazione ed avviamento del laboratorio dell’ospedale centrale di Clìnicas “José de San Martin”.

Quella che doveva essere una semplice collaborazione finì con l’assorbire Silvio Dessy, il quale decise di rimanere in Argentina, tornando in Italia solo per pochi brevi viaggi, tra cui uno per fondare a Firenze una succursale dell’Istituto Biologico Dessy.
La maggior parte delle ricerche di Dessy si tenne all’Istituto Biologico Argentino, ubicato vicino a Buenos Aires, che sotto la sua direzione divenne un’eccellenza nel campo della ricerca contro patologie croniche come il diabete, peccato però che dopo una ventina di anni di attività questo fallì a causa dell’ errata amministrazione degli introiti, la quale non dipendeva dal medico italiano. Così, in un disperato tentativo di riuscire a salvare quanto da lui creato designò il dottor Marotta della gestione dei fondi dell’Istituto.
Risollevare dal collasso finanziario l’Istituto Biologico Argentino non era cosa semplice e Marotta optò per convertire il centro di ricerca in un’industria farmaceutica, fatto non gradito a Dessy, il quale decise di ritirarsi a vita privata nel 1944. Morì nel 1951 in Argentina.

L’Hepatol era un farmaco opoterapico  a base di estratto di fegato da impiegare in patologie in cui poteva venirsi a creare uno stato di insufficienza epatica. Come altri opoterapici non era molto efficace, ma questa classe di farmaci che ormai non esiste più ha permesso di porre le basi per la moderna ormonoterapia.

Ecco la foto della scatola:

Hepatol

Misura 6,8 cm x 3,9 cm x 2,4 cm e risale agli anni Quaranta del Novecento. La posologia raccomandava tre compresse quattro o otto volte al giorno: praticamente una confezione bastava all’incirca per quattro giorni.
Scatole di queste dimensioni non erano confezioni regolari commerciali, ma campioni gratuiti per i medici, a cui aggiungo anche piuttosto comuni.

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

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