Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Settembre 2014

Le Pastiglie Duotal - Dionine - Terpin - Balsamiche

Post n°393 pubblicato il 24 Settembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Direttamente dagli anni Dieci ecco le pillole Duotal – Dionine  Terpin Balsamiche della Farmacia Chimica G.B. Roccavilla di Carignano.

Poco si sa di questo preparato: in primis perché negli anni Dieci non era obbligatorio indicare la composizione del farmaco, specie se prodotto da piccoli laboratori di altrettanto piccole farmacie, e poi all’epoca non importava cosa ci fosse dentro, bastava che facesse il suo lavoro, ovvero sedare la tosse.

Analizzando solo il nome del farmaco emergono alcuni ingredienti, come la dionina, un derivato semisintetico della morfina, e la terpina, un espettorante molto comune nei preparati galenici di fine Ottocento, recentemente messo al bando perché non all’altezza delle aspettative: era decisamente inefficace.

L’unica informazione storica riguardante il Duotal – Dionine, è rappresentata dal piccolo stemma commemorativo della vincita di una medaglia d’oro all’esposizione sanitaria di Napoli del 1905, in più a livello locale nessuno ha ancora ricordi della Farmacia Roccavilla di Carignano, perciò se avete qualche informazione, fatevi avanti, in quanto sono ormai sei mesi  che continuo a rimandare la pubblicazione di questo post, nella speranza di trovare qualche notizia certa.

Ecco la foto della scatola:

Duotal

Misura 4,9 cm x 4, 9 cm x 1,9 cm e risale agli anni Dieci. La posologia indicava l’assunzione dalle 4 alle 6 pillole al giorno. Ciascuna scatola costava 1,20 Lire.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Glaxo cresce bambini robusti come quelli di Casa Savoia!

Post n°392 pubblicato il 19 Settembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Sì, se negli anni Venti volevate dei bambini belli come quelli dei Savoia, l’alimento Glaxo era ciò che avrebbe fatto per voi!

L’Alimento Glaxo era prodotto dall’omonimo stabilimento neozelandese, in quel di Bunnythorpe, cittadina della regione di Manawatu-Wanganui, da cui poi si espanse in tutto il mondo, a suon di “Glaxo builds bonnie babies”.

Sicuramente il nome del prodotto è particolare, infatti Glaxo non vuole significare nulla e non deriva da vocaboli già esistenti, si tratta solo del primo nome disponibile che fu possibile registrare.
Quel prodotto che nel 1906 sarebbe stato battezzato “Alimento Glaxo”, era già sul mercato da almeno una decina d’anni, ma complice il suo nome commerciale “Defiance” ovvero “Provocazione”, non riusciva a vendere molto.  A questo punto, Joseph Nathan, l’ideatore del prodotto, provò con “Lacto”, ma non era possibile registrarlo a causa della sua somiglianza con altri nomi commerciali, e alla fine si ridusse ad inventare da zero un nuovo marchio, nella speranza che fosse di successo:  fortunatamente per lui fu così e l’Alimento si diffuse in ogni parte del Mondo.
In Italia l’Alimento Glaxo arrivò a metà degli anni Venti, e nel 1932 la Glaxo aprì in Italia uno stabilimento di produzione nel veronese, che riuscì a resistere al periodo fascista e alla Seconda Guerra Mondiale.

L’Alimento Glaxo altro non era che una farina lattea particolarmente “robusta” sulle 600 calorie per 100 grammi, che poteva essere impiegata già dalla prima settimana di vita.
Da notare, infatti, è la concezione di svezzamento in vigore nella prima metà del Novecento: mentre al giorno d’oggi viene raccomandato alle madri di allattare al seno il più possibile, all’epoca un pediatra avrebbe consigliato di interrompere l’allattamento al seno in favore di una farina lattea ed avrebbe iniziato a svezzare già all’età di tre mesi.
So che le mamme apprensive che a volte mi leggono troveranno “inconcepibilmente inaccettabile” quanto scritto sopra, ma occorre tenere conto che nella prima metà del Novecento la situazione era ben diversa.

Prima di tutto occorre considerare che non esistevano omogenizzati e pappine varie già pronte: prima il bimbo si sarebbe abituato alla polenta, meglio sarebbe stato per tutta la famiglia, in quanto soprattutto nelle fasce di popolazione più povere, le stesse madri potevano manifestare denutrizione e patologie correlate, tra cui una diminuzione della produzione di latte.
In un periodo storico che non conosceva ancora gli antibiotici e ancora meno gli antimicotici, le farine lattee erano uno degli alimenti più puliti e sterili mai concepibili da mente umana: con l’allattamento al seno spesso potevano verificarsi casi di infezione da patogeni della pelle come la candida o “mughetto” che avrebbero potuto minare la salute del neonato.

Ecco la foto del barattolo:

Glaxo

E’ in cartone e misura 10 cm di diametro per 9,2 cm di altezza e la confezione in foto fu prodotta nel 1943.
Sul retro sono presenti alcune indicazioni circa i dosaggi  e le modalità di somministrazione. Come le moderne pappe liofilizzate, la polvere andava mescolata con dell’acqua calda ( ancor meglio se bollente), fino a ridurla ad una crema.
La scatola in più consiglia di somministrare al bambino, un’ora prima del pasto, un cucchiaino di succo di limone o di arancia addolcito con dello zucchero, per integrare la vitamina C, non presente nella farina lattea.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Vitallium

Post n°391 pubblicato il 15 Settembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

This is not the usual pharmaceutical box, but as I continuously repeat “if it’s curious, it may worth a post”, here you go the cardboard box of Vitallium, an alloy of cobalt and chromium resistant to corrosion and high temperatures, used to made dentures.

Vitallium is property of Austenal Laboratories, founded in the early Twenties by Charles Prange and Reiner Erdle, but the two weren't the minds behind this alloy. The “father” of Vitallium was Albert Merrick, who invented it in 1932.

This alloy is composed by a 60 % of cobalt, a 20 % of chromium and a 5 % of molybdenum, as I previously said, this material is very resistant, but at the same time very ductile, two characteristics that made Vitallium used even nowadays in the medical field, but its qualities do not end there, in fact, this alloy was employed in the past by the NACA ( the National Advisory Committee for Aeronautics now NASA ) to produce the turbine disks of jets and planes.

There is the photo of the box:

Vitallium

It measures 9,8 cm ( 3,86 inch ) x 7 cm ( 2,76 inch) x 6,1 cm ( 2,36 inch) and it could be dated around the Fifties.

Thanks for reading my post! English is not my mother language, so if you find grammatical errors, typos or other incorrect things please leave me a comment: I will change them as soon as I can. Bye!

 
 
 

Le polveri ricostituenti Winter

Post n°390 pubblicato il 10 Settembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Allevatori, le vostre vacche sono deperite e smorte? Hanno perso la gioia di ruminare? Non muggiscono più come una volta? Ebbene con le Polveri Ricostituenti Winter, tutto questo sarà solo un lontano ricordo.

Questo nuovo preparato figlio della più alta scienza degli anni Cinquanta ha tutto ciò che un bovino può desiderare:

-Acido arsenioso: perché non ricostituisce, anche se all’epoca si pensava ricostituisse parecchio!
-Polvere di noce vomica: idem per sopra!
-Carbonato di  ferro: perché le vacche anemiche non piacciono a nessuno, in più aiutano a “costruire” nuova massa muscolare tanto che ancora oggi viene impiegato nei mangimi per l’ingrasso.
-Carbonato di  calcio: non c’è nulla di meglio che questa molecola per aumentare la rendita delle vostre vacche da latte. Sopravvive ancora nelle formulazioni moderne.
-Fosfato tricalcico: è una delle componenti del latte, contenute in micelle e sub micelle caseiniche, rappresentante una cospicua riserva di ioni fosfato e un “cementante” per le caseine stesse.
-Lievito di birra: no, non serve per dare al latte un gradevole aroma di “birra”, ma è una fonte di proteine e di vitamina B12.
-Vitamina D2: gioca un ruolo importantissimo per prevenire la condizione di ipocalcemia nelle vacche da latte, e la possibile mastite.

Sì, con le Polveri Ricostituenti Winter  non ci saranno più ritardi nello sviluppo degli animali, basta deperimenti organici, anemie costituzionali, febbri intermittenti, forme asmatiche o catarri bronchiali: grazie Laboratorio SAIA!

Ecco la foto della scatola:

Polveri Winter

Misura 13,2 cm x 7,4 cm x 3,9 cm e risale agli anni Cinquanta. La posologia raccomandava di somministrare una cartina al giorno per 30 giorni di seguito nel mangime dell’animale.

Le Polveri Winter furono prodotte dai Laboratori SAIA di Genova (oggi FACE Laboratori Farmaceutici S.p.A.) fino al 1974, quando l’azienda rinunciò all’autorizzazione.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Una "carrellata" di vaccini

Post n°389 pubblicato il 03 Settembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Oggi niente farmaci miei perché abbiamo ospiti: qualche mese fa mi ha contattato Giuseppe C. fornendomi una valanga di foto della sua “eredità” farmaceutica, in quanto la sua famiglia può vantarsi di essere farmacisti da generazioni.

Tra la sua enorme collezione mi ha inviato le foto di alcuni pezzi molto curiosi, che sicuramente apprezzerete anche voi:

Difteria

Il primo medicinale è un vaccino antidifterico della casa farmaceutica statunitense Lilly. Per riuscire a datarlo ho dovuto persino interpellare lo Smithsonian Museum, che nonostante le mie numerose mail ( è il mio punto di riferimento e spero un giorno di eguagliare una sua particolare collezione!) mi risponde sempre, e penso che a questo punto si siano un po’ affezionati.

La Eli Lilly & Company aveva introdotto questo vaccino sul mercato negli anni Quaranta, e molto probabilmente questa scatola potrebbe essere arrivata in Italia con le truppe americane. La difterite, fino al secondo dopoguerra, era endemica in alcune zone del sud Italia, e pochi potevano accedere alle vaccinazioni, in quanto sviluppate in Paesi esteri nel periodo del conflitto. In sostanza la penicillina e il vaccino antidifterico erano prodotti da mercato nero.

Il Corynebacterium diphtheriae, l’agente eziologico della malattia, è molto subdolo, in quanto non esplica la sua azione solo a livello del focolaio primario d’infezione, ma produce anche una tossina che può arrivare a danneggiare il sistema nervoso e cardiaco, che può causare seri danni se non prontamente debellata.

Nella foto sotto, invece abbiamo due vaccini “made in Italy”, prodotti dall’Istituto Sieroterapico Milanese Serafino Belfanti: il primo è un vaccino antigonococcico degli anni Venti, mentre il secondo è un vaccino antitifico degli anni Trenta.


Vaccini

Fortunatamente, almeno in Italia, non sentiamo più parlare di tifo e ormai si vaccina solo chi, o per lavoro, o per piacere, si reca in zone del Mondo dove è ancora presente questa patologia, ma la Neisseria colpisce ancora duro in Europa.

A questo genere tassonomico fanno parte sue batteri patogeni molto pericolosi che hanno la peculiarità di essere parecchio resistenti agli antibiotici: la Neisseria  meningitidis , responsabile della meningite cerebrospinale, e la Neisseria gonorrhoeae, l’agente eziologico della gonorrea o blenorragia. 
Se a questo punto pensate che il Corynebacterium diphtheriae sia un genio del male, non avete mai sentito parlare della Neisseria gonorrhoeae.
Questo simpatico batterio infatti, ha ideato un metodo di trasmissione sessuale assolutamente eccellente, in quanto possiede particolari molecole chiamate adesine, che gli permettono di attaccarsi fermamente alla mucosa vaginale, dando origine ad una infezione completamente asintomatica nella femmina.
Nel maschio invece è una delle infezioni uretrali più dolorose e fastidiose possibili, in quanto penetra verso la lamina basale dove inizia a costruirsi una capsula di acido sialico e a produrre endotossine che scatenano l’infiammazione caratterizzata da uno scolo purulento.
Così in questo modo, il batterio riesce a sopravvivere e ad infettare a più non posso, facendo della gonorrea una tra le malattie a trasmissione sessuale che più colpivano in passato, soprattutto nell’Italia della prima metà del Novecento, dove nonostante esistesse già dal 1922  l’“HAbemus TUtorem” del Commendator Goldoni ( sì, è esistito veramente), era usato da pochi a causa della sua "incongruenza" con i precetti cattolici dell'epoca e dell'ideale di famiglia fascista.

Grazie per aver letto il post e grazie a Giuseppe C.  per avermi mandato le sue foto!

 
 
 

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