Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Novembre 2014

Woods Areca Nut Toothpaste

Post n°402 pubblicato il 28 Novembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Ok people, listen well. I might not be the ultimate “Victorian era fan” but I really know that lots of my reader keep asking me to write posts about Nineteenth century apothecary, so here you go (yep, readers you won. Again).

This time we have a lovely ceramic box of the Woods Areca Nut Tooth Paste, from the second half of Nineteenth century.

This toothpaste was made from the pulverized charcoal of areca nuts, the seed of areca palm, aka Areca catechu to all the botanists out there.

Areca palm grows naturally in the Tropical Pacific area, and the ancient inhabitants of those lands used to chew the fruit for its psychoactive property, a custom that is still alive and widely spread among those populations.

To the first Europeans the areca nut was not profitable, until it was discovered that the charcoal had some interesting characteristics, like preventing dental decay.

Toothpastes made from areca nut are one of the most easy to find remnants of the Victorian Era: at that time there were hundreds of toothpaste brands containing areca nut charcoal .

The William Woods & Son’s Areca Nut Toothpaste was one of the most famous brands in the British Empire, selling thousands and thousands of their toothpaste which was available even cherry flavored, but as always, all that glitters is not gold.

 

The continued use of Areca Nuts Toothpaste turned teeth black, a not so good feature for a toothpaste, but that wasn’t the major issue.

Areca nuts contain a mix of alcaloids, which the major part is represented by arecoline, a nicotinic acids-based alkaloid, responsible for its carcinogenic effect. Yes, using Areca Nuts Toothpaste may lead to the development of oral cancer, but even if there are clear evidences that prove the correlation between the chewing of areca nuts and cancer, this custom is so deep seated that is impossible to stop.

So Rita don’t tell me that “Victorian Era”, when the toothpaste was carcinogenic, the wallpaper contained cyanide and there weren’t antibiotics was awesome. (You‘ll never convince me this way!)

 

Here is the photo of the ceramic box:

 Woods

 

It measures 6,8 cm x 4 cm ( 2,67 inch x 1,47 inch) and it could be dated around the late 1870s.

This toothpaste was made by the William Woods & Son, one of the most famous chemist shops opened at that time in the English town of Plymouth.

Thanks for reading my post! English is not my mother language, so if you find grammatical errors, typos or other incorrect things please leave me a comment: I will change them as soon as I can. Bye!

 
 
 

Combizym

Post n°401 pubblicato il 20 Novembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Il Combizym è uno di quei farmaci che in Italia non riscosse mai un grandissimo successo, ma è sorprendente quanto poco abbia impiegato per diventare un “mostro sacro” della farmacia asiatica.

Questo preparato galenico altro non è che un’associazione di enzimi digestivi di origine pancreatica e vegetale, impiegato nel trattamento dei disturbi del processo digestivo.

Sicuramente a primo impatto stupisce il fatto che questo farmaco della Luitpold Werke di Monaco, sia uno dei più conosciuti in Cina e Giappone, ma esaminando in dettaglio la storia dell’azienda è possibile scoprire il perché.

La Cina è uno tra i principali esportatori di principi attivi a livello mondiale (circa l’80%), ma la sua legislazione circa l'importazione e la vendita di preparati esteri a volte non è troppo chiara, mentre il Giappone ha alcuni standard molto rigidi, perciò tra cercare di vendere un farmaco europeo in Cina o in Giappone o costruire un modellino della Tour Eiffel a grandezza naturale con i fiammiferi (senza colla) è preferibile la seconda opzione: eppure il Combizym è riuscito a conquistare l'Asia.

La Luitpold Werke fu fondata nel 1910 da August Karreth, il quale decise di battezzare la sua impresa “Luitpold Wereke” in onore del Principe di Bavaria, Luitpold Wittelsbach.
L’industria farmaceutica si sviluppò soprattutto nel mercato di prodotti iniettabili e derivati del chinino, destinati soprattutto al mercato statunitense. Infatti per consolidare la sua posizione negli USA, nel 1947 acquisì la Natcom Chemical Company, e fu una delle poche industrie farmaceutiche tedesche a non subire troppi danni economici dalla Seconda Guerra Mondiale in termini di perdite di brevetti.

L’apertura al mercato asiatico iniziò nel 1991, quando la Luitpold fu acquisita dalla Sankyo Co, gigante farmaceutico giapponese, dopo che i due eredi di August si resero conto che in famiglia non c’era nessuno in grado di proseguire l’attività. Con l’acquisizione, molti brevetti passarono ai nuovi dirigenti del sol levante, tra cui il nostro Combizym.

Il Combizym comparve sul mercato per la prima volta nel 1937, molto prima del passaggio ai Giapponesi, eppure a differenza dell’Aulin ( in Giappone non è mai comparso sul mercato!) piace, prima di tutto perché in paesi dove il tempo è poco, inteso sia come tempo libero sia come tempo da dedicare ad altro, tipo andare dal medico, avere sul mercato farmaci che coprono tutte le patologie digestive è una fortuna (per chi produce) e poi la stessa medicina tradizionale cinese contempla molto l’uso di opoterapici, e il Combizym è un’evoluzione di questa classe farmaceutica.

Ecco la foto del tubo:

Combizym


Misura 5 cm in altezza x 2,7 cm di diametro e risale agli anni Cinquanta / Sessanta. La posologia raccomandava 1 – 2 confetti, durante o dopo i pasti, senza masticare.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Fosfomagnesina Aminica

Post n°400 pubblicato il 11 Novembre 2014 da lafarmaciadepoca
 

 

Direttamente dalla prima metà del Novecento, periodo storico famoso per la convinzione che il fosforo facesse diventare i bambini intelligenti, ecco la Fosfomagnesina Aminica della Giberto Borromeo di Milano.

Questo ricostituente faceva parte dei “dimetil - ammino – metil – fenil – fosfinito di (introdurre elemento chimico a caso)” una categoria molto ben nutrita, soprattutto sulla fine degli anni Trenta / inizio anni Quaranta.

La Fosfomagnesina era a base di dimetil - ammino – metil – fenil – fosfinito di magnesio, ed era impiegata sia negli adulti che nei bambini, nel trattamento di carenze di fosforo o magnesio, all’epoca ritenute causa di esaurimenti, neurastenie e problemi psichici. Se avete buona memoria, sicuramente ricorderete il Tonofosfan Bayer o il Miovit Fosforo entrambi a base di dimetil - ammino – metil – fenil – fosfinito  acido di sodio, utilizzati per le stesse patologie: per quanto volesse sembrare innovativa, in realtà la Fosfomagnesina era semplicemente una “variazione sul tema” e nulla più.

Ecco la foto della scatola:

Fosfomagnesina

Misura 14,8 cm x 7,5 cm x 2 cm  e risale alla metà degli anni Quaranta, per la precisione al 1944.
La vera curiosità intorno a questa scatola è che il Laboratorio Giberto Borromeo, aveva come consulente il Professor. Prassitele Piccinini, la “mente” dietro la Forgenina Zoja, di cui potete trovare pubblicati alcuni cartoncini pubblicitari  sulla pagina Facebook della Farmacia d’Epoca (so che vorreste il post sulla Forgenina, ma dovrete pazientare ancora un po!).

La posologia raccomandava una fiala al giorno per gli adulti e mezza per i bambini. Ogni scatola costava 20,60 Lire del Regno d’Italia.

Grazie per aver letto il post!

 

 
 
 

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