Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Gennaio 2015

Iodone Robin

Post n°411 pubblicato il 30 Gennaio 2015 da lafarmaciadepoca
 

La scatola di Iodone Robin in foto risale ai primissimi anni del Novecento, ed esplica mirabilmente il concetto di “non traduciamo le scatole nemmeno a morire” tipico di quel periodo.

Iodone

A prima vista sembrerebbe uno dei tanti comportamenti ultranazionalistici antecedenti alla Prima Guerra Mondiale, la realtà invece è un’altra.
Alle case farmaceutiche conveniva molto di più avere una sola scatola su cui applicare etichette o timbri differenti, piuttosto che tante scatole localizzate, insomma, i tempi della Bioplastina Serono erano ancora da venire!

Maurice Robin, il fondò dell’omonima azienda farmaceutica nel 1883 per produrre il frutto delle sue ricerche: due anni prima infatti, egli aveva iniziato alcuni studi sul peptonato di ferro, molecola che permetteva una più facile assimilazione degli ioni ferro, creando prima un piccolo laboratorio a Bruges, per poi trasferirsi qualche anno dopo a Parigi, in Rue de Poissy n°13.

Lo Iodone, altro non era che il fratello minore del “Fer Robin” (Peptonato di Ferro Robin), in quanto si trattava di semplice peptonato di iodio per iniezioni muscolari.

Sulla scatola è già presente la dicitura “boite echantillon”, ossia “scatola omaggio”, ma è stato anche ribadito tramite un timbro in rosso con la scritta in italiano.

Misura 13,4 cm x 5,9 cm x 3 cm, e non sono presenti indicazioni circa la posologia, ancora lasciata a discrezione del medico.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Iridal collirio

Post n°410 pubblicato il 23 Gennaio 2015 da lafarmaciadepoca
 

 

Il collirio del post di oggi è uno di quei prodotti, sicuri, tranquilli, adatti a tutti, che non devono mai mancare nelle famiglie, ma non in quelle moderne, in quelle della prima metà del Novecento. Se un collirio del genere provasse anche solo lontanamente ed entrare nelle nostre case, state pur certi che provvederemmo a farlo uscire subito.

Questo ritrovato made in anni venti, infatti, era a base di:

- cloridrato di pilocarpina: è il sale ottenuto da cloro e pilocarpina, un alcaloide contenuto nella pianta Pilocarpus jaborandi. E’ impiegata in diversi colliri per il trattamento del glaucoma, è un potente colinergico ed è forse l’unico ingrediente sensato di questa preparazione galenica.

-nitrato di stricnina: già dal 1824 (data di uno dei primi impieghi documentati in oftalmologia)  è una tra le componenti che “fanno fine e non impegnano”, onnipresenti nella farmacia di prima metà del Novecento. Inutile sottolineare che se non viene più utilizzata, un motivo ci sarà!

- bromigina: con la curiosa parola ottenuta dalla fusione tra “bromo” e “hygieinos” (sano), era indicata una molecola di cui oggi non è più presente traccia sui formulari chimici: forse perché ci si è accorti che l’avvelenamento cronico da bromo (bromismo), con vertigini, torpore, deficit della memoria (mi sarò messo il collirio?) e allucinazioni non erano una bella cosa.

- etilmorfenantrina: quale collirio può dirsi completo senza il derivato  della morfina, l’anestetico preferito da tutti fin dal 1804?

- eritroxilina: se credete che la sola etilmorfenantrina sia poco anestetica, sicuramente si sentirà rassicurato dal fatto che il suo Iridal contenga anche eritroxilina, o cocaina. Mai più occhi così gonfi e rossi da riuscire a fermare il traffico!

- borogliceride: antisettico milleusi della prima metà del Novecento. Era impiegato nella conservazione della carne, latte, burro e molluschi, prima di approdare in farmacia e diventare la base di molti colliri.

-acqua: che dopo il nitrato di stricnina, la bromigina, l’etilmorfenantrina e l’eritroxilina, fa quasi strano vederla annoverata tra i componenti.

Ecco la foto della scatola:

 

Iridal

 



Misura 10,6 cm x 3,6 cm x 3,7 cm e risale agli anni Venti. La posologia raccomandava 2-3 gocce trevolte al giorno, per eliminare così la stanchezza, la debolezza, annebbiamenti, infiammazioni, occhi rossi, cataratta e tutte le malattie oculari dovute alla cattiva nutrizione e circolazione del sangue.

L’Iridal era prodotto dal Cavalier Ufficial Enrico Piccinino, Dottore in farmacia del Regio Ospedale Oftalmico di Torino, nella vecchia sede di via Cernaia 44 ( oggi è in via Filippo Juvarra).

Grazie per aver letto il post!

 

 
 
 

San Pellegrino, ma quale?

Post n°409 pubblicato il 16 Gennaio 2015 da lafarmaciadepoca
 

Nei suoi quasi cent’anni di onorata carriera la Magnesia San Pellegrino è forse uno tra i farmaci che più sono rimasti ancorati al loro design: ancora oggi l’esagono con l’immagine del pellegrino e la scritta “Prodel”, è presente e viva sulle scatole dei prodotti.
Infatti non importa se la confezione sia di vetro, alluminio o plastica: il pellegrino Prodel sarà sempre presente a vegliare sui malati di stomaco e sugli stitici.

Ma vi siete mai chiesti chi sia il Santo raffigurato nell’immagine?

In lizza, ci sono ben 7 Santi Pellegrino, tra cui San Pellegrino Laziosi, il protettore dalle malattie cancerogene e croniche, dato come favorito alla partenza da quasi tutti i bookmakers,  ma dopo un’accurata ricerca, è risultato non essere lui il Pellegrino della scatola.
Con molta probabilità si tratta di San Pellegrino delle Alpi, un principe irlandese vissuto nel settimo secolo dopo Cristo, che secondo la tradizione, dopo aver rifiutato la corona e i benefici che spettavano ad una persona del suo rango, decise di intraprendere un pellegrinaggio verso la Palestina per onorare il Santo Sepolcro.
Sulla via del ritorno, però dopo aver fatto tappa a Roma, Pellegrino decise di stabilirsi nella Selva Romanesca, trascorrendo gli ultimi anni della sua vita come eremita, predicando e convertendo i diversi briganti di quelle zone.

San Pellegrino è spesso rappresentato vestito di una semplice tunica, in compagnia del bordone da pellegrino da cui pende una fiasca, sempre e rigorosamente scalzo, esattamente come nel disegno della magnesia.

Ho deciso di svolgere questa piccola indagine per dedicarla a tutti coloro che in passato mi hanno chiesto se si potesse identificare il santo rappresentato nel logo. Questa è la mia risposta in base ai dati che sono riuscita a reperire: se avete altre notizie o prove schiaccianti contro la mia tesi, fatevi avanti, e provvederò ad implementare il tutto nel blog.

Ecco la foto di un flacone di fine anni Sessanta di Magnesia San Pellegrino: senz’anice e formato famiglia, in ottemperanza alla “Legge del Kinglax”.

San Pellegrino senz' anice

Il flacone misura 12 cm x 7,3 cm x 3 cm, mentre la scatola ha dimensione di 12,6 cm x 8 cm x 4,2 cm. Le dosi erano di 1 cucchiaino come lassativo e di 2 cucchiaini come purgante, per i bambini metà dose.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

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