Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Agosto 2015

Inseva

Post n°443 pubblicato il 18 Agosto 2015 da lafarmaciadepoca
 

Fortunatamente, quando il Karcamir correva libero per gli scaffali delle autarchiche farmacie italiane, c’era chi invece, aveva immesso sul mercato qualche prodotto contro gli scompensi intestinali un po’ più valido. Sto parlando delle supposte Inseva  Maestretti.

Sì, lo so cosa state pensando, ed effettivamente capisco la vostra posizione: le supposte sono sicuramente uno dei modi meno amati per somministrare un farmaco, ma il brodo – vaccino di colibacilli e di enterococchi era uno dei pochi preparati galenici disponibili contro i batteri in un mondo senza antibiotici.

I brodo – vaccini e le stomosine, altro non erano che vaccini multivalenti, capaci di essere attivi contemporaneamente contro infezioni di diverso tipo. Praticamente andavano a stimolare il sistema immunitario con microrganismi morti o dalla bassa virulenza per amplificare la risposta immunitaria.

D’accordo che l’unico patogeno intestinale buono è quello morto, ma sicuramente lo sforzo scientifico per individuare i cappi batterici quando la biologia stava muovendo ancora i primi passi è decisamente notevole e degno di menzione.

Ecco la foto della scatola:

Inseva

Misura 10,5 cm x 5 cm x 2,5 cm e risale alla fine degli anni Trenta / inizio anni Quaranta.  Non sono presenti altre indicazioni circa la posologia, che era lasciata alla decisione del medico.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Karcamir Isnardi

Post n°442 pubblicato il 14 Agosto 2015 da lafarmaciadepoca
 

Spesso in passato alcune aziende alimentari hanno provato ad entrare nell’industria farmaceutica, e la Pietro Isnardi di Oneglia, quella dell’olio tanto per intenderci, non è stata da meno.

Negli anni Trenta / Quaranta, infatti, aveva lanciato sul mercato un preparato antidiarroico chiamato Karcamir, che non è rimasto a lungo sul mercato. Fortunatamente.

Questo ritrovato della scienza è sicuramente quanto di più efficace potesse offrire l’Italia dell’epoca, e la sua composizione è grande indicatore di come noi moderni non dobbiamo assolutamente rimpiangerla:

-Fiori di Karkadé: deriva dal calice dell’Hibiscus sabdariffa, e oggi come allora era conosciuto per la sua proprietà di essere una valida tisana. Era diffusissimo in Italia negli anni Trenta perché in seguito alle sanzioni economiche dopo la guerra d'Etiopia il tè era divenuto molto costoso, e la risposta autarchica fu il karkadé.
-Legno di campeggio: no, non è quello che state pensando. Nessun escursionista è stato privato dei paletti della tenda. Si tratta di corteccia di Haematoxylum campechianum, una pianta impiegata in passato nelle tinture, senza grandi proprietà farmacologiche.
-Bacche di mirtillo: il mirtillo ha proprietà antiossidanti, peccato che per avere qualche beneficio occorra mangiarne a vagonate e non penso che 5 gr. riescano a sanare un intestino scombussolato.
-Acido cloridrico al 25%: sì, qui capite bene, è HCl al 25%, fortunatamente solo XVII (17) gocce, il vero  “motore” del Karcamir.
-Acqua distillata: per diluire quanto sopra.

Fortunatamente il flacone mette in guardia il paziente con importantissime avvertenze: “Durante la cura le orine assumono in generale un colorito rosso più p meno intenso. Il fenomeno non deve destare preoccupazione alcuna essendo dovuto al medicamento. L’eventuale deposito o sospensione nel liquido del flacone non pregiudica la bontà del prodotto: è comune in quasi tutti i prodotti vegetali”. Chiaramente due osservazioni che noi moderni giudicheremmo “l’ultimo dei problemi data la composizione del farmaco”.

Ecco la foto del flacone:

 

Karcamir



Misura 13 cm in altezza x 4,5 cm x 2,5 cm e risale agli anni Trenta. La posologia raccomandava da 6 mesi ad un anno un cucchiaino da caffè ogni 3 ore, da uno a due anni un cucchiaino ogni 2 ore, dai 2 ai 4 anni un cucchiaio da frutta ogni 3 ore, dai 4 agli 8 un cucchiaio da frutta ogni 2 ore, dagli 8 ai 15 un cucchiaio da minestra ogni 3 ore, e dopo i 15 anni un cucchiaio da minestra ogni 2 ore. Mai in vita mia ho incontrato una posologia più arzigogolata di questa.

Comunque per concludere, sappiate che il Karcamir all’epoca era presentato come :” un rimedio assolutamente innocuo che può essere somministrato sempre con grande vantaggio, anche ai lattanti e ai vecchi”. Giuro che la prossima persona che si lamenta dei farmaci moderni e di come questi ci “avvelenino” si scolerà un flaconcino di Karcamir. Tutto, fino alla fine.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Poudre Malaceine

Post n°441 pubblicato il 11 Agosto 2015 da lafarmaciadepoca
 

Non c’entra nulla con la farmacia, ma dal momento che mi hanno regalato questa scatolina comprando un grande lotto in un mercatino, la pubblico comunque perché ritengo che dal punto di vista del design sia una cannonata.

Poudre Malaceine

La Poudre Malaceine era una delle tante ciprie di inizio Novecento a base di polvere finissima di riso, per donare alla Madame quel colorito tenue ed aristocratico che oggi non fila più nessuno. Grazie, stramaledettissimi antenati nordici.

Eppure anche se oggi stenterebbe a vendere, la Poudre Malaceine era un prodotto che all’epoca era molto apprezzato e non di rado regalato, non solo a me, ma anche alla precedente proprietaria.

Infatti, sul retro della scatola è presente una scritta un po’ sbiadita ma leggibile: “À l'étoile qui vient au trouver son grand père d’Italie” ossia “Alla stella che viene a trovare il suo nonno d’Italia”.

Misura 4,3 cm x 4,3 cm x 2 cm e risale agli anni Dieci / Venti.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

La Fialetta del Dott. Knapp

Post n°440 pubblicato il 07 Agosto 2015 da lafarmaciadepoca
 

Sicuramente molti di voi ricorderanno il farmaco di oggi: chi mai nella propria vita non ha fatto ricorso alla Fialetta del Dottor Knapp per il mal di denti, a parte la sottoscritta che non era ancora nata?
Per chi come mio padre, piuttosto che andare dal dentista,  preferiva lanciarsi con il paracadute atterrando in uno stagno pieno di sanguisughe, con le rive costellate di tigri affamate e nemmeno troppo timorose dell’acqua, la Fialetta del Dottor Knapp era un vero salvavita, da utilizzare fino a che il problema non degenerava. Allora sì, che bisognava correre dal dentista!

La “forza” della Fialetta odontalgica del Dottor Knapp, risiedeva nella benzocaina, un buon anestetico locale (utilizzato anche nei preservativi ritardanti), che permetteva di alleviare il dolore da mal di denti. Ma solo momentaneamente!

Infatti, nonostante l’olio essenziale di cajeput (antisettico), e nemmeno la super miscela di acido fenico (disinfettante d’urto, nel 1860 era utilizzato come deodorante per le latrine ), timolo (disinfettante del cavo orale, presente anche nei moderni dentifrici), mentolo (che dà un buon gusto) e canfora ( che conferisce una sensazione di “freddo” se applicata sulla pelle),  la Fialetta non poteva molto contro i batteri.

Il sollievo offerto era drammaticamente temporaneo: i batteri del cavo orale responsabili della placca colonizzano lo strato di mucoproteina salivare che si forma naturalmente già pochi minuti dopo essersi spazzolati i denti, e se a ciò si aggiunge il fatto che la pulizia con lo spazzolino manuale, non è mai troppo profonda, ecco che con la concomitanza dei residui di cibo ( da leggersi “terreno di coltura”) daranno luogo alla crescita batterica e al dolore portato dall’infiammazione.

Oggi, infatti, anche se esiste un prodotto analogo sul mercato, il suo uso è più che sconsigliato: non ha senso lasciare degenerare il problema quando ce la possiamo cavare con un’otturazione in resina ( molto più economica delle vecchie in oro)!

Ecco la foto della scatola:

Fialetta Knapp

Misura 6,5 cm x 2 cm x 2 cm e risale agli anni Sessanta. Si consigliava di bagnare un po’ di cotone con del liquido, introdurlo nella cavità del dente e lasciarlo agire per un po’.

La Fialetta odontalgica del Dottor Knapp era prodotta dalla LAFAR  con sede in via Noto 7 a Milano; oggi è parte del gruppo FLPHARMINVEST.
Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Fosforo De Angeli: il ritorno

Post n°439 pubblicato il 04 Agosto 2015 da lafarmaciadepoca
 

Ok, Giulia dato che hai fatto trenta, fai anche trentuno e concludi la serie dei post sul Fosforo De Angeli, con il tubo in alluminio dei primi anni Quaranta.

Questo tubo altro non conteneva che  il nostro Fosforo sotto forma di polvere, da assumersi durante i pasti, in formulazione uguale alla versione in cachet.

Ecco la foto del tubo:

 

Fosforo



Misura 8 cm di altezza x 3,4 cm di diametro e costava 9,50 Lire, un po’ più economico di altri prodotti analoghi, ma non certo alla portata di tutti, soprattutto durante il periodo della guerra.
La posologia raccomandava 2 – 4 cucchiaini al giorno per gli adulti e metà dose per i bambini.

Grazie per aver letto il post! Giuro che con questo per la De Angeli ho finito! Solo per ora, ovviamente.

 
 
 

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