05-11-07
Buongiorno, mi chiamo Sara ho 30 anni e da quasi 3 ho scoperto l'esistenza dell'endometriosi.
Vorrei raccontare la mia storia, per far sì che più donne possibili riescano a riconoscere dietro ad un dolore mestruale l'insorgere della malattia.
Avevo 27 anni e mezzo e da ormai qualche tempo avevo davvero dolori fortissimi in concomitanza al ciclo (qualche tempo per non dire qualche anno), ma come accade spessissimo una volta passato ci si dimentica di tutto e si rimanda a data da destinarsi la visita ginecologica.
Ma ormai ero arrivata al culmine e mi decisi a fare un controllo. Mi ricordo ancora con che timore affrontai tutto, preoccupata da cosa mi avesse potuto dire la ginecologa....ad oggi sorrido, sì ma dalla rabbia, perchè "grazie" a Lei ho perso tempo prezioso. Non voglio dilungarmi molto; mi visitò, mi fece ecografia e mi prescrisse antidolorifici...tutto nella norma!!!
Così andai avanti per un pò, fino a quando il 24 febbraio del 2005 non venni colpita da dolore devastante alle ovaie, sentivo dentro di me fitte lancinanti, andai in ospedale mi fecero RX e mi consigliarono ricovero immediato in altra struttura prettamente ginecologica, e così fecero. Vuole sapere cosa mi avevano diagnosticato? Due cisti "cioccolato" (ma perchè hanno dato questo nome così dolce ad una malattia così amara) del diametro di 10cm e 12 cm che ovviamente stavano "sfiatando" e che mi avevano generato una tale infezione da rischiare la setticemia.
E' stata in quell'occasione che conobbi la mia attuale ginecologa che, con fare rassicurante e tenero, mi parlò per la prima volta di endometriosi. Non sapevo neanche ripetere a pappagallo quel termine. Per farla breve l'8 marzo del 2005 venni sottoposta ad intervento chirurgico in laparotomia, così almeno ora ho anch'io ho un segno di riconoscimento (una bella cicatrice di 19 cm), le lesioni erano troppo estese e non si è potuto intervenire in laparoscopia.
L'esito dell'esame istologico fu endometriosi di IV livello con pervietà tubarica destra, ed ovviamente di pari passo andavano le probabilità pari a zero di poter avere un bambino. Da lì a sei mesi mi sarei sposata e quanto avvenne non era nelle mie aspettative. La mia ginecologa mi consigliò di cercare subito un figlio ma sono passati da quel giorno quasi 3 anni e martedì 13 novembre ho un appuntamento per iniziare il percorso per una FIVET. Ho passato e sto passando momenti bui, all'inizio cercavo una gravidanza con la speranza di poter fermare il progredire della malattia, capendo solo poi che il presupposto era sbagliato...ma il dolore e la sofferenza erano stati troppo forti da non farmene rendere conto. Ora desideriamo tanto un figlio che forse non arriverà mai o forse arriverà questo lo saprà solo Dio, ma mi rendo conto solo ora che se avessi trovato una ginecologa che avesse subito capito cosa stesse accadendo forse non sarei queste condizioni.
Questo per dire che non è solo la mancata informazione alle donne che fa proliferare l'endometriosi ma è anche l'incompetenza di alcuni medici.
Spero solo che con tutte le nostre testimonianze si possa fare qualcosa di veramente utile per trovare nuovi medicinali, nuove tecniche che possano portare ad annientare tale malattia. Vi ringrazio per aver dato voce alla mia esperienza e ... non arrendiamoci mai.
Sara.
Nessuna storia è uguale all'altra. Dentro ad ogni testimonianza si possono cogliere vari aspetti di questa malattia. Sara denuncia il non-riconoscimento della sua Endometriosi, da parte della sua ginecologa di allora.
E' stimato che in media ci siano 9 anni di ritardo nella diagnosi, a discapito ovviamente della possibilità di poter procreare, avendo perso anni preziosi in cui forse la malattia era a livelli meno gravi ed invalidanti.
Inoltre il messaggio che vorrei che arrivasse a tutte le donne è che NON E' NORMALE soffrire come una bestia durante il ciclo mestruale. NON E' NORMALE assumere ogni mese antidolorifici. C'è questa mentalità che ci portiamo dietro dai tempi dei tempi ... dal "partorirai con dolore" e quindi si tende a sopportare i dolori mestruali e a conviverci con rassegnazione, ma di sicuro la cosa migliore da fare in questi casi è quella di farsi visitare e controllare da più di un dottore.
Grazie Sara per la tua preziosa testimonianza raccontata con il cuore, per tutte noi.
Veronica