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Canto XXXV - Inferno

Donne affette da Endometriosi

 
 
 
 
 
 

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STORIA DI SILVIA

Post n°110 pubblicato il 09 Marzo 2008 da librodade

Cara Veronica, adesso sono pronta per raccontare la mia storia di endomentriosi.

Sono nata 40 anni fa e l'endometriosi è entrata dentro di me credo molto presto,credo intorno ai 20 anni.Conservo da 30 anni un diario abbastanza dettagliato della mia vita e la parola "dolore" , "solitudine" , "abbandono" eccetera è spesso citata.

La prima certezza che fosse endometriosi l'ho avuta dopo l'ennesima colica addominale al lavoro e dopo l'ennesimo terrore di affrontare un rapporto sessuale senza piangere durante ma soprattutto dopo.Vengo ricoverata per ciste ovarica e riversamento del douglas.

Mi fanno una bella laparotomia e mi mettono a riposo con il decaptil, era l'anno 1993.

Poi dopo solo un anno scoprono focolai di endometriosi e ritorno in ospedale per laparoscopia, ed oltre ai focolai mi tolgono un setto dall'utero e mi fanno una metroplastica uterina..anno 1997.Poi tutto sommato mi da tregua.

Si certo sempre un po' all'erta, con controlli ecc. ma tutto sommato silenzio. Arriva l'uomo della mia vita (finalmente a 35 anni) e subito cerchiamo di avere un bimbo. Nulla. Avviso il mio ginecologo che mi dice le solite cose (premetto che mi aveva operato di endometriosi e che mi seguiva lui con i controlli) tranquilla, rilassati, ecc. Dopo circa due anni mi appoggio ad un centro di fertilità e dopo essere stata rovesciata come un calzino mi sottopongo a 6 insaminazioni con esito NEGATIVO e una FIVET con lo stesso esito. L'unica cosa che mi diagnosticano è un ipotiroidismo e un polipo uterino e scusate, anche un focolaio di endometriosi ,ma che secondo loro non andrebbe operato.

Adesso sono in attesa di una visita per vedere cosa è successo dopo la FIVET nelle mie ovai (ho dei dolori tremendi) e poi devo decidere se ripetere l'esperienza o andare in Spagna così almeno mi congelano gli embrioni.

A volte sono disperata, a volte invece rabbiosa, sola con questa endometriosi che mi tormenta, fedele, non mi lascia in pace. La cosa più importante di tutto questo percorso è di essermi innamorata follemente di mio marito, è una persona meravigliosa e non ha mai mollato un attimo, soprattutto in questo periodo, che per non impazzire ho dovuto fare due chiacchere con una psicologa perchè non riesco ad accettare l'ipotesi di non diventare madre.

Leggendo il tuo libro mi sono immedesimata molto e ribadisco che è molto importante essere amate e soprattutto amare qualcuno. Sono felice di sentirmi un po' meno sola.

Appena tutti i miei pezzi si saranno attaccati vi racconterò delle storie piene di gioia e positività, adesso voglio crogiolarmi nel mio anzi nel "nostro" dolore.

Vi saluto con questa frase: "Le persone giungono al momento giusto nel posto dove sono attese"

Ciao Silvia.

Mi ha colpito che tu abbia detto "voglio crogiolarmi nel nostro dolore".
Non starò qui a dirti "alzati e cammina". C'è un tempo per ogni cosa, e anche crogiolarsi nel proprio dolore, diritto sacrosanto, può aiutare a raccogliere le forze per andare avanti.
Perchè è questo che faremo tutte noi. Non concentratevi su un solo sogno, come ho scritto qualche giorno fa. Cercate di averne sempre uno di scorta.
Aiuta tantissimo ad andare avanti. Lasciate aperta la mente e il cuore alla vita. Concentratevi su quello che vi interessa fare: leggere, dipingere, viaggiare.
Cercate sempre un alibi per vivere decentemente! Per il vostro bene e per quello di chi vi sta accanto.
Per certe persone la strada è in salita, per altre oltre ad essere in salita, qualche stronzo ha versato una tanica da 2000 lt di olio!
Ma mi piace pensare che alla fine della strada ci arriveremo. Tutte.
In bocca al lupo Silvia!

Vero


 
 
 
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