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11 settembre ultimo pianto a Ground Zero

Post n°134 pubblicato il 12 Settembre 2007 da lifeisnow.napoli
 
Foto di lifeisnow.napoli

Certo non si deve venire a chiederlo qui, nel parco a pochi passi da Ground Zero dove ieri si è svolta la cerimonia dell'11 Settembre, se abbia ancora senso commemorare pubblicamente le vittime degli attentati di sei anni fa: «È assurdo che qualcuno possa metterlo in dubbio, per noi è come portare i fiori nelle tombe dei nostri cari» dice Rinaldo Torres, che come ogni anno è arrivato a New York con moglie e figli per ricordare il fratello Denis, morto nel crollo della Torre Nord. Il pellegrinaggio dei familiari è rimasto immutato, così come il loro dolore, con i fiori in mano e le coccarde con le foto dei parenti morti attaccate alle maglie. Qualcuno piangeva già prima che la cerimonia iniziasse, con la lunga litania di nomi - quelli di tutte le 2750 vittime - interrotta solo da quattro momenti di silenzio, in coincidenza con gli attimi più tragici di quel giorno: l'impatto degli aerei contro le Twin Towers e il crollo dei grattacieli. Eppure, quello di ieri non è passato come gli altri anniversari e non solo perché per la prima volta la cerimonia, che peraltro si è svolta sotto un cielo grigiastro e a tratti piovigginoso, si è tenuta in un piccolo parco e non a Ground Zero, ritenuto un cantiere di difficile accesso, dove i familiari sono potuti entrare solo per posare dei fiori. Anche questo sfondo decisamente più modesto ha sottolineato che qualcosa sta cambiando nella percezione dell'anniversario della strage, come hanno scritto nei giorni scorsi i commentatori di diversi giornali, mentre ieri è stata la Cnn a chiedere ai lettori, nel suo sito on line, per quanto tempo debba ancora durare il tributo alle vittime degli attentati. Forse ieri è stata l’ultima cerimonia pubblica. Non è certo un invito a dimenticare, ma ad andare oltre la dimensione pubblica e politica del lutto, per riportarlo invece verso una sfera più privata: «Bisogna voltar pagina, senza fare rivoluzioni» ha dichiarato il sindaco di New York, Michael Bloomberg, rilasciando un'intervista poco prima che iniziasse la celebrazione. Il presidente Bush ha invece trascorso la giornata a Washington, partecipando in mattinata con la moglie Laura ad una cerimonia religiosa privata e poi osservando con il suo staff alla Casa Bianca un minuto di silenzio alle 8,46, l'orario dello schianto del primo aereo sulla Torre Nord. Le immagini del presidente che si rivolgeva al Paese dalle macerie del World Trade Center sono ormai lontanissime, come gli indici di popolarità raggiunti in quei giorni, mentre a rimanere è la minaccia terroristica. E con la guerra in Iraq destinata a proseguire, come ha confermato l'altro ieri il generale Petraeus al Senato, l'interrogativo che torna a porsi in questi giorni è se la lotta al terrorismo non si sarebbe dovuta concentrare sul capo di Al Qaida, che a sei anni dagli attentati continua a lanciare minacce di nuove stragi. A suscitare polemiche, ieri, è stata anche la presenza alle commemorazioni dell'allora sindaco di New York Rudolph Giuliani, che oggi è in corsa per la nomination Repubblicana alla Casa Bianca. Giuliani ha partecipato alla commemorazione come ogni anno, citando Elie Wiesel e ricordando l' «intransigente testimonianza di resistenza» dimostrata quel giorno, ma la sua partecipazione gli ha attirato l'accusa di voler strumentalizzare politicamente l'anniversario. Per garantire una sorta di par condicio, anche Hillary Clinton, candidata alla nomination presidenziale dei Democratici e attuale senatrice dello Stato di New York, ha preso parte alla commemorazione, ma solo per leggere alcuni nomi delle vittime. A differenza degli anni passati, quando a scandirli erano stati gli stessi familiari, ieri a leggerli sono stati i soccorritori che si precipitarono sulle macerie del World Trade Center. Non è stato un ulteriore riconoscimento alla loro opera, ma piuttosto un segno di attenzione per quanti di loro si sono ammalati per essere rimasti esposti troppo a lungo alle polveri tossiche che si sono sprigionate dal crollo delle Torri: proprio ieri è stata presentata al Congresso una proposta di legge, il «9/11 Compensaction Act», che dovrebbe garantire il pagamento delle spese mediche. «Sono qui in servizio esattamente come sei anni fa - ricorda James Buttler che è un pompiere di Brooklyn - ma ormai non basta onorare solo i colleghi caduti, si deve pensare anche a chi ha perso il lavoro per essersi ammalato a Ground Zero».

La ricorrenza dell'11 settembre deve servire a «onorare coloro che in tutto il mondo si oppongono alla logica della guerra e della distruzione, indicando la via della pace, della sicurezza e della convivenza». Con queste parole, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha commemorato la ricorrenza dell'attacco alle Torri Gemelle. Ma la presa di posizione del Quirinale non è bastata: l'anniversario è stato infatti caratterizzato soprattutto anche dalla polemica avviata dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini per l'assenza di manifestazioni ufficiali da parte del governo: un segno, a suo giudizio, di una «colpevole indifferenza» di Palazzo Chigi verso la tragedia di sei anni fa. «C'è molta amarezza - ha detto l'ex presidente della Camera - nel constatare quanto in fretta l'Occidente abbia dimenticato quella lezione. La stessa amarezza debbo esprimere per la mancanza di qualsiasi cerimonia ufficiale o di qualsiasi iniziativa indetta dal governo italiano». Da Palazzo Chigi non è arrivata risposta a questo attacco, Romano Prodi ha semplicemente fatto sapere di aver scritto un telegramma al presidente degli Stati Uniti George Bush in cui si esprime la «sincera vicinanza» dell'Italia. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, in un messaggio all'ambasciatore degli Usa in Italia Ronald Spogli, ha sostenuto che bisogna onorare «tutti coloro che hanno perso la vita a causa del terrorismo e della guerra». Secondo Bertinotti, occorre anche «profondere ogni sforzo per costruire, giorno dopo giorno, un tempo nuovo della convivenza umana, che abbia le sue basi fondanti nel dialogo, nel confronto democratico e nella pace». Anche il presidente del Senato Franco Marini ha scritto a Spogli: Marini ha promesso «l'opposizione continua e intransigente contro quanti, con sprezzo della vita umana, intendono ancora seminare terrore nei nostri paesi». Nel dibattito è intervenuto anche il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, che ha preso spunto dalla ricorrenza per promuovere l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea: accogliere un paese islamico nella Ue, ha sostenuto il responsabile della Farnesina, è il modo migliore per isolare i «profeti della guerra di religione». D'Alema ha rinnovato la solidarietà agli Usa e ha sostenuto che il terrorismo fondamentalista «non è solo nemico dell'Occidente, ma in primo luogo nemico del mondo islamico e delle possibilità di pace». A Roma si è svolta una commemorazione organizzata dal sindaco Walter Veltroni: accompagnato dall'ambasciatore degli Usa, Veltroni ha deposto due corone di allora sulla lapide di Porta Capena che ricorda le vittime dell'undici settembre.

 
 
 
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