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AFGHANISTAN: MARESCIALLO ITALIANO MUORE PER FERMARE KAMIKAZE

Post n°180 pubblicato il 25 Novembre 2007 da lifeisnow.napoli
 
Foto di lifeisnow.napoli

Ieri la guerriglia talebana e' tornata a colpire alle porte di Kabul e a pagare il prezzo di sangue sono stati sei bambini e un militare italiano che ha cercato di fermare il kamikaze. L'attentatore e' entrato in azione proprio mentre si inaugurava un ponte costruito dal genio dell'esercito italiano a Paghman. Decine di persone si erano radunate per la cerimonia del taglio del nastro e tra essi un uomo che ha insospettito i militari dell'Isaf. Ma non appena i soldati gli si sono avvicinati, il kamikaze ha fatto esplodere la carica che aveva addosso. La deflagrazione ha investito in pieno un gruppo di bambini appena usciti da scuola e quattro militari italiani. Per sei bimbi e Daniele Paladini, maresciallo capo del secondo reggimento Pontieri di Piacenza, non c'e' stato scampo. Il militare italiano, che aveva 35 anni e una figlia di 6, e' morto mentre veniva portato in ospedale. Nove civili e altri tre soldati italiani sono rimasti feriti.
 Immediata la condanna del governo afghano: il ministero dell'Interno ha "fermamente stigmatizzato questo brutale crimine contro l'umanita', contro l'Islam e contro l'Afghanistan". In Italia Romano Prodi ha subito fatto piazza pulita degli appelli al ritiro delle truppe lanciato da rifondazione comunista dicendo che "non si mette in discussione la presenza italiana nelle missioni di pace all'estero".
  "E' un fatto luttuoso" ha aggiunto il presidente del Consiglio, "sono proprio addolorato per la morte di una persona, ma anche per il fatto che questo episodio sia avvenuto in un momento di celebrazione, mentre veniva consegnato alla citta'un ponte che serve alla popolazione, quindi nel momento di espressione piu' pacifica e generosa dell'azione italiana".
  Prodi ha quindi ribadito che "non si mettono in discussione le scelte fatte dall'Italia riguardo alle missioni di pace.
  Queste - sottolinea - vengono esaminate e discusse nell'ambito della politica generale, non in conseguenza di singoli luttuosi e tragici avvenimenti".
  Parole cui hanno fatto eco quelle del ministro della Difesa Arturo Parisi, che ha parlato di "un colpo contro la speranza dell'Afghanistan, un colpo che trova i soldati italiani la' dove li deve trovare: in mezzo e al fianco degli afghani che costruiscono e cercano il loro futuro. Guai se lasciassimo gli afgani alla merce' delle aggressioni". Lutto cittadino e sospensione della festa patronale di Santa Caterina: l'amministrazione comunale di Novi Ligure ha deciso di manifestare cosi' il cordoglio per la morte di Paladini, che da tre anni viveva nella citta' piemontese. Anche la squadra locale di calcio, la Us Novese che milita nel girone A della Serie D, giochera' con il lutto al braccio. Lutto cittadino anche a Piacenza, da dove il maresciallo capo era partito insieme al Secondo Reggimento Pontieri. Il corpo di Paladini tornera' in Italia nelle prossime ore a bordo di un aereo militare. Su un altro volo dovrebbero far rientro anche i tre militari rimasti feriti: il capitano Salvatore Di Bartolo, il capitano Stefano Ferrari e il caporal maggiore scelto Andrea Bariani. L'attacco kamikaze di questa mattina e' soltanto l'ultimo in ordine di tempo nell'anno piu' sanguionoso dall'avvio delle operazioni che hanno rovesciato il regime dei Talebani. Si calcola che da gennaio 5.800 persone siano rimaste uccise in attentati e imboscate in cui sempre di piu' la milizia integralista adotta le tecniche della guerriglia irachena: autobombe e kamikaze. E arriva nel pieno di un dibattito sulla missione internazionale, cui ha contribuito il recente rapporto del 'Sensil Council', un 'think-tank' indipendente con una presenza permanente in quel Paese, in cui si afferma in buona sostanza che i talebani stanno vincendo la guerra. Si tratta di una relazione corposa intitolata 'Verso il caos: l'Afghanistan sull'orlo del precipizio'. Vi si legge che "i talebani controllano ormai saldamente il 54 per cento del territorio afghano e stanno accerchiando la capitale: ormai il punto non e' piu' questione di 'se' ma di 'quando' i talebani riprenderanno il potere a Kabul. La loro promessa di rientrare nella capitale nel 2008 appare piu' verosimile che mai".

 
 
 
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