Creato da lifeisnow.napoli il 23/11/2006

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Prima giura Silvio Berlusconi. Poi, uno dopo l'altro, tocca agli altri ministri: iniziano quelli senza portafoglio, a cominciare da Elio Vito (Rapporti con il Parlamento) e Umberto Bossi (Riforme), e successivamente sfilano quelli con portafoglio, da Franco Frattini (Esteri) a Giulio Tremonti (Economia). Per tutti, la stessa formula di rito: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione». Si è svolta nel Salone delle Feste del Quirinale la cerimonia di giuramento del nuovo esecutivo, la cui formazione era stata annunciata mercoledì dallo stesso Berlusconi. Davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, passano, oltre al presidente del Consiglio, i 21 ministri della squadra di governo. Una cerimonia piuttosto rapida, al termine della quale l'esecutivo - il quarto di Silvio Berlusconi - entra nel pieno delle sue funzioni.

IL PIZZETTO DI LA RUSSA - Comprensibili momenti di emozione, davanti al Capo dello Stato. Ma c'è anche il tempo per qualche sorriso. Come quando Ignazio La Russa (neo-ministro della Difesa) tende la mano al premier, ma questi, a sorpresa, sorridendo, non tende la sua. La solleva, anzi, all'altezza del mento: «Il pizzetto», sembra dire. Mossa inaspettata, tanto che La Russa è talmente confuso da dimenticarsi per un momento di firmare l'accettazione del ministero. «L'ho spuntato il più possibile», spiega poi, piegato sul foglio.

SCAJOLA SBAGLIA, FRATTINI INCESPICA - Tutti, comunque, leggono senza errori la formula del giuramento. Tutti tranne uno: Claudio Scajola, già ministro degli Interni ed oggi alle Attività produttive, sbaglia infatti l'ultima parola. Al posto di recitare «nell'interesse esclusivo della Nazione», Scajola legge «dell'Italia». Molto emozionato anche l'ex commissario europeo Franco Frattini. Quando il presidente della Repubblica lo chiama per il giuramento, non tutto fila liscio. In particolare Frattini, titolare della Farnesina, nel momento di leggere la formula di rito, incespica per due volte. Fuori programma, invece, per l'esponente di An Andrea Ronchi, che alzandosi verso il Capo dello Stato si fa prima il segno della croce. Renato Brunetta, neo-ministro dell'Innovazione, si rivolge invece al presidente della Repubblica per fargli i suoi personali complimenti: «Ha proprio un bravo figlio, suo figlio è proprio bravo».

LE MINISTRE - Occhi, e obiettivi, puntati anche sulle quattro donne del governo. Tutte impeccabili, ed eleganti, davanti a Napolitano: da Stefania Prestigiacomo (Ambiente) alle giovanissime Mara Carfagna (Pari opportunità) e Giorgia Meloni (Politiche giovanili), fino a Maria Stella Gelmini (Istruzione). I più attenti notano che sotto il sobrio ed elegante completo grigio-Armani, la Carfagna "osa" dei sandali a dita scoperte senza calze. Come lei, anche la 31enne Meloni sceglie il grigio, il suo tailleur ha però dei riflessi più brillanti. La Gelmini, per l'occasione, sfoggia leggeri colpi di sole, capelli sciolti che non arrivano alle spalle. La Prestigiacomo indossa un completo pantalone di un punto di viola indefinibile, che si avvicina molto al "prugna".

BOSSI - Tra i ministri più fotografati c'è Umberto Bossi. Il leader del Carroccio non nasconde la sua gioia, stringe mani, sorride, viene abbracciato. E, tanto per sottolineare il suo ruolo, presta una sorta di doppio giuramento: recita la formula, stringe la mano al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio, traffica ancora con i fogli, rigira la penna e stringe (è l'unico a farlo) per una seconda volta la mano sia al Capo dello Stato che al neopremier.

PASSAGGIO DI CONSEGNE - Dopo il giuramento, Berlusconi e i ministri si mettono in posa nel Salone delle Feste per la tradizionale foto di gruppo insieme a Napolitano. È lo scatto che immortala la nascita del Berlusconi IV. Poi il premier si dirige a Palazzo Chigi, tra gli applausi della folla assiepata a Piazza Colonna, e viene accolto, nel cortile interno, dai picchetti d'onore di tutte le armi. Il Cavaliere, dopo aver passato in rassegna i picchetti, sale nello studio del presidente del Consiglio per il consueto passaggio delle consegne con Romano Prodi. I due si fermano per un breve colloquio, e il Professore dà al suo successore due consigli: proseguire sulla strada del risanamento dell'economia e della lotta all'evasione fiscale. Quindi c'è il rito formale della consegna della campanella con cui il premier apre e chiude le riunioni del Consiglio dei ministri. Berlusconi ringrazia Prodi e gli fa gli «auguri per tutto». Una stretta di mano a favore dei fotografi e delle telecamere, ma nessun sorriso da parte del Cavaliere.

L'ADDIO DI PRODI - Dopo il tradizionale scambio della campanella, Prodi passa sul tappeto rosso del cortile del palazzo mentre viene salutato dal picchetto d'onore e applaudito dai dipendenti della presidenza del Consiglio. Prima di entrare nella macchina, il Professore accarezza la moglie Flavia e abbraccia il sottosegretario uscente Enrico Letta. Per un premier che torna a Palazzo Chigi, un altro che esce di scena.

SOBRIETA' - Successivamente, nel corso del primo incontro con i ministri (dopo il quale Antonio Tajani viene indicato come commissario europeo in sostituzione di Frattini), Berlusconi augura a tutti «buon lavoro», raccomandando però «sobrietà nelle interviste». Il Cavaliere insistite poi sulla "missione" del nuovo esecutivo ricordando come «milioni di italiani guardano a noi: non possiamo deluderli». E poi conclude: «C'è tanto da lavorare». E per iniziare, Berlusconi fa un primo sopralluogo in sala stampa a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio nota che il vecchio fondale della saletta è stato modificato: dietro al palchetto delle conferenze stampa c'è infatti uno sfondo di colore azzurro, voluto dal Professore. «Non va bene - dice - ripristiniamo quello che c'era prima».

 
 
 
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