Limbo

Pioggia di Settembre

... calzai scarpe traballanti di sabbia e sughero, mitrilliche nella loro calzata incalzante le avevo tenute a mollo in caldo brodo di giuggiole aspettando calende greche inservibili visto l'andazzo che aveva preso quell'incontro fatto di sguardi claudicanti di occhi a volte vuoti altre sensibilmente parlanti dubbi estremamente stellari mi portavano a chiedermi se vi era la possibilità che fossero pilotati, ma la piega che si creava era la cartina tornasole della realtà di ciò che vedevo non era una scena teatrale fatta da un'attrice più brava di Eleonora Guilia Amalia Duse i suoi occhi erano realmente ciò che vedevo chiari e limpidi nel loro tremore impercettibile quelle scarpe continuavano a scricchiolare come fossero animate o forse era solo che non eran fatte di sabbia e sughero ma solo di zucchero e panbagnato o molto più probabile di sale marino che a contatto con il brodo di giuggiole si stavano lentamente sciogliendo come ciò che provavo in alcuni momenti ma non era un sentirsi intrappolato mani e piedi mente e cuore l'anima non rispondeva alle domande che inseguivo da tempo allora cosa era che continuava a volteggiare su filo sospeso come goccia trapezista nella mente cosa cercava di dirmi perchè continuava a portarmi dove la luna non era più chiara ma solo una palla in cielo tenebroso come il mio volto oscuro e tetro no! Non ero io era solo un riflesso nell'acqua stagnante di un albero spoglio da foglie piegato dalle intemperie di una notte temporalesca continuai a camminare sotto la pioggia amica mi beavo quelle gocce che trapassavano t-shirt posandosi sulla pelle quasi a marchiarla per l'eternità cosa mancava ancora affinchè la luna tornasse a brillare le stelle ballerine riprendessero a danzare su note andaluse di una Carmen intonata da archi violini e fiati posati sulla terra squamosa senza che vi fosse chi potesse suonarli... forse solo... pioggia di marzo...

Léon