Una storia vera...la mia finalmente... scoperta dopo 30 anni di ricerche. Parte da molto lontano e arriva nel centro esatto del cuore di chi sa ascoltare.
Quindi lei mi vuole dire che questi fatti non li conosceva prima? "Esattamente, non li conoscevo." E da cosa pensa che dipenda il fatto di averli pensati e sviscerati ancor prima di scoprirli? "Ho capito che tutto è chiuso in noi, sigillato in una parte nascosta del nostro io più profondo, quella che si forma insieme all’embrione o forse prima. Tatuato nelle cellule, clonato, impresso a fuoco." La sua teoria si concretizza su basi scientifiche? "Non so se siano stati fatti studi su questo, ma so che c’è una parte di mistero, il mistero della vita che si forma, un origine da cui scaturisce tutto e che ancora non conosciamo. Possiamo chiamarlo in mille modi, soffio vitale, mistero della fede, miracolo. Avviene e non sappiamo come, al di là della scienza non c’è modo di capire: però accadono cose nella vita che ci fanno comprendere quanto questo legame sia ben più recondito di un semplice migrare di cellule."
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Post n°8 pubblicato il 31 Marzo 2012 da seforsemaipiu
La scena venne notata da un uomo che fumava una sigaretta pochi metri più avanti, buttò il mozzicone e fu accanto a lei. Le alzò la testa mettendole una mano sotto il collo, ma questo era completamente rilassato e la fece dondolare. In pochi secondi un capannello di persone furono intorno a Flora, ognuna pronta a dire la sua, a fare supposizioni a domandarsi con chi viaggiasse. Si fece avanti un giovane dottore, si chinò su di lei, le prese il polso, poi le aprì un occhio per guardare se le pupille erano rovesciate. La prese in braccio e la sistemò nella sua cabina, l’adagiò sulla brandina e le bagnò la fronte. In quel momento arrivò di corsa Irma e si fece prepotentemente largo in mezzo alla gente. “ Flora” gridò disperata. Il medico si girò. Irma lo guardò e mise subito mano nella borsa cercando le medicine contro l’epilessia, le allungò al giovane che ne lesse il nome. “ No signorina non credo sia un attacco epilettico, la ragazza non ha convulsioni, un signore l’ha vista accasciarsi e rimanere immobile, credo si tratti di….”. Irma lo interruppe “ E’ mia sorella e soffre di epilessia, forse ha dimenticato qualche farmaco, presto glielo faccia prendere”. Il medico le chiese di contare le pastiglie per capire se fossero state assunte correttamente e Irma nonostante le mani tremanti riuscì a farlo, rendendosi conto che non ne avanzavano. Flora aprì gli occhi, emise un piccolo sussurro, Irma si avvicinò e le disse di stare tranquilla, la rassicurò e le carezzò la fronte. Il medico si ritrasse di pochi passi, chiuse la porta della cabina per evitare che la gente sentisse, poi si sedette ai piedi della brandina. “ Signorina… se posso continuare, volevo solo suggerirle l’ipotesi di un controllo in ospedale, potrebbe essere incinta.” Irma si girò incredula “ Ma se ha solo sedici anni? E poi glielo già detto, soffre di epilessia!” L’uomo intuì che l’argomento era delicato, annuì e constatato che la giovane ragazza si stava riprendendo, uscì dal suo vagone letto, offrendo alle due donne di soggiornarvi fino all’arrivo a Napoli. Quella notte Irma non dormì, ripensò alle parole del medico e decise che l’indomani avrebbe portato Flora ad un controllo. La portò dal dottore che l’aveva in cura da sempre, la visitò, le fece qualche domanda e si assicurò che avesse preso con regolarità le pastiglie. Poi facendole un buffetto sulla guancia, si rivolse alla sorella maggiore. “ Signorina Irma, lo svenimento della ragazza è sicuramente legato alla sua malattia, il ciclo non può essere regolare lo sa, i farmaci che prende possono anche farglielo saltare per qualche mese, questo l’ho sempre detto. Stia tranquilla il quadro generale è buono”. Uscirono sollevate dallo studio medico e mentre Irma raggiunse il posto di lavoro, Flora diede un’occhiata all’orologio della mamma che teneva al polso, vide che erano quasi le dodici e trenta. Salutò di fretta la sorella e decise di andare a prendere Nicola a scuola, sarebbe stata una bella sorpresa. Accelerò il passo e giunta davanti al cancello si sistemò un po’ specchiandosi nel finestrino di un’auto parcheggiata. Sentì la campanella suonare e si spostò di qualche passo per sorprenderlo quando avesse sceso i gradini, ma Nicola la vide subito e le corse incontro sollevandola di peso in una girandola di abbracci, lei rise e lo strinse forte nascondendo la faccia nell’incavo del suo collo. Gli amici li presero in giro, ma non sentivano nient’altro che il loro respiro e i ti amo che si sussurravano alle orecchie. “ Vieni a pranzo da noi, nonna sarà felicissima di rivederti”. Flora accettò e corsero verso la Piazzetta dove abitava Nicola. Salirono le scale, e prima di entrare in casa si diedero un “dolcissimo bacio d’amore”, come quello che cantava il loro disco preferito. E su quelle note impresse nella loro anima rimasero abbracciati ad assaporare un altro momento da incidere nella memoria. Flora non gli raccontò del malore avuto in treno, non voleva impietosirlo, voleva sentirsi normale ed essere amata per quella che desiderava essere, una ragazza come le altre. La nonna dopo pranzo si addormentò sulla sua poltrona, Anna era da una compagna: i due ragazzi non si lasciarono scappare l’occasione e percorso il lungo corridoio, si chiusero in camera. misero il loro disco e decisero che per qualche momento non sarebbe esistito nessun’altro al di fuori di loro. “ Sai cosa credo Flò… che non ci sarà vita più bella della nostra…che non ci saranno figli più amati dei nostri…”. Lei lo interruppe con un bacio, poi un altro e un altro ancora, lui la strinse più di sempre sicuro di voler realizzare tutti i loro sogni. Quando Nicola la riaccompagnò a casa quella sera, era certo che niente sarebbe potuto andare diversamente da ciò che desideravano e Flora sicura di avere al suo fianco la risposta ad ogni sua speranza.
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