Due settimane fa, è morta Danièle Huillet. Danièle era la compagna di Jean-Marie Straud e assieme a costui ha dato vita ad una serie di film veramente incisivi per la storia del cinema, soprattutto per il loro linguaggio sopra le righe. Anche se in ritardo voglio dare un ultimo e umile saluto a Danièle.
Un saluto è un aneddoto riguardo al suo ultimo film realizzato nell'appenino italiano e proiettato all'ultima mostra del cinema di Venezia “Quei Loro Incontri”. Ci sarebbe molto da discutere su questo film, c'è chi dice che sia una rilettura “sbagliata” e noiosa dei “dialoghi di Leucò” di Pavese, c'è invece chi dice che rimane un'ultima perla regalataci dal famoso duo Francese. Anche se io sarei di quest'ultimo parere, non è questa discussione che mi interessa oggi.
Mi ricordo molto bene la proiezione di questo film a Venezia, al Palalido. Il film non è certo quello che si definisce un blockbuster, non è certo il “Diavolo Veste Prada: Presenta una serie di cinque coppie di attori improvvisati, che leggono e recitano (o meglio fanno finta di recitare) i testi tratti dall'opera di Pavese, con delle intonazioni completamente sballate, come quelle degli ubriachi. Il pubblico ovviamente non ha gradito e ha iniziato a comportarsi in modo sconveniente. Brusii, risate, gente che si muoveva rumorosamente sulle sedie, gente che si alzava, gente che sbatteva i piedi, applausi di massa per prendere in giro il film, per non contare alcuni urli lanciati contro allo schermo. Io posso capire le proteste ideologiche che si possono scatenare in una sala cinematografica, ma davvero non accetto comportamenti maleducati di questo genere. Sia che il film sia brutto, sia che il film annoi, nessuno dà il diritto allo spettatore di protestare, fare rumore, e disturbare. Le opere come i film esigono rispetto, sia che vengano o non vengano capite. Trovo un comportamento profondamente maleducato, quello di disturbare la proiezione di un film, non solo nei confronti di chi si è impegnato a realizzarlo, ma anche nei confronti di chi in sala vorrebbe guardarlo e capirlo in santa pace.
Scorsese diceva (e dice) che la sala cinematografica è come un tempio, e all'interno di questo tempio si svolge un “rito sociale” che ha quasi del sacro. Chi viola le regole di questo rito, secondo me, merita di essere considerato un maleducato e un cafone.
Inviato da: Bébés heureux
il 01/08/2013 alle 14:49
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il 09/08/2009 alle 13:55
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il 26/06/2008 alle 19:20
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