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                              -   LA MISSIONE DI SOCRATE   -

Abbiamo detto, dunque che pre Socrate, la "virtù" è "sapere"; da ciò ne consegue che essa è felicità. Agire con piena consapevolezza, conoscere il bene ed attuarlo anche a costo della propria vita, significa infatti per Socrate, realizzare ciò che di meglio vi è in noi, e questa realizzazione è la nostra vera felicità.

E' una felicità che non deriva da qualcosa di esterno a noi, e che proprio per questo noi, siamo in grado di realizzare con i nostri esclusivi mezzi di uomini. E' una felicità che non deve venir cercata in una vita ultraterrena, ma nella vita terrena dell'uomo pienamente consapevole di sè.

Come scrive E. Maier, "il pessimismo cede il campo ad un ottimismo vittorioso, ad un ottimismo tutto dominato da un senso intenso dell' AL DI QUA".

Il Vangelo di Socrate è un vangelo interamente umano. La cura dell'anima non implica affatto, per Socrate il rifiuto della cura del corpo: è vero esattamente il contrario, e cioè che solo il corpo sano potrà servire l'anima a dovere riconoscendone praticamente la superiorità.

La massima: "MENS SANA IN CORPORE SANO" si attaglia cosi perfettamente, allo spirito Socratico.

In ciò possiamo riconoscere un notevole influsso, esercitato anche sopra Socrate come pure sopra i Sofisti, della scienza medica del tempo. Quanto al modo di rendere e conservare il corpo sano e robusto, Socrate è un assertore della tecnica dell'indurimento, cara agli spartani: allenamento assiduo a sopportare intemperie e fatiche e sobrietà nell'uso dei cibi.

Ciò non significa che egli neghi l'immortalità, tuttavia non fa perno su di essa per la propria concezione dell'uomo.

La mancanza di una fede specifica nell'immortalità sottrae però all'insegnamento di Socrate il carattere essenziale di missione.

Non si tratta, certo, di missione di un profeta convinto di portare all'umanità il verbo eterno di un Dio trascendente, ma è la missione del Saggio che si rivolge ai suoi simili per destarne la scoscienza, per renderla consapevole di sè e quindi più virtuosa e felice. E in particolare, la missione determinata e concreta, che il cittadino ateniese Socrate sente il dovere di svolgere tra gli ateniesi del suo tempo, innanzitutto perchè li ritiene maturi a riceverla, anche se in certe situazioni possono suscitare l'impressione contraria, e li ritiene maturi proprio a causa dell'alto livello di civiltà acquisito attraverso le complesse vicende politico-culturali della loro città.

Socrate, ebbe, vivissima la consapevolezza di questo carattere "missionario" del proprio insegnamento, come ce ne ha dato ampia prova con la sua fierissima difesa al processo, con il suo rifiuto a fuggire quando il discepolo Critone gliene fece la proposta, con la sua serenità al momento di bere la cicuta.

Egli intuì che, il sacrificio supremo avrebbe costituito il massimo contributo al compimento della sua missionem e proprio per questo lo affrontò con tanto coraggio, dichiarando ai giudici che avrebbe proseguito "(mi mandiate assolto o no)" nel proprio insegnamento "(anche se dovessi morire più volte ancora)".

La sua inutizione fu esatta proprio perchè, conclusosi il sacrificio della vita, l'insegnamento di Socrate fu uno dei più efficaci che la storia ricordi.

Egli rimane ancora oggi, maestro insuperato di chiarezza filosofica e di profondo impegno culturale e morale.

Pur essendo vissuto dal 469 al 399 A.C., i suoi insegnamenti possono essere definiti attualissimi.

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Loredana Fina,  12-01-2012