« Da: "COSI' PARLO' ZAR... | Da: "COSI' PARLO' ZAR... » |
Da: "COSI' PARLO' ZARATHUSTRA" di F. W. Niethzsche - LE FRASI PIU' BELLE - DICIANNOVESIMA PUBBLICAZIONE.
Post n°92 pubblicato il 29 Agosto 2012 da loredanafina1964
DELLO SPIRITO DI GRAVITA' (pag. 165) - La mia lingua è la lingua del popolo: troppo rozza e troppo cordiale per i bellimbusti. E ancora più strana suona la mia parola per tutti gli scribacchini e i pennivendoli. La mia mano - mano di pazzo: guai a tutte le tavole e a tutte le pareti, e a tutto ciò che può offrire un posto ai ghirigori e agli scarabocchi d'un pazzo! Il mio piede è piede equino; e con esso io trotto a galoppo per monti e piani, a destra e a manca, e per la gioia della corsa mi trasformo in demonio. Il mio stomaco è forse uno stomaco d'aquila? Infatti predilige la carne d'agnello. Comunque è uno stomaco d'uccello. Nutrito di cose innocenti e sobrio, pronto e impaziente di volare, volare - così sono oggi io: e in questo non v'è qualche cosa della natura degli uccelli? E tanto più che io sono nemico dello spirito di gravità, il che è nella natura degli uccelli: e, in verità nemico mortale, nemico con tutto il cuore, nemico da sempre! Dove dunque la mia inimicizia non ha già volato, dove non s'è volando smarrita? Ne potrei fare una canzone - e voglio intonarla: quantunque io sia solo nella casa vuota e debba cantare solamente per i miei orecchi. Esistono certamente altri cantor, che hanno la gola morbida, il gesto eloquente, gli occhi espressivi soltanto quando la sala è straboccante: - io non sono di quelli. ________________________
DELLE ANTICHE TAVOLE E DELLE NUOVE TAVOLE (pag. 169) - "Qui seggo ed attendo, attorniato da vecchie tavole infrante, e da nuove tavole scritte a metà. Quando verrà l'ora mia, - l'ora della mia discesa, del mio tramonto? Giacchè una volta ancora voglio tornare tra gli uomini. E' ciò che attendo: poichè bisogna che vengano prima i segni annunziatori eche l'ora mia è giunta: il leone ridente e lo stuolo delle colombe. Frattanto parlo a me stesso come uno che ha tempo. Nessuno mi racconta cose nuove: racconterò dunque me a me stesso". "Quando sono venuto agli uomini, li ho trovati seduti su una vecchia presunzione. Essi presumevano sapere già da tempo ciò che è bene e male per l'uomo. Ogni discussione sulla virtù sembrava loro cosa vecchia e logora, e chi voleva dormire bene parlava ancora del "bene" e del "male" prima di coricarsi. Io ho turbato questi sonni quando ho insegnato: "Nessuno sa ancora cosa sia il bene e cosa sia il male, tranne colui che crea!". Questi è colui che fissa un fine all'uomo e che da un senso e un avvenire alla terra: è lui soltanto che fa sì che una cosa sia buona o cattiva. Ed io ho ordinato loro di rovesciare le loro vecchie cattedre e tutto ciò su cui si fosse assisa quella vecchia presunzione; ho ordinato loro di ridere dei loro grandi maestri di virtù, dei loro santi, dei loro poeti, dei loro salvatori del mondo. Ho ordinato loro di ridere dei loro saggi austeri, e di quanti altri come neri spauracchi si fossero seduti sull'albero della vita a mettere in guardia la gente. Mi sono seduto presso la loro grande via dei sepolcri, tra le carogne e gli avvoltoi, e ho riso di tutto il loro passato e del suo splendore muffoso e decadente. Come i predicatori di penitenza e i folli, ho invocato lo sterminio di tutte le cose loro piccole e grandi, e ho riso della piccolezza di ciò che hanno di meglio, e della piccolezza di ciò che hanno di peggio! La mia saggia brama prorompeva da me con grida e con risa; una saggezza selvaggia, in verità nata sui monti, è questa mia grande brama dell'ali strepitanti. E spesso mi portò via in alto, lontano mentre ridevo: volavo allora fremendo come una freccia, attraverso un'estasi ebbra di sole: - là in lontani futuri, che ancora non vide alcun sogno, nel mezzogiorno più caldo mai immaginato da un artista: laggiù ove gli dei, danzando si vergognano d'ogni veste: - sicchè parlo per metafore, zoppico e balbetto come i poeti: e, in verità mi vergogno di dover essere ancora un poeta! Ove tutto il divenire mi sembrava danza divina e sfrenatezza divina, e il mondo scatenato e liberato si rifugiava in se stesso: - come un eterno fuggirsi e cercarsi di molti dèi: - Ove tutto il tempo mi sembrava un felice schernire gli istanti, ove la necessità era la stessa libertà, che giocava beata con il pungiglione della libertà: - Ove ho trovato pure il mio vecchi demonio e il mio nemico acerrimo, lo spirito della gravità, e tutto ciò che ha creato: costrizione, statuti, necessità ed effetti, scopo, volontà, bene e male: - NON DEVE ESISTERE FORSE QUALCOSA SULLA QUALE SI POSSA DANZARE E PASSARE OLTRE? NON DEVONO ESISTERE PER LA GIOIA DEI LEGGERI, DEI LEGGERISSIMI, TALPE E NANI PESANTI? Fu pure là che ho raccolto lungo la strada la parola "Superuomo", e l'idea che l'uomo è un qualcosa da superare, - che l'uomo è un ponte e non una meta, giudicandosi felice del suo mezzogiorno e della sua sera, QUASI UNA VIA PER UNA NUOVA AURORA: - la parola di Zarathustra sul grande mezzogiorno e su tutto ciò che io ho sospeso sull'uomo, simile a un secondo tramonto prupureo. In verità io gli ho fatto vedere anche nuovi astri insieme con nuove notti; e al di sopra delle nubi, del giorno e della notte ho disteso il mio riso come un padiglione multicolore. Glio ho insegnato a poetare e ad agire: a comporre in poetica unità tutto quel che nell'uomo è frammento e mistero e caso crudele, - da poeta, da solutore d'enigmi, da redentore del caso, gli ho insegnato a creare l'avvenire e a redimere, creando, tutto ciò che è stato. Salvare il passato nell'uomo e ricreare "tutto ciò che fu", fino a quando la volontà dica: "Ma così ho voluto, così vorrò!". E questo ho chiamato sua salvezza, questo soltanto gli ho insegnato a chiamare salvezza. Adesso aspetto la mia salvezza, - per tornare fra gli uomini per l'ultima volta. Perchè voglio tornare un'ultima volta fra gli uomini: voglio fra loro tramontare, morendo voglio loro consegnare il mio più ricco dono! E' un insegnamento datomi dal sole, dal sole quando discende, dall'infinitamente ricco: esso spande sul mare l'oro della sua inesauribile dovizia, - sicchè anche i pescatori più poveri voghino allora con remi d'oro! - E' quanto ho una volta veduto e i miei occhi non si saziavano di pianto. Zarathustra vuol tramontare come il sole: ed ora siede qui e aspetta, avendo intorno anche TAVOLE SPEZZATE E TAVOLE NUOVE INCISE A META'. _____________________________ PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO. :)) |
Inviato da: Laranichinyo
il 31/01/2015 alle 19:15
Inviato da: leggenda2009
il 23/01/2015 alle 23:28
Inviato da: loredanafina1964
il 15/01/2014 alle 22:53
Inviato da: dakota_07
il 13/01/2014 alle 22:58
Inviato da: loredanafina1964
il 13/01/2014 alle 21:58