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LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - le frasi e le pagine più belle - QUINTA PUBBLICAZIONE

Post n°126 pubblicato il 23 Luglio 2013 da loredanafina1964

"...ma c'è una cosa, cari compagni che non sono riusciti a cambiare: l'odore delle manifestazioni".

Claudio Delicato si scioglie dal collo il fazzolettone rosso e ci si asciuga la fronte sudata prima di riannodarlo. Unisce l'utile al dilettevole, in questo gesto che trabocca tradizioni e orgoglio: si rende più presentabile e, sopratutto, genera una pausa scenica che sembra nata apposta per farsi riempire da un applauso.

"Si amici, in questa Italia che è una finta democrazia, in questa Italia in cui non ci riconosciamo, ci hanno tolto tanti diritti, rimpiazzandoli con diritti nuovi di zeccam fatti a loro immagine e somiglianza. Diritti, certo, ma diritti che noi non condividiamo!

E' compito nostro, compito di questa Sinistra dire No. Noi qui oggi siamo gli ambasciatori di quel pezzetto d'Italia che ancora dice no". 

Ancora applausi, stavolta più convinti.

L'Onorevole Claudio Delicato guarda la folla sotto di lui con un misto di orgoglio e tristezza. E' proprio così, pensa, queste quattrocentomila anime (che la Questura domani, nei dati ufficiali, ridurrà a centomila, ne sono certo), sono lo specchio esatto del nostro 7% scarso di voti.

Li ama, l'Onorevole Claudio Delicato, rappresentante di spicco della Macchia Rossa, unica forza rimasta di quella che una volta si poteva definire sinistra. Li ama sinceramente. 

Anche adesso, mentre li inonda delle parole scritte per lui dal suo segretario (voleva parole corrosive come acetone, che scuotessero gli animi in petto e pizzicassero le coscienze. Ha ottenuto un discorso che è un ablanda limonata, buona a mala a pena per placare la frustrazione dei tanti anni d'opposizione e oblio). Li ama tutti. Coi loro megafoni, gli striscioni, le canne d'erba, e le bandiere della pace tirate fuori per l'occasione dagli scatoloni e dagli armadi nei quali erano state lasciate a prendere polvere.

Ama i professori in pensione. Ama gli studenti con le loro kefie e le felpe del Che, ama i punkabbestia che applaudono di sbieco, facendo tintinnare la catena del guinzaglio per cani. Ama anche quello spruzzo di ferrovieri che ancora resistono, accalcati ai margini della folla, con le sigarette e i suoi discorsi sulla Base e sul Comunismo Reale, entrambi perennemente accesi - le sigarette, alla lunga, si consumano e si spengono, i discorsi no.

Tanto è felice di questa manifestazione che, guarda un pò, ama anche quel mucchietto di teste di cazzo con la faccia coperta e i bastoni in mano che, come al solito, fanno casino.

Si son fatti chiamare in tutti i modi: Squatter, Black Block, Tute Bianche. Erano sempre gli stessi, le stesse teste mezze vuote che si rifiutavano di invecchiare e che per distanziarsi da quello che odiavano, dalle "guardie", dai "fasci", finivano per comportarsi esattamente come loro. Così distanti dalla Democrazia che Claudio ogni giorno cercava, faticosamente, di creare, muovendo i fili scivolosissimi della Politica.

Ma non rovineranno certo questa giornata, il ritorno a una manifestazione, la prima dopo quasi due anni senza nessun evento di piazza, nessun corteo - tanto c'era voluto, a questa sinistra, per riprendersi dall'ennesima batosta elettorale.

Ma ce l'aveva fatta, alla fine, era stato ancora una volta un perfetto burattinaio e, coalizzando le schegge di opposizione ancora vive, aveva forzato gli indecisi e s'era fatto paladino del ritorno nelle piazze. E così, oggi erano tutti qui.

In tutta onestà si sarebbe aspettato un pò più di polemica da parte di quel viscido di Milani e da quel branco di iene che si porta attorno. Quasi gli dispiace che, invece, la manifestazione sia stata accolta con una indifferenza vagamente benevola, come un babbo che osserva i colpi di testa del figlioletto adolescente e lo lascia fare con un paternale buffetto sulla guancia. Proprio non dobbiamo far paura più a nessuno, se ci lasciano fare, pensa. Ma dove sono finiti i Comunisti di una volta, quelli che facevano dormire male il Papa e mangiavano i bambini? 

Sbuffa e si accinge a leggere la frase successivia.

Aspetta un attimo, cìè un rumore di sottofondo, diverso da quello dei megafoni, dei fischietti, dei tamburelli. Sembra..... Anzi, è.....Elicotteri!

Sbucano fuori dallo skyline ottocentesco di piazza del Popolo, e si avvicinano a grande velocità, sovrastando rapidamente sia il rumore della folla in fermento, sia il normale rumoreggiare di Roma. Quattro elicotteri dei carabinieri tagliano la piazza e poi pigramente girano e tornano indietro. Claudio Delicato pensa: allora non vi siamo così indifferenti. E sulla faccia spunta un sorriso.

Che si spegne subito. Qualcuno tra la folla grida: "bastardi!" E da politico consumato qual'è, l'Onorevole Claudio Delicato si sente ancora più burattinaio e in quanto tale cerca di tenere in mano la situazione. "Tranquilli, Compagni, il potere ci teme ma non potrà tapparci la bocca", rendendosi conto di averla un po esagerata, che questo potere non teme proprio nessuno, e intanto spera che nessuno faccia cazzate.

Fremiti di tensione fra gli astanti. I carabinieri, che prima facevano cordone a distanza, già in completa tenuta antisommossa, si avvicinano. Le nocche delle dita diventano bianche mentre stringono più forte l'impugnatura del manganello.

Ancora, fra la folla "Maledetti bastardi!"

E l'Onorevole Claudio Delicato comincia a temere il peggio.

"Vi prego di mantenere la calma, è tutto sotto controllo".

Ma ai piedi del palco gli stessi quadri dirigenti del suo partito stringono le mascelle, rabbiosi. C'è dentro la rabbia di anni e anni di minoranza, di opposizione inutile, di frustrazioni elettorali.

Sfottuti dagli avversari e fottuti dai dirigenti dei loro stessi partiti, dirigenti come Claudio Delicato, che hanno disposto di loro promettendo vittorie sempre più grandi e sempre più vicine e riducendoli, invece, a personaggi di un grottesco teatrino, un'imitazione della Politica. Anni ad essere burattini, senza anima, senza volere. Ma non oggi, non davanti a questo, non più.

Sguardi d'odio, qualcuno inizia a bersagliare con lattine e bottiglie di plastica le guardie. Che battono sugli scudi il primo avvertimento dei tre che preludono una carica.

Stavolta le voci sono tante e ognuna insulta a modo suo, con accenti diversi, diversa intensità. Spintoni, sputi.

Nelle foto sui giornali il giorno dopo, guardando attentamente, si può capire che questo è il momento esatto in cui Claudio Delicato si è cagato addosso. Le lattine diventano sassi, qualcuno, si sfila la cinta, i più facinorosi fanno brillare una lama. Quanto fanno paura, certe volte, certi burattini.

Secondo avvenimento.

Non aspettano di battere il terzo.

Mentre Claudio Delicato lascia la piazza in fretta e furia a bordo dell'auto governativa intuisce, nel rumore della carica che si è scatenata, il suono sordo di uno sparo. E prega Dio di essersi sbagliato.

La musica pomposa che da anni ormai si può sentire uscire dai teleschermi prima di ognuno dei tanti discorsi a reti unificate che il Presidente Milani ama tanto fare ai suoi adorati elettori, stavolta sembra davvero fuori luogo. Il clima di questo Paese è tutto fuorchè pomposo, ultimamente.

Quello che sta per dire non è un segreto per nessuno, dato che da sei giorni stampa e tv non parlano d'altro. Erano almeno dieci anni che a una manifestazione non ci scappava il morto. E, sopratutto, l'ultima volta a cadere non erato un uomo delle forze dell'ordine. Come ci fosse finita, quella pistola, in mano a qualcuno dei manifestanti, davvero era impossibile stabilirlo.

L'arma era stata ritrovata quasi subito, chiaro segnale della feroce efficienza con cui gli investigatori si stavano battendo per garantire "Giustizia e certezza di pena". Una Beretta modello Cougar, una comune nove millimetri, potente e affidabile, con numero di serie abraso.

Dalle perizie si riscontrava che era, senza ombra di dubbio, proprio quella l'arma che aveva ucciso l'agente Marco Freddi, un ragazzo di 26 anni, sposato da sei soli mesi. Lascia vedova e mutuo a tasso di interesse variabile.

Che tragedia.

Scegliere il tasso variabile deve essere una scelta ragionata, non una scelta azzardata, e proprio chi ha minor disponibilità (e lo stipendio di un carabiniere significa esattamente questo), dovrebbe optare per un mutuo a tasso fisso.

Chi invece ha la fortuna di poter sopportare una variazione in negativo della rata da pagare può permettersi di optare per il tasso variabile.

Chi invece è morto può non preoccuparsi più di pagare.

________________________________

Prossima pubblicazione al più presto. 

 
 
 
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