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dal libro: "Un'altro giro di giostra" di Tiziano Terzani - Le pagine più interessanti - Ed. Longanesi

Post n°216 pubblicato il 13 Agosto 2016 da loredanafina1964

T R E D I C E S I M A     P U B B L I C A Z I O N E 

PAG. 67

Gli americani sono i più esperti di cancro, ma lo sono perchè, con la loro industria, col loro cibo, coi loro fertilizzanti, le loro armi, con tutto il loro modo di vivere, sono anche quelli che ne causano di più. Più ammalati, più medici, più esperienza. Per questo ero venuto lì. 

Non credo che quello fosse il mio caso, ma non c'è dubbio che esiste un terribile legame fra le armi e il cancro, così come ne esistono fra certi prodotti elettronici, certi prodotti chimici, certi cibi e il cancro. L'industria alimentare ha condizionato il corpo umano a una dieta estremamente innaturale, le cui conseguenze sono assolutamente imprevedibili. Ma chi vuole andare a indagare in tutto questo? La ricerca medica, come ogni altra, ormai, è finanziata e diretta dai grandi interessi industriali e questi non bruciano certo dal desiderio di scoprire le vere ragioni del cancro. Anzi. 

"Trovare una cura per il cancro è più facile che trovarne la causa", si dice. E' certo meno compromettente. E, alla lunga, anche molto, molto più redditizio: cura significa medicine quindi profitti. E poi: la ricerca di una cura è rivolta al futuro, è fatta di speranza, è sostenuta dall'ottimismo che è il grande catalizzatore dell'economia.

PAG. 68

La verità è che a trent'anni dalla "guerra al cancro", dichiarata con grande fanfara dal presidente Nixon - forse anche per far dimenticare per un pò quella del Vietnam che uccideva decine di milioni di giovani americani -, il cancro in generale è tutt'altro che sconfitto. E, pur tenendo conto dei progressi fatti con alcuni tipi di cancro, il numero totale di persone che muoiono oggi negli Stati Uniti a causa di questa malattia non è affatto diminuito, da allora.

Ma anche questa era una verità da cui non mi lasciavo prendere. Percentuali di incidenza, di sopravvivenza, di ricaduta non mi interessavano. C'era nelle statistiche qualcosa di sospetto, perchè, come diceva "De Gaulle: "Se tu mangi due polli e io nessuno, statisticamente risulta che ne abbiamo mangiati uno ciascuno".

Preferivo vedermi come un caso, un soggettivissimo caso, e non come una teorica possibilità matematica.

PAG. 69

Nel corso di quei mesi solitari a New York, Angela venne a trovarmi due volte. Come tutte le grandi gioie, fu anche una grande preoccupazione, perchè, con tutto quel che avevamo in comune, appartenevamo ormai a due mondi completamente diversi. Io a quello dei malati, con la loro logica, le loro priorità, i loro dolori, i loro ritmie sopratutto una particolarissima percezione del tempo. Lei, al mondo di tutti gli altri, il mondo dei sani con i loro programmi, i loro desideri, le loro scadenze e le loro certezze sul futuro.

PAG. 70

La distanza che si crea fra i sani e i malati mette alla prova i rapporti fra le persone. La malattia rompe un ordine, ma ne crea uno suo e con quel passaporto l'ammalato entra in un altro mondo, dove la logica dei sani, del mondo di fuori diventa irrilevante, assurda, a volte anche offensiva.

Una delle belle conseguenze dell'essere malato è il recedere dei desideri, quell'inconsapevole sapere che davvero non vale la pena comprarsi ancora un paio di scarpe o andare a un'asta di tappeti. Chi è sano non può capire chi è malato ed è giusto che sia così. 

Fra i malati c'è un'immediata fratellanza. L'"io", che altrove ha sempre bisogno di affermarsi, di difendersi, lì in ospedale era tranquillo. Una volta varcata la soglia e la zaffata d'aria calda che tiene fuori il freddo mondo degli altri, non c'è più bisogno di dire chi si è, o meglio chi si era, il mestiere che si fa o si faceva. La malattia è il grande equalizzatore. Una volta Folco disse:"Quando mi manca qualcosa, penso all'India. Lì a tutti manca qualcosa: a chi da mangiare, a chi una mano, a chi manca il naso. Quel che può mancare a me non è mai così terribile". Provavo lo stesso entrando all'MSKCC. Ogni piano dell'ospedale era dedicato a un tipo di cancro. Il piano più commovente era quello dove c'erano i bambini. Io ero fortunato: avevo già vissuto una vita; loro no. Ma forse anche questo era inesatto. Forse quel che vedevo era il frutto di altre vite, l'effetto di un karma accumulato in altre esistenze. Dinanzi ai corpi emaciati, quasi trasparenti, a volte quasi non più umani dei bambini, mi pareva che l'Induismo, fra tutte le religioni, offrisse la spiegazione più consolante di quell'apparentemente mostruosa ingiustizia. 

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PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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Ciao, bel post, complimenti. Ti auguro una dolce notte....
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:)
Inviato da: loredanafina1964
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Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
Inviato da: dakota_07
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grazie :) NMHRK
Inviato da: loredanafina1964
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