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LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel Ami Edizioni) - le frasi e le pagine più belle - DODICESIMA PUBBLICAZIONE

Post n°134 pubblicato il 25 Agosto 2013 da loredanafina1964

Ore 21,00, parte la sigla e non è la solita sigla. E' la sigla degli eventi in eurovisione, ma dopo pochi secondi il suono viene distorto, come se si fosse rotto un disco, e piano piano la musica cambia fino a diventare una specie di stramba risata. Dada sghignazza e spegne le luci.

Quando le riaccende tutte insieme, quel che si ottiene è un flash abbagliante e, al centro del palco, è comparsa una figura.

C'è un uomo in piedi, nascosto sotto un'incredibile armatura da oplita greco. Sulla testa un elmo imponente nasconde il suo volto, un mantello gli avvolge le spalle, la corazza che lo ricopre scintilla riflettendo le luci. Potrebbe sembrare una statua, se non lo tradisse il leggero scuotersi dei pennacchi rossi sopra all'elmo al ritmo regolare di un respiro profondo.

Questo Dio Greco che ha invaso la scena ha una lancia in una mano e uno scudo enorme ancorato al braccio sinistro. Con un gesto secco conficca la lancia nelle assi di legno del palco (Figlio di puttana...,pensa Dada in regia, ..questa non era prevista..e sorride), e con movimenti lentissimi si toglie l'elmo mettendolo sotto al braccio destro.

L'Italia scopre che, coperto dal metallo, c'è Dario Sensoli su quel palco, come sempre.

E all'apparire della sua faccia lucida di sudore tutti si riprendono dal senso di smarrimento che li aveva colti non vedendolo al suo posto.

Zoe Delicato è talmente emozionata che, saltando sul divano, prorompe in un applauso. I suoi amici sembrano un po meno coinvolti, ma alla fine si uniscono.

Dario, ha un'espressione seria, stavolta non ride, non scherza. Sembra quasi che abbia assunto su di sè davvero il ruolo di un oplita che si prepara a scendere in battaglia. Ha raccolto dentro tutta la stanchezza, lo stress, la paura e le ha trasformate in determinazione.

Quando apre bocca è così che affronta l'Italia: "Tutta la letteratura europea parte da qui. Da un guerriero greco.

Sono guerrieri vestiti come me i protagonisti dell'Iliade, il primo grande romanzo di  cui abbiamo memoria, quello che indirettamente o direttamente ha influenzato tutte le storie che siano state scritte fino ad oggi. Più di Manzoni, più di Dante, più della Bibbia stessa, è ad Omero che il pensiero occidentale è debitore. L'idea stessa di Europa può essere letta, senza troppo sforzo, fra le pagine dell'Iliade. 

Io stasera contrarrò con Omero un altro debito perchè, per dirvi quello che penso, è dalle sue parole che prenderò spunto.

Le forze greche che assediavano Troia erano comandate da un generale di nome Agamennone.

Non ricopriva quel ruolo per essere il più furbo. Il più furbo, difatti, era Ulisse. (Dada accende l'occhio di bue su una sagoma di cartone posta ai piedi del palco che ritrae un altro guerriero greco, un uomo barbuto che sorregge fra le mani il modellino di un cavallo di legno). Non lo ricopriva per essere il più autorevole e difatti il più autorevole era Nestore (e un altro occhio di bue, un'altra sagoma, stavolta quella di un vecchio greco seduto in atteggiamento pensoso). Non perchè quello direttamente offeso dai Troiani, che era suo fratello Menelao (la sagoma che si illumina , stavolta ha il corpo di un oplita e una faccia di Pietro Mosca. Risate del pubblico). E non era nemmeno il più forte, quello che invece sarebbe stato il più adatto per guidare la spedizione, Achille".

E stavolta non si illumina nessuna sagoma ma Dario Sensoli fa un paio di passi in avanti verso la telecamera e, buttato a terra con un forte rumore l'elmo, sfila la lancia dell'assito di legno e, appoggiandosi, si pone al centro del palco.

"Che sborone" dice Dada, e sogghigna.

"Che sborone" dice Egista, sorridendo e Clio che sta sorseggiando l'whisky e quasi si strozza.

"Che sborone".. dice nel salone di casa Delicato il fidanzatino di Zoe, sciogliendo la tensione che si era creata in una risata collettiva.

E ignaro del fatto che buona parte d'Italia in quel momento gli sta dando dello sborone, Dario Sensoli, ancora avvolto nell'armatura e nella sua espressione seria, continua a raccontare la sua storia.

" Durante una delle prime scorribande greche, furono catturate, fra le altre, due fanciulle bellissime, Briseide e Criseide. Ora, era usanza presso l'esercito acheo che il bottino si spartisse tra i capi in modo equo. Giunto il momento dela scelta, Agamennone, che in quanto capo della spedizione sceglieva per primo, scelse per sè Criseide come schiava. Ad Achille, che sceglieva per secondo, rimase Briseide, che comunque non le era inferiore per bellezza e abilità. Solo cheeee..."

Dario Sensoli stiracchia quella "eeee" , poi fa una pausa e strabuzza gli occhi, guardando la telecamera di sbieco. Sulla faccia compare un ghigno che ha qualcosa di inquietante, bestemmie in rapida successione di Dada che smorza e dosa le luci per far si che il riverbero sull'armatura non cancelli questa espressione.

" Solo che Criseide, portava con se una dote pericolosa. Era infatti la figlia di Crise, sacerdote del Dio Apollo, che subito corse alle navi greche offrendo un lauto riscatto per riavere la sua bambina. Ah.. il lodevole senso paterno degli antichi! La pretesa, l'equilibrio, l'onestà di pagare per riavere quello che è tuo se qualcuno di più forte te lo ha portato via! Ora, la saggezza imporrebbe ad Agamennone di accettare il riscatto e restituire la fanciulla. Ma Agamennone, lo abbiamo detto, non è il più saggio fra i greci. Ecco quindi che più volte rifiuta al vecchio sacerdote la possibilità di riabbracciare la sua progenia. E il sacerdote, giustamente infuriato, chiede aiuto al dio. Se si fosse trattato del dio dei cristiani gli avrebbe risposto "ehi amico, porgi l'altra guancia!". Ma per fortuna nostra, di Crise, e della letteratura occidentale tutta, quel dio era Apollo. Un Dio, non Lor Signore Dio. E quindi, altro non trova che scatenare sull'esercito greco una terrificante pestilenza che ammorbidisca, per non dire rada al suolo, le ostinazioni di Agamennone. Il non saggio Agamennone. Il non scaltro Agamennone. Agamennone che nemmeno davanti alla strage dei suoi uomini cede e lo fa soltanto quando gli altri re greci, perdonatemi il termine, si incazzano. E nonostante tutto questo....beh..., nonostante questo Agamennone perde una buona occasione per stare zitto ed esige, in cambio della rinuncia alla fanciulla, di prendere con sè Briseide, il premio che era stato scelto da Achille".

L'armatura pesa e i riflettori emettono calore, Dario suda come se stessa davvero combattendo una battaglia. Se fissi le gocce lucide che scivolano sul volto, quasi puoi sentire l'odore forte di un uomo che sta sudando via la sua rabbia.

La sente da casa Zoe Delicato e se ne eccita abbastanza da stringere più forte la mano del fidanzatino che, da bravo maschietto adolescente, pensa fra sè e sè...dai che stasera si tromba.

La sente Dada in regia che ha accettato di svolgere da li la sua porzione di battaglia.

La vvertono addirittura Egista e Clio, loro che proprio per rifiuto del sudore di un uomo vanno a letto con le donne.

L'unico che sembra non avvertirla è proprio Dario che, come fosse in trance, prosegue senza pausa, da grande interprete qual è dei tempi televisivi.

"Probabilmente non serve che io ve lo faccia notare, ma lo faccio:  qui non si tratta solo del possesso di una donna. Quello che è in atto qui, è un conflitto fra poteri. Quello ufficiale, ma immotivato, di Agamennone contro quello silenzioso, misconosciuto, ma infinitamente percepibile di Achille. Il quale, giustamente non è troppo incline ad accettare la soluzione proposta e dice senza peli sulla lingua ad Agamennone quello che pensa.

Gli dice che non sarà a sue spese che si riprenderà il suo premio. Gli dice che ha scelto Criseide e con essa il buono o il cattivo che ne sarebbe potuto venire. Dice di essere stanco di stare agli ordini di Agamennone, il non furbo, Agamennone, il non forte Agamennone. Vuole dunque privarlo del suo premio? ...Si battano e dimostri finalmente di avere le qualità per regnare sugli achei.

Oppure muoia provandoci.

Achille insulta Agamennone, lo sfida, mette la mano sulla spada e l'altro, pure così potente, sente cadere le ginocchia perchè sa.

Sa bene che davanti a una resa dei conti non avrebbe speranza.

Un branco di lupi. Se tali fossero gli achei questa sarebbe la storia di un altro capobranco.

Ma questo non succede. Per una volta gli dei greci si comportano come il cacciatore della fiaba di cappuccetto rosso e intervengono a togliere per tutti le castagne dal fuoco. Smorzano l'ira di Achille con la promessa di futuri maggiori benefici. Muovono Nestore, il saggio, come un burattino per preservare la vita di Agamennone solo perchè, è Omero stesso che lo dice, questi era "caro agli dei" .  

Quel che volevo dirvi, stasera, è racchiuso in questa storiella: noi siamo tutti, ognuno di noi, re greci. Ce ne sono di saggi, ce ne sono di forti, ci sono gli abili animali politici e buoni condottieri, magari nascosti sotto una giacca da impiegato, imprigionati in una minigonna di jeans, magari rinchiusi in un kimono da karateka.

Eppure siamo, da anni, governati da un Agamennone che si permette di entrare nelle nostre case e nelle nostre menti disponendo a suo piacimento di noi. Poi ha iniziato a concupire la nostra libertà. Ora possiede anche la nostra anima. Ma come i gas, se veniamo troppo compressi, diventiamo instabili. Credo che ormai la pressione sia davvero troppa. E se nessuno finora ne ha parlato beh, allora Achille sarò io.

E non c'è una dea che possa volare dall'Olimpo per trattenere la mia mano sulla spada, non c'è un Nestore a cui io darò ascolto. Oggi si cambia capobranco o si muore provandoci. Ho già preso la mia strada, lo sanno tutti, è sulla bocca di tutti: mi candiderò contro il Presidente Milani nelle elezioni che si terranno esattamente a quindici giorni da oggi. Ho già visitato molte città e portato con me pezzi della mia Didattica dell'Odio.  Se continuassi a farlo anche qui, in televisione, direbbero che approfitto di un mezzo di comunicazione così potente a mio vantaggio. Per questo, quella di stasera è la mia ultima trasmissione finchè tutto questo non sarà finito.

E quando dico queste parole so di mentire a me stesso: difatti questa è probabilmente la mia ultima trasmissione e basta. Nella battaglia che si avvicina, se vincerò avrò troppo da fare nell'alleggerire la pressione su questo gas che chiamiamo Italia per avere ancora tempo di stare qui a parlare con voi. Se perderò, non ci sarà più nessuna trasmissione, non ci saranno zone franche a cui possiate affacciarvi a riprendere fiato. Saremo tutti un po' più soli, sottoposti al dominio di un Agamennone senza più contendenti".

E Dada sa che questo è il momento migliore per spegnere le luci.

Buio.

_______________________________

Prossima pubblicazione al più presto. 

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