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Dal libro:"MOS ME"LE non lasciarmi di Caterina Camarda-Ed. Color&more-Le pagine più interessanti 11^ PUBBLIC.

Post n°146 pubblicato il 17 Novembre 2013 da loredanafina1964

Pag. 175

Non vidi l'architetto a cena ma avevo deciso di affrontarlo, lui aveva tutte le risposte di cui avevo bisogno e solo lui poteva farmi emergere da quello stato di incertezza in cui vivevo ormai da quattro mesi. Andai a bussare alla sua porta, non rispose, Ardian mi aveva detto che era in camera così bussai ancora.

"Forse è sul balcone..." pensai, così provai ad aprire.

Tremavo, l'ultima volta che avevo fatto così avevo ricevuto una profonda delusione, ma ancora una volta non potevo rimandare, non avrei sopportato un'altra notte insonne, non adesso, dovevo affrontare il Nemico, anche se questo voleva dire non riuscire a stare in piedi dall'ansia, che mi prendeva fin dentro lo stomaco. Anche stavolta la porta era aperta a metà, tesi le orecchie ma non sentivo alcun rumore, dalla finestra spalancata entrava la luce del piazzale ma ugualmente non vedevo nulla e sul balcone non c'era nessuno.

"Non è qui..." pensai.

Mi stavo voltando per uscire quando vidi una minuscola lucina che si muoveva sul letto, era una sigaretta accesa. Il cuore mi saltò in gola, non era così che avevo immaginato la scena, non sapevo che fare.

"Chiudi la porta" disse la sua voce.

Non mi mossi. Vidi allora la lucina sollevarsi e venire verso di me, istintivamente feci un passo indietro appoggiandomi al muro, la porta si chiuse e tutto si fece ancora più buio. Mi appiattii contro la parete, non era così che doveva andare, non era così che l'avevo immaginata.

"M-mi..." balbettai, "mi stai spaventando..." sentivo il suo odore vicinissimo, "io...volevo parlarti ma..." vedevo la sua sagoma controluce, "ma forse..." faticavo a respirare.

La lucina finì a terra e scomparve del tutto.

"Dimmi..." mi sussurrò, "ti ascolto..."

Era davanti a me, sentivo il suo alito di fumo fresco, era l'unico momento in cui il fumo non mi dava fastidio e, anzi, mi piaceva moltissimo.

"Lar..." dissi piano, "per favore..."

Feci per fermarlo ma lui avvicinò il suo viso al mio, carezzandomi appena la guancia con le labbra. Chiusi gli occhi, il suo odore mi faceva impazzire, il mio respiro stava rallentando, poi la sua bocca sfiorò la mia mentre la sua lingua mi scivolava sulle labbra. Schiusi la bocca, lui mi strinse a sè e mi baciò con passione, il mio cuore smise di battere. Mi resi conto di aver desiderato fare l'amore con lui fin dal primo momento in cui l'avevo visto, anche se inconsiamente avevo sempre scacciato quel pensiero dalla mia mente e ora volevo fare l'amore con lui più di ogni altra cosa al mondo. Mi sfilò la maglietta a maniche corte e mi accarezzò le spalle, sentivo le sue mani avvolgermi tutta mentre la sua bocca passava delicatamente sul mento e piano scendeva lungo il collo e più giù. Aveva addosso la maglietta a maniche corte, gliela tolsi e gli toccai il petto, era massiccio, gli carezzai le braccia, erano forti, poi le mie mani arrivarono fino in basso, allora lui mi sollevò da terra e mi portò sul letto, mi spogliò del resto e si mise sopra di me. Mi baciò ancora sulle labbra.

"E dashura ime..."  "non sai quanto ti amo..." 

"Lar..."  dissi turbata, "Lar, io..." avevo paura.

"Non temere piccola..." mi baciò sulla fronte, "non temere, sono io..." disse piano, "e ti amo da impazzire..."

"Tu...tu mi ami..."

Un brivido mi percorse la schiena mentre mi lasciavo andare a un'emozione indescrivibile e finalmente abbassai le mie difese abbandonandomi a quelle sensazioni fortissime. Mi fece sussultare fino a togliermi il respiro per un attimo, sentii la sua bocca ancora sulla mia mentre si muoveva lentamente, molto lentamente.

"Lar..." staccai le mie labbra.

"Si..." disse lui in un sospiro, "anch'io..."

Una sensazione di piacere intenso pervase tutto il mio corpo, una sensazione lunghissima mai provata prima, tutto il mio essere stava partecipando, ogni singola cellula e ogni singolo pensiero, in quel momento tutta me stessa stava provando qualcosa di immenso.

I nostri cuori battevano forte, lui si accasciò sopra di me ma pesava troppo sui miei polmoni.

"Non...non riesco a respirare..." dissi senza fiato.

Lui si sollevò un poco, gli occhi si erano abituati a quella luce fioca, ma non riuscivo a vederlo chiaramente.

"Stai sorridendo, vero..." gli chiesi.

Per tutta risposta mi diede un bacio sulle labbra.

"Tieniti, vado a prendere un po di carta" e si alzò.

In bagno finalmente accese la luce, io mi coprii gli occhi per l'improvvisa luminosità ma ugualmente riuscii a vedere la sua figura, era bello e lo amavo da morire.

Mi portò la carta e mi tirai su, lui si stese sul letto mentre io andavo in bagno. Ero sicura che al mio ritorno l'avrei trovato già addormentato, con Ilir era sempre stato così. Spensi la luce pensando di raccogliere la mia roba e uscire.

"Perchè vuoi andartene?"

Mi voltai sorpresa.

"Sei...sei sveglio..."

"Vieni qua, bambina" e mi tese la mano.

Ero confusa, quell'uomo riusciva sempre a sorprendermi e io mi stavo perdendo per lui. Mi stesi sul letto soto il trapuntino, lui mi tirò a sè e mi strinse forte.

"Mos me" le..." disse piano accarezzandomi il viso, "mos me" le Kurre", e dashura ime..."

Sollevai la testa, nella penombra vidi che non sorrideva più.

"Non lasciarmi..." tradusse, "Non lasciarmi mai..." e mi spostò una ciocca di capelli dalla fronte.

Lo guardai in silenzio, non riuscivo a credere di essere lì in quel momento e che lui stesse dicendo questo a me. Temevo che parlando avrei rovinato tutto, così non feci domande quella sera, godendo appieno di quel momento così meraviglioso quanto inaspettato.

"Lar..." dissi solo, "e dashura ime... vuol dire..." esitai un attimo, "vuol dire... amore mio...vero..."

"Si"

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Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
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