Un blog creato da myfriend.mi il 24/03/2014

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Donna, selvaggia donna

Post n°64 pubblicato il 13 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

 
 
 

Due mondi

Post n°63 pubblicato il 12 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

 

La nostra intima visione del mondo, cioè la nostra personalissima religione (la personalissima religione che ciascuno di noi ha), determina il nostro modo di pensare, il nostro modo di essere e il nostro modo di vivere. In sostanza, determina il nostro modo di concepire noi stessi e di vedere noi stessi in relazione alla vita, agli altri esseri umani e al creato.

La religione dell'individualismo esasperato, cioè il modo di vedere il mondo basato sulla convinzione che "io sono dio", nasconde il desiderio di trasformare se stessi in totem. Nasconde il desiderio della apoteosi, cioè della personale deificazione.

L'individualismo esasperato è la manifestazione evidente di un infantilismo spirituale e psicologico; un infantilismo che porta a concepire noi stessi come individui separati gli uni dagli altri e dal mondo naturale che ci circonda.

Questo “infantilismo spirituale”, e la incapacità drammatica che da esso deriva di comprendere ciò che la realtà effettivamente è, sono ben rappresentati nel dialogo che segue. Quello rappresentato da Cameron è un dialogo “spirituale”. Per comprenderlo occorre andare oltre la metafora del linguaggio cinematografico. E’ il dialogo dell'incontro tra Jake e Neytiri.

E’ notte a Pandora e Jake è solo nella foresta. Ad un certo punto viene circondato da un branco di lupi affamati. Jake si salva per l’intervento provvidenziale di Neytiri. Neytiri, con il suo arco, uccide diversi lupi e costringe il branco alla fuga.
Finita la collutazione, Neytiri se ne va e Jake la insegue nella foresta.

Jake: Ehi un momento! Ma dove vai? Aspetta! Aspetta...ehi vai piano! Senti...aspettami, volevo ringraziarti per aver ucciso quegli affari! (Lei lo colpisce e lo fa cadere) Maledizione!
Neytiri (minacciandolo con il suo arco): Non ringraziare! Non ringraziare per questo! Questo è triste...uccidere è triste!
Jake: Va bene..va bene..scusami. Qualunque cosa abbia fatto ti chiedo scusa.
Neytiri: Tutto questo è colpa tua, loro non dovevano morire.
Jake: Colpa mia? Loro hanno attaccato me! Sarei io il cattivo?
Neytiri: (lei lo colpisce ancora e lo minaccia col suo arco) Colpa tua! Colpa tua!
Jake: Calma...Calma.
Neytiri: Tu sei come un bambino, fa rumore e non combina nulla!
Jake: Calma... E va bene! Va bene. Se ami i tuoi piccoli amici della foresta perchè non mi hai fatto ammazzare? Cosa hai pensato?
Neytiri: Perchè salvare te?
Jake: Si. Perchè salvarmi?
Neytiri: Tu hai un cuore forte...sei senza paura. Ma sei stupido! Ignorante come un bambino!
Jake: Se sono come un bambino...allora, forse, dovresti insegnarmi.
Neytiri: Gente del cielo non può imparare, voi non vedete!
Jake: Beh, allora insegnami a vedere.
Neytiri: Nessuno può insegnarti a vedere! Tu sei come un bambino. Non dovresti essere qui.
Jake: Ok, portami con te!
Neytiri: No! Torna a casa...torna a casa!


L'individualismo di Jake e la consapevolezza di Neytiri, che si incontrano e si scontrano nella notte di Pandora, sono due religioni assai diverse tra loro. Una l'opposto dell'altra.

 

New York Times: Avatar, un film che predica il Panteismo.

Scriveva il New York Times:
Avatar è il Vangelo secondo James Cameron. Non però il Vangelo cristiano. Piuttosto Avatar è l’apologia cameroniana del panteismo, quella fede che equipara Dio con la Natura e chiama l’umanità alla comunione con il mondo che la circonda.

Nell’universo fantascientifico di Cameron, questa comunione è impersonata dai Na’Vi, una razza aliena dalla pelle blu e dalle forme armoniose che vive un’esistenza idilliaca sul pianeta Pandora ed è minacciata dagli invasori umani appartenenti a una compagnia mineraria che vuole sfruttare i ricchi giacimenti presenti sul pianeta (gli umani rappresentano l’individualismo e il materialismo). I Na’Vi venerano una divinità: Eywa. Eywa, la “Madre di tutto”, è la rete di energia che dà forma al creato ed unisce in sè, e lega tra loro, tutti gli esseri viventi.

Se questo impianto narrativo suona familiare è perché il panteismo è stata la religione ufficiale di Hollywood ormai da una generazione. E’ la verità che Kevin Costner scopre ballando con i lupi. E’ la metafisica intessuta nei cartoni animati di Disney come “Il Re Leone” e “Pocahontas”. Ed è il dogma degli Jedi di George Lucas, la cui mistica Forza “ci circonda, ci penetra e tiene insieme la galassia”.

Hollywood continua a tornare su questi temi perché milioni di americani mostrano di gradirli. Ogni libreria di quartiere è traboccante di titoli che spingono il messaggio panteistico. In un recente sondaggio del Pew Forum su come gli americani mescolano e rimaneggiano la teologia si vede che molti auto-dichiarati “cristiani” credono all’energia spirituale degli alberi e delle montagne proprio come i pelle-blù di Na’Vi.

Come sempre, Alexis di Tocqueville l’aveva previsto. Il credo americano sulla sostanziale unità di tutto il genere umano, scriveva Tocqueville nel 1830, conduce al collasso delle distinzioni ad ogni livello del creato. “Non contento della scoperta che nel mondo esiste solo la creazione e il Creatore, l’uomo democratico cerca di semplificare ed espandere il suo punto di vista includendo Dio e l’universo in un unico grande insieme”.

Allo stesso tempo, il panteismo apre un cammino verso esperienze mistiche per persone poco a loro agio con la letteralità delle religione monoteistiche: tutti quei santi che fanno miracoli, libri sacri, nascite virginali e corpi risorti. Come ha notato il filosofo polacco Leszek Kolakowski, attibuire divinità al mondo naturale “aiuta a portare Dio più vicino all’esperienza umana”, e insieme “a impoverirlo di tratti personali riconoscibili”. Per chiunque in cerca di trascendenza ma refrattario all’idea di un Onnipotente che interferisce con le cose umane, si tratta di una combinazione ideale.

La domanda a questo punto è se la Natura meriti una risposta religiosa. La teologia tradizionale deve combattere con il problema del male: se Dio è bontà, perché permette sofferenza e morte? Ma la Natura è sofferenza e morte. La sua stessa armonia richiede la violenza. Il suo “cerchio della vita” è in realtà un ciclo di mortalità. E le società umane che più aderiscono alla dimensione naturale non somigliano allo sfavillante eden di James Cameron. Sono invece posti dove l’esistenza è cattiva, breve e brutale.

Le religioni esistono anche perché gli uomini non si sentono a loro agio dinanzi alla violenza dei ritmi naturali. Noi ci collochiamo metà dentro e metà fuori rispetto alla Natura. Siamo animali autocoscienti, predatori con un’etica, creature mortali che aspirano all’immortalità.

E’ una posizione dolorosa, e se non c’è via di fuga verso l’alto – o se non c’è un Dio che si fa di carne e viene in mezzo a noi, come racconta la storia del Natale – anche profondamente tragica.

Il panteismo offre una soluzione diversa: un’uscita verso il basso, un abbandono della nostra tragica autocoscienza, un rimescolamento con quel mondo naturale da cui i nostri antenati sono per metà fuggiti millenni orsono.

 

La domanda

Ma davvero Avatar vuole essere il manifesto di un nuovo Panteismo? Un nuovo Panteismo rivisitato in salsa ecologistica e New Age? Per qualcuno il riferimento al New Age è ovvio, e convince di più dell’ipotesi - che in India è arrivata fino alla prime pagine dei quotidiani - di vedere nella religione dei Na’vi una variante neppure troppo modificata dell’induismo.

Davvero la risposta matura e adulta al narcisismo individualista è un nuovo Panteismo rivisitato in salsa ecologista e New Age? Davvero dovremmo tornare ad una forma di società naturale primordiale e rinnegare la scienza e la tecnologia?

Ovviamente la risposta è no. Come è infantile il narcisismo individualista che nasce dal considerare se stessi un dio, è altrettanto infantile il collettivismo tribale primordiale che nasce dall’equiparare la Natura, e i suoi cicli, a dio. Entrambe queste visioni sono figlie di una proiezione mentale dell’Homo. Sono partorite dalla mente dell’Homo, una mente intrappolata nella inconsapevolezza e nella ignoranza.

Il linguaggio simbolico di Avatar vuole veicolare “una nuova consapevolezza”. Una consapevolezza che nasce dalla comprensione della realtà per quello che veramente è. E questa comprensione può darcela solo la scienza.

Gli scienziati saranno, dunque, i nuovi guru? No. Ovviamente no. Nè la scienza sarà mai una religione. Compito della scienza è "comprendere la realtà per quello che è”, perchè solo da questa comprensione sarà possibile elaborare una “visione del mondo” aderente alla Realtà e che non sia la proiezione mentale di un desiderio, di un bisogno, di una aspirazione o di una illusione umana.

Il linguaggio metaforico di Avatar vuole veicolare le scoperte della Fisica Quantistica. L’universo dei Na’vi è la trasposizione in linguaggio cinematografico, della Realtà scoperta  dalla Fisica Quantistica.

Le nuove frontiere della Fisica Quantistica

 
 
 

Il lago dei cigni

Post n°62 pubblicato il 12 Maggio 2014 da myfriend.mi
 
Tag: Eros

 

Il cigno bianco, delicato, etereo e innocente.
Il cigno nero, malvagio, seducente e sensuale.
Due anime diverse che convivono nello stesso corpo.
E un corpo che prende forma dall'anima.

Come fosse un gioco di specchi.
Spiare i momenti della metamorfosi.
E lasciarsi sedurre dall'erotismo.
Che prende forma nelle immagini del corpo.

 
 
 

High hopes

Post n°61 pubblicato il 11 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

 

Passi fatti avanti ma come sonnambuli di nuovo indietro
eravamo trascinati dalla forza di qualche marea interiore.
Ad un'altezza maggiore a bandiere spiegate
raggiungevamo le folli vette di quel mondo sognato.

Oppressi per sempre da desiderio e ambizione
c'è una fame ancora non soddisfatta.
I nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte
sebbene abbiamo fatto questa strada tante volte.

L'erba era più verde
la luce più brillante
il gusto più dolce
le notti meravigliose
circondati di amici
la rugiada lucente.

L'acqua scorre
il fiume senza fine
per sempre e sempre.

 
 
 

Black rain (pioggia sporca)

Post n°60 pubblicato il 11 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

 

Il caos regna.

 
 
 

Frammenti: Anymore

Post n°59 pubblicato il 10 Maggio 2014 da myfriend.mi
 
Tag: Eros

Cosa possiamo noi se non finire male,
cosa possiamo fare...
se anche l'amore può finire dai,
dammi da bere!

Vasco - Anymore



 

Musica. Musica. Musica. L'oscurità illuminata dai flash delle luci psichedeliche. Gli sguardi si incrociano. Baci, solo baci. Nessuna parola. Solo sguardi e baci. Mi sussurri poche parole, le tue labbra sulle mie. Mi prendi per mano. Il ritmo del respiro aumenta. Il desiderio cresce seguendo il ritmo della musica. Il tuo corpo tra le mie mani. Il tuo corpo caldo tra le mie braccia. Il tuo corpo si muove davanti a me. Un raggio di luce calda e sinuosa.

Ora lo sento, il tuo corpo caldo, la tua schiena, adagiata sul mio petto. Il profumo dei tuo capelli. Le tue mani mi cercano. Le mie mani ti cercano. Seguono le linee sottili del tuo corpo. I tuoi seni. I fianchi. Sentono il tuo movimento. Tutto il mio corpo sente il tuo movimento, ora. Le mie mani. Le mie mani su di te. Le mie mani dentro te. Sguardi. Nessuna parola. La tua lingua calda e umida dentro di me.

Appoggi le tue gambe sulle mie. Le tue mani nelle mie. Ti accarezzo le gambe nude. Sorridi. Sollevi il bicchiere e bevi lentamente. Gli sguardi si incrociano. Ogni persona ha un proprio ritmo. Il tuo cresce lentamente. All'inizio è quasi impercettibile. Poi cresce. Alla fine mi travolgi. Il tuo desiderio esplode. Mi sussurri qualcosa, le tue labbra sulle mie. Seguo il tuo desiderio. La mia mano scivola lentamente tra le tue cosce. La tua mano si insinua dentro di me. Solo oscurità. Oscurità illuminata dalle luci della strada, mentre il taxi corre veloce.

E poi il tuo canto, la tua voce. Un urlo di godimento.

 
 
 

Playlist

Post n°58 pubblicato il 09 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

 
 
 

Frammenti: Attrazione, Seduzione, Eros

Post n°57 pubblicato il 09 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

Attrazione: Danza della bellezza

http://youtu.be/EQbZ7GVzN60

JIA REN QU
Bei fang you jia ren
jue shi er du li
yi gu qing ren cheng
zai gu qing ren guo
ning bu zhi
qing cheng yu qing guo
jia ren nan zai de.

CANZONE DELLA BELLEZZA
Una bellezza straordinaria del Nord
è la più bella del mondo
dal suo primo sguardo la città rimase sconvolta
dopo il suo secondo sguardo l’impero cadde in rovina
ma non esiste nessun impero o città
che possiamo ammirare più di questa bellezza.

Seduzione: Danza dell'eco

http://youtu.be/p-nmfwQdkeM

Eros: Danza della neve

 
 
 

Frammenti: L'amore

Post n°56 pubblicato il 08 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

Lettera di un amico

Posso dirti, caro amico, che ora conosco anche io il dolore straziante di una madre che ha visto il proprio figlio uscire di casa, la mattina, e poi non lo ha rivisto mai più. Nè morto, nè vivo. Ora conosco il dolore di un padre il cui unico figlio è sparito per sempre inghiottito dal nulla.

Ora conosco anche io quel senso di attesa lacerante, che non ti abbandona mai. Nè di giorno, nè di notte. Che continua ad oscillare tra la speranza di un suo possibile ritorno e l'angoscia della certezza che, invece, lui non tornerà mai più. La certezza che non lo rivedrai mai più. Che non puoi nemmeno fargli un funerale. Che non ci sarà nemmeno una tomba sulla quale piangerlo. Perchè, semplicemente, quel figlio non esiste più. Perchè te l'hanno portato via. Violentato. Calpestato. Ucciso. Egli giace da qualche parte e tu non puoi farci niente. Non hai potuto farci niente. Non hai potuto difenderlo. E non potrai farci più niente.

Ora conosco anche il dubbio atroce che ti assale la notte e che ti porta a pensare che, forse, quel figlio non sia mai neppure esistito. Che forse è stato solo una fantasia. Un dubbio assurdo accompagnato da quel senso di attesa lacerante. Che si trasforma in un lacerante senso di impotenza. Una angoscia che è come carta vetrata che qualcuno ti strofina sull'anima. Giorno e notte.

Quel senso di attesa che non finirà. Che non passerà.
Che non passerà mai. Che accompagnerà ogni mio respiro. Per sempre.

 
 
 

Frammenti: Un senso

Post n°55 pubblicato il 08 Maggio 2014 da myfriend.mi
 

Un senso c'è, c'è sempre.
C'è per ogni cosa, per ogni scelta.
E per ogni non-scelta.
C'è un senso per ogni parola e per ogni silenzio.
C'è per ogni voglia,
per ogni deviazione,
per ogni sbaglio,
per ogni sconfitta.

 

Ed è proprio per questo, proprio perchè ogni cosa un senso ce l'ha eccome, che, tante cose, un senso non ce l'ha.

 

 
 
 
 
 
 
 

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