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Post n°132 pubblicato il 18 Marzo 2015 da angiolhgt
Questa sera mi sono trovato a parlare con degli amici del "Racconto di autunno", un celebre romanzo di Tommaso Landolfi che lessi un bel po' di anni fa e che credo abbia il suo archetipo e modello , direi insuperabile, in Gerard de Nerval con "le figlie del fuoco" che mi iniziò a questo genere di letteratura "strana" negli anni in cui frequentavo buone letture. E' sicuramente, con Calvino e Savinio, uno dei più raffinati scrittori del 900, non facile autore per il suo surreale simbolismo narrativo in bilico tra realtà e fantasia.Questo camminare sul filo del rasoio del discrimine tra realtà e fantasia può dare al lettore o vertigine da straniamento oppure più banalmente fastidio per instabilità equi-libristica. Come apprezzare Calvino se non lo si sa o vuole leggere "oltre"? E così per Landolfi. La narrativa abboccabile, di facile presa, è un po' come certe canzonette orecchiabili, gratificanti per la facilità melodica che vanno bene quando ci si rade. Il prodotto letterario che ti sospinge risucchiandoti in un labirinto narrativo può disorientarti e, se non ami percorrere solo le vie maestre con tanto di indicazioni segnaletiche ma ti piace smarrirti in sentieri surreali allora, nel trasalimento , puoi fare una strana esperienza visionaria condotto per mano dal narratore. Un mio amico, lettore molto raffinato, tendeva a esaltare questi equilibrismi narrativi disorientanti . Personalmente, essendo lettore di saggistica piuttosto che di letteratura, preferisco, pur avendo quasi una venerazione per Savinio non solo pittore ma anche scrittore, una narrativa "onesta" direi o introspettiva o realistica o fantastica e trovo spesso fastidiosamente disorientante un certo equilibrismo tra i generi. Calvino non sempre sa risucchiarmi nella sua sfera magica.....sarò un bove? La facilità di ciò che è scontato ci rassicura, le avanguardie sono spesso inquietanti se non altro quando la gente non si è ancora abituata: è più rassicurante riconoscere che conoscere inoltrandosi in mari sconosciuti. |
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Tommaso Landolfi
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