Sia quel che sia

Convergenza

Ho estrapolato, da qualche parte, il seguente scritto perché mi aveva colpito…e riporto una considerazione personale.

“Tutte le cose finiscono. Anche la tristezza. Anche il mal di male che l’ha generata.

Come proseguiva la sceneggiatura adesso?

Due strade che non riescono a convergere è meglio che si separino, piuttosto che viaggiar parallele. Che non siamo mica treni. Non vedendosi ci si dimentica.

La felicità è un atto di volontà. Consiste nel considerare che per ogni cosa che va storta c’è un ventaglio di opportunità alternative inesplorate.

La felicità non è legata alle persone, alle situazioni, alla fortuna: è come il comando che si dà al collo quando scegliamo di voltarci in una precisa direzione.

E’ tempo di guardare verso la parte giusta. Anzi, verso una direzione migliore.”

Se i due binari non convergono, dopo qualche fermata, ci si rende conto del fatto e i treni decidono di proseguire su binari diversi.

Se continuano a viaggiare per un tempo sufficientemente lungo da sensibilizzare persino le rotaie…allora uno dei due, ha bleffato. Credo sia importante, in ogni caso, conoscere il mal di male che ha generato la tristezza, solo conoscendo, si comprende e si accetta.                      C’è leggerezza nell’affermare che il non vedersi equivalga al dimenticare; certo non vedere una persona per molto tempo aiuta in qualche modo, a far riposare il pensiero e il più delle volte a dimenticare. Ma prendiamo una persona che ti ha infilato una lama nello stomaco, ti ha fatto sanguinare e poi si è nascosta, come puoi dimenticarla? Ma prendiamo anche il  primo bacio o la prima volta che…insomma ci sono persone e situazioni che nel bene o nel male, anche se per anni non le vedi, bussano ogni tanto ai  ricordi ed entrano senza permesso…

Sulla felicità, che sia un atto di volontà, concordo e voglio concordare,  sebbene, per alcune persone, questo è un lusso o una chimera, ma è proprio da quelle persone paradossalmente, senza speranza, che ritrovi un sorriso felice e un cuore grande….comunque concordo.         Volere è potere, in gran parte dei casi .  Concorderei sul resto…in effetti la felicità non dovrebbe esser legata a persone, cose, animali ecc…ma sarebbe dentro di noi, è uno stato d’essere, di guardare alla vita, alla bellezza delle piccole cose, alla semplicità della verità e al piacere dell’essere onesti, a qualunque costo. Ma noi non siamo il frutto di un passato e questo non condiziona un pochino il nostro sentire? Certo poi si sceglie e certamente quando condividi la svolta con la persona che ami, la svolta ha successo solitamente. Dobbiamo scegliere la direzione “giusta” , verissimo, spesso si chiude una porta e anche  violentemente, ma si apre un portone, come si suole dire. Non a tutti questo capita. Le stelline sono dispettose a volte e le condizioni non sempre favorevoli ad  esplorare nuovi orizzonti. E  mi chiedo…non siamo felici quando qualcuno ci dimostra che ci vuol bene?  non siamo felici di amare, di aver fatto una bella passeggiata, di aver goduto di una giornata meravigliosa, a contatto con la natura magari? e non siamo felici quando una persona a cui vogliamo bene è felice? Insomma, in qualche modo, credo che la nostra felicità sia anche legata a qualcuno o a qualche situazione. Non è uno stato idilliaco immutevole…Che la felicità sia uno stato d’animo e una scelta…non c’è dubbio. Aggiungerei anche, che un pizzico di fortuna non guasta, però!  La direzione migliore,” la parte giusta”, è una giusta osservazione,( mi scuso per la ridondanza) e tutti noi dobbiamo capire quale esattamente sia, vivendola, discernendo il bene dal male…Tuttavia, se le nostre intenzionalità sono sincere e in buona fede, non può esserci lacerazione né offesa a far compagnia ai ricordi….

Quello che aggiungerei, in questo scritto saggio…. è che spesso la felicità e la direzione che si decide di  prendere, sono frutto di inganno, di astuzia, a danno di altri. Questa non è vera felicità. Siamo responsabili di noi stessi e degli altri, non bisogna dimenticarlo, altrimenti abbiamo grossi problemi identitari, psicologici….. Lo dice anche la Costituzione, la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri e trovo difficile giustificare  persone, socialmente accettate, che rubano la felicità, la ottengono magari con mezzi beceri, subdoli, ne sono consapevoli e considerano il loro operato, lecito e coerente con l’alibi del  “bisogno” di star meglio. D’altronde, esiste un delinquente incallito, che possa ammettere mai il proprio reato e  con il cuore in mano?