propria tragedia. Persino la constatazione della
mancanza di spiritualità del tempo in cui vive richiede
all’artista la più alta e determinata elevatezza
spirituale. L’artista autentico è sempre al
servizio dell’immortalità, si sforza di rendere immortale
il mondo e l’uomo in questo mondo».
Sono parole con cui Andrej Tarkovskij ha voluto puntualizzare
il suo modo di rappresentare il mondo che lo
circonda, la sua arte di creare quelle immagini
così intense, così piene di significati.
«Sta una pietra presso il gelsomino.
Un tesoro c'è sotto la pietra.
Mio padre è sul sentiero.
È una bianca, bianca giornata.
Il pioppo d'argento è in fiore,
la centifoglia e dietro a lei
le rose rampicanti,
l'erba lattescente.
Non sono mai stato
piú felice di allora.
Là non si può ritornare
e neppure raccontare
com'era colmo di beatitudine
quel giardino di paradiso.»
Arsenij Tarkovskij
Cristo in
Andrej Rublev
In Andrej Rublëv, il film che esemplifica meglio il suo pensiero, si
nota come il cinema tarkovskijano e il suo protagonista, siano
perennemente alla ricerca della Verità
Scrive Massimo Nardin
Sebbene il cinema del grande maestro russo sia sempre stato indicato come uno tra i più «spirituali», sebbene la critica abbia rinvenuto nelle sue storie tracce evidenti delle Sacre Scritture, e sebbene tutti i suoi protagonisti sembrino affrontare un calvario analogo a quello vissuto da Cristo, Tarkovskij non ha fatto di quest’ultimo il protagonista di alcuno dei suoi film. Non solo: nella produzione tarkovskiana, la stessa simbologia religiosa diretta è assente: se lo spettatore riesce a coglierla (talvolta,riconosciamolo, forzando il testo filmico), lo può fare soltanto individuando richiami indiretti, ambigui, come il traliccio che può sembrare una croce oppure i movimenti di macchina che a questa figura misteriosa possono ricollegarsi. Entrambe le rappresentazioni si trovano in Stalker (1979) – i cui dialoghi contengono alcune citazioni della Bibbia – ma anche nel finale de Lo specchio (1974) individuiamo strani tralicci…
Stalker è a mio avviso, ma non son il solo a pensarlo, il film più compiuto nella cinematografia di Tarkovskij.
Partirei dalla straordinaria immagine a fianco: quella della "luce di Dio".. nella prima immagine di questa pagina web....Solo il cinefilo più accorto avrà notato il fugace raggio di sole che illumina il capo dello Stalker un attimo che dica di andare. Sarà un caso? Forse non lo sapremo mai... Ma quel raggio di luce venuto dall' alto...è solo questione di fede. La ricerca della Zona è questione di fede. Scrive Luca Blanc nella sua splendida tesi di laurea sul Tarkovskij di Stalker:
Un relativismo onnivoro assedia e stana le convinzioni al
loro nascere, tanto più vorace quanto più vincente. Nelle nostre
società l’unico pregiudizio concesso è quello verso chi abbia de i
pregiudizi . Il valore fondamentale è diventa to il riconoscimento dei
valori di ognuno, quali che siano. La fede, questo quantum di
certezze a disposizione di ciascuno, è come parcellizzata. Chiunque
può met tervi mano nel proprio piccolo e ricavarne, a mo di
bricolage, una fede personalizzata , individuale. L’alternativa è una
sana distrazione “televisiva” dal problema. Tarkovskij è ben deciso
a contrastare la deriva relativistica, ritrovare un qualcosa che possa
di nuovo ristabilire un sopra e un sotto nell ’universo, dare una
speranza. Tutta via le armi che usa sono le stesse adoperate da ciò
che vorrebbe combattere.
Quando viene raggiunto il pozzo, ormai nella seconda parte del film, lo Stalker rivolge una straordinaria preghiera alla Zona.
Qui troviamo il monologo fondamentale sugli opposti sensi di "forza" e "debolezza" che lungi dall' esprimere solo significati letterari esprime qualcosa che avvicina il messaggio di Stalker a qualcosa di profondamente "evangelico". Scrive Luca Blanc:
La preghiera riguarda da vicino il
loro animo, che possa piegarsi alla fede, “che diventino indifesi
come bambini”, nel significato di quel “Siate come fanciulli”
evangelico. Rendersi duttili , “aprire la propria anima a Dio”, porre
un limite alla propria volontà di potenza e di controllo , solo questo
potrebbe renderli felici.
“L’albero, mentre cresce, è
tenero e flessibile . Quando è duro e secco, muore”
Questa è una immagine che ha un chiaro riferimento all' evangelico "Beati gli ultimi perchè saranno i primi" La forza vera e la potenza nesconderebbero aridità mentre la freschezza della debolezza costituisce il germe di una nuova forza....
A dream
I dream of a quiet monastic cloister with its enormous ancient oak tree. Suddenly I become aware of a flame rising up at a point among the roots, and I realize that it is the flame of many candles burning i the secret underground recesses of the monastery. Two frightened young nuns arrive. Then the flame leaps high, and I see that by now its too late to put out the fire - almost all the roots have become burning embers. I am deeply saddened by this, and I try to imagine what the cloister will be like without the oak tree: it will be useless, meaningless, miserable
[29-30 September 1986]
Scrive Antonio Socci a proposito della spiritualità del regista
«Ne Lo specchio le grandi folate di vento improvvise, “brevi
come dei segnali”, il vetro della lampada che rotola, l’alone lasciato da un bicchiere da the che subito evapora, la biancheria che si gonfia, la lampada che si spegne negli spasimi, le mani traslucide, fosforescenti perché tengono in mano una luce, la brace che sembra dotata di vita: tanto appare sensibile il loro respirare all’unisono con l’alito del mondo».
E ci rendiamo conto che siamo vicini a qualcosa che no vediamo ma c'è....
come quel senso di "sospensione" che ritroviamo nella poesia haiku (vedi capitolo).
"Ma Tarkovskij meraviglia soprattutto perché ci restituisce la luce dell’insolito, la gloriosa meraviglia delle cose create, di cui non ci accorgevamo più, da quando aveva cominciato a farci orrore la carne del creato. Da quando avevamo assassinato lo stupore per il chiaro di luna e il mormorio dell’acqua."
e ancora.....
"Lo strano e drammatico viaggio-pellegrinaggio dei personaggi di Stalker verso la “zona”, rappresenta proprio l’atteggiamento dei “moderni” nei confronti dell’opera di Tarkovskij o nei confronti della vita stessa, della natura, di fronte al suo umile e glorioso corteo di cose umili e belle. Per questo avvicinandosi alla “zona” non accade altro che questo: accade la realtà, la realtà diventa accadimento, colori e rumori, soffi di vento, erbe, fuoco e acque. «Forse la “zona” è proprio questo, un apparire delle cose a
occhi che comunemente non possono vedere o che guardano senza vedere» (Sandro Bernardi).
http://tarkovskij.altervista.org/page13/page13.html
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