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« Folletto - 3Genio (divinità) »

Folletto - 4

Post n°37 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Lycantropos


Tempi moderni


Le credenze durano dal 1586, quando Pierre Le Loyer, iniziò a parlare nei suoi testi di folletti. L'anno successivo François Le Poulchre stabilì una sorta di classificazione elementare dei folletti. Nello stesso periodo in Germania, Hinzelmann descrisse come un "koboldo tedesco" possa assomigliare al folletto francese. Nel 1615 un folletto apparve miracolosamente vicino a Valencia tutti i giorni tranne la domenica e le festività. Nel 1728 un francese di passaggio a Hechingen arrivò in città proprio nel momento in cui un'ordinanza aveva imposto di cacciare tutti gli spiriti cattivi della casa. Tutte queste prove testimoniano l'esistenza dei folletti in tutte le zone del mondo.

XIX secolo

Numerosi eruditi del XIX secolo continuarono a credere nei folletti. La relazione con i folletti non è tuttavia sempre semplice: alcuni autori francesi hanno manifestato nel tempo la loro ossessione e il loro combattere incessante contro queste creature considerate demoniache. Questi scrittori sono oggi considerati come i precursori del "fantastico" o archetipo del "folle" letterario.


Influenze dello spiritismo e della teosofia

La popolarità della dottrina spirituale e delle altre che ne sono derivate, come la teosofia, conducono a una nuova visione di questi esseri. Allan Kardec chiama «spiriti leggeri» tutti i «folletti, gnomi e fate» aggiungendo che sono «ignoranti, maligni, incoscienti e dispettosi». Nella sua autobiografia, la medium Lucie Grange afferma di avere un folletto domestico chiamato Ersy Goymko nel suo focolare, il quale assomiglia a un giovane uomo biondo di 22 anni.





Collezioni di campagna

La maggior parte delle numerose testimonianze del XIX secolo riguardano le campagne, grazie al lavoro della collezione effettuata dagli amanti del folclore. In Picardia, Henry Carnoy colleziona parte della letteratura orale a partire dal 1879, di cui una parte ha come tematiche i folletti. Paul Sébillot, autore del Folklore di Francia scrive all'inizio del XX secolo un'opera immensa nella quale i folletti sono presenti ovunque: «Nella legna, nell'acqua, nelle grotte e nelle case». Dalle sue collezioni in Bretagna, Anatole Le Braz riprende da sé testimonianze, fino all'epoca in cui ogni casa ha un suo folletto.

XX e XXI secolo


« J'aime mieux croire aux lutins qu'à vos cryptogames. Les lutins, au moins, on les a vus. »
-Charles Le Goffic, L'âme bretonne
Le credenze nei folletti perdurano nelle campagne all'inizio del XX secolo, approssimativamente fino alla Prima Guerra mondiale in Francia e fino agli anni venti in Québec. Léon Le Berre descrive nella sua opera Bretagna di ieri l'ultima parte della sua giovinezza, quando i paesani si liberarono dell'esistenza dei folletti. Negli anni settanta, Albert Doppagne raccolse la testimonianza di una donna vallona di 60 anni che affermava di avere visto i folletti correre sul davanzale della finestra della sua casa. In Savoia, nello stesso periodo, la credenza nei folletti era diffusa quanto quella relativa alle fate.
Il XX secolo corrispose perciò a una forte riduzione delle credenze popolari. Scomparvero anche gli antichi rituali, come quello di dare il primo latte della giornata ai piccoli esseri del focolare. L'industrializzazione degli anni 60-70 andò di pari passo con la scomparsa delle persone anziane, presso le quali potevano trovarsi numerose testimonianze sull'esistenza dei folletti; ciò compromise la diffusione delle leggende relative al piccolo popolo. In quegli anni, la credenza dell'esistenza dei folletti ricomparve sotto forma dei nani da giardino.
Gli adolescenti e i giovani si interessavano di più agli extraterrestri e ai fenomeni legati agli UFO che non ai folletti. Nel 1980 il folklorista Gary Reginald Butler collezionò delle informazioni sui folletti a Terranova e non ottenne come risposta dagli abitanti che un vago ricordo di avere sentito questa parola durante la giovinezza. Egli rilevava una confusione riguardo alla natura di questi esseri e concluse che la cultura televisiva degli anni ottanta influenzava le ultime credenze popolari dando ai folletti un'origine extraterrestre.
Negli anni 50, il folklorista Claude Seignolle riunì delle tradizioni popolari affini alle storie di folletti, ma fu soprattutto il lavoro di Pierre Dubois che rimise in luce le tradizioni legate ai folletti in Francia.
Ormai i folletti erano visti come gli operai di Babbo Natale per il quale essi fabbricavano dei giochi, allacciandosi così ai folletti della tradizione scandinava.

Psicoanalisi e simbologia dei folletti

Per lo psicoanalista Carl Gustav Jung, gli gnomi e i folletti sono degli dei nani, simbolo di forza creatrice infantile che aspirano eternamente a passare dal basso verso l'alto. Possiedono dei numerosi tratti psicologici propri dei bambini, si mostrano giocherelloni, saggi o crudeli. Secondo la psicologia analitica, essi sono una delle manifestazioni simboliche dell'archetipo del bambino. Rappresentano ugualmente lo sviluppo armonioso e spontaneo della psiche. I personaggi folletti possono personificare la parte d'ombra che continua a vivere sotto la personalità cosciente e dominante.

Storia letteraria e manifestazione dell'arte

Il "folletto", nel XII e XIII secolo, è molto più raro nei racconti di quanto possano esserlo le fate e i maghi. Bisogna aspettare il rinnovamento della canzone delle gesta, ispirata dal ciclo arturiano, per far sì che prendano uno spazio importante e esercitano un vero fascino. Un certo numero di personaggi medioevali presentati come dei nani hanno le caratteristiche del folletto. Le caratteristiche del folletto originale tentano di cancellarsi sotto le piume degli attori medioevali così che si mettano al servizio di nobili e cavalieri per diventare i nani del romanzo arturiano.

Malambruno

Malambruno, presente nella canzone di Gaufrey e di Huon de Bordeaux è somigliante ad un folletto che nuota più velocemente del salmone. È capace di prendere l'apparenza di un pesce a volontà, grazie alla pelle di cui si veste, e si rende invisibile con un mantello. Si scambia anche con un cavallo o con un bue, si copre di pelliccia, dotato d'occhi rossi e di denti appuntiti.

Zefiro

Zefiro, personaggio di un romanzo di Perceforest nel XIV secolo, è la prima immagine associata al folletto secondo Lecouteux, Ferlampin-Acher precisa che il personaggio è vissuto di elementi folkloristici e letterari: è presentato come un angelo talvolta buono e crudele, pietoso e spaventoso, all'inizio del romanzo assume dei ruoli prendendo la forma di un cavallo, di un uccello e di un cervo. Non esce che durante la notte e abita nel fango e nelle acque salate.

Altre opere letterarie

Un caso celebre nella letteratura italiana è il Dialogo di un folletto e di uno gnomo, dalle Operette morali di Giacomo Leopardi (1827).

http://it.wikipedia.org/wiki/Folletto

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